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La storia del bendaggio di Esmarch

Come una semplice benda ottocentesca si è rivelata uno strumento di primo intervento medico, ancora oggi in uso, che ha permesso di salvare molte vite.

A volte ciò che resta in uso e nella storia nasce da un’idea molto semplice, e la cosiddetta benda Esmarch ne è un esempio significativo. Si tratta di un dispositivo medico utilizzato tuttora in ambito chirurgico e per altre applicazioni ospedaliere, per esempio allo scopo di far uscire il sangue venoso da un arto il cui apporto arterioso è stato interrotto da un laccio emostatico. La sua origine risale a oltre un secolo fa: fu il medico tedesco Friedrich von Esmarch a mettere a punto, nella seconda metà dell’Ottocento, quella che oggi è considerata la versione originale di una soluzione di salute tanto elementare quanto fortunata.

La benda, oggi conosciuta con il nome del suo inventore, consiste in una sorta di laccio emostatico, leggero e versatile, e ha permesso di salvare innumerevoli vite. Dalla sua invenzione le caratteristiche di questa fascia, oggi elastica, sono cambiate molte volte, assumendo varie forme in base alle necessità, ma la soluzione di Esmarch non è mai stata abbandonata.

Le caratteristiche originali

Il bendaggio di Esmarch fu utilizzato per la prima volta come strumento medico durante la guerra franco-tedesca negli anni 1870-71. Esmarch era allora un chirurgo dell’esercito tedesco e aveva proposto l’utilizzo di una benda di forma triangolare, con la base di 120 centimetri e gli altri lati di una misura variabile tra 60 e 300 centimetri. Il materiale scelto, di solito lino o cotone, doveva essere resistente e leggero, per permettere il suo trasporto in maniera agile. Grazie alle caratteristiche versatili, era possibile utilizzare il bendaggio in ben 32 modi differenti, al fine di intervenire rapidamente sul campo di battaglia e ridurre le morti per dissanguamento.

I soldati potevano anche utilizzare il bendaggio autonomamente, senza l’intervento diretto di un medico o di un infermiere. Sul bendaggio stesso erano, infatti, stampati disegni con le istruzioni da seguire nelle diverse situazioni. La benda poteva essere usata estesa, chiusa o ripiegata per arrestare emorragie, trattare lussazioni, fissare stecche per fratture, medicare ferite e tanti altri scopi.

Le applicazioni moderne

Oggi il nome di benda di Esmarch è associato a prodotti sanitari diversi, il cui design varia in base a esigenze specifiche. Nella forma più conosciuta, si presenta come una benda di gomma morbida e stretta, con una larghezza compresa tra i 5 e i 10 centimetri. È utilizzata in ambito chirurgico per espellere sangue venoso da un arto tenuto per questo sollevato, con l’obiettivo di tenere il più pulito possibile il campo chirurgico e favorire la riuscita di un intervento.

È inoltre necessaria un’area senza sangue.

La benda Esmarch è tutt’ora utilizzata anche per bloccare temporaneamente la circolazione in un’area circoscritta, in cui è necessario introdurre un anestetico locale. Infine, bende di questo tipo sono usate anche in cardiochirurgia per la chiusura del mediastino (il compartimento anatomico che sta tra i polmoni e il diaframma) nei pazienti che hanno complicanze post-operatorie, come per esempio un edema miocardico o un grande sanguinamento successivo all’intervento.

Oltre il bendaggio di Esmarch

I moderni dispositivi chirurgici ispirati al bendaggio di Esmarch possono essere anche molto sofisticati, per livelli di precisione più alti rispetto all’originale ottocentesco. In molte sale operatorie non si usa più la benda di Esmarch come laccio per l’emostasi chirurgica, ma si preferisce applicare sistemi di fasciatura più precisi, progettati per tutelare al massimo i pazienti dai rischi connessi al loro uso.

In particolare, bendaggi accurati e precisi sono molto importanti negli interventi per prevenire i danni ai nervi e ridurre al minimo il pizzicamento e la trazione della pelle. Oggi le bende a disposizione possono essere gonfiate con precisione, determinando con grande accuratezza la pressione desiderata. L’obiettivo è trovare il giusto compromesso tra un campo chirurgico pulito e la sicurezza del paziente, evitando di provocare ferite o di generare situazioni che potrebbero ritardare il processo di guarigione.

Il dibattito scientifico continua

L’uso della benda Esmarch come laccio emostatico rappresenta ancora un tema di dibattito e confronto all’interno della comunità medico-scientifica. Nonostante molti autori e medici ritengano che le pressioni generate dall’applicazione di queste bende siano troppo elevate, ci sono anche studi che sembrano dimostrare il contrario.

In una ricerca di diversi anni fa (1993) si è provato a valutare le pressioni al di sotto del laccio emostatico, per stabilire i rischi della sua applicazione clinica. Ad alcuni volontari è stato applicato il bendaggio di Esmarch, con gradi di larghezza e ripiegamenti differenti, come se si stessero sottoponendo a un intervento chirurgico a carico del piede e della caviglia. I problemi registrati, provocati dal bendaggio, sono stati pochissimi perché, qualsiasi fosse stato il grado di avvolgimento della fasciatura, la pressione rimaneva entro i limiti ritenuti di sicurezza.

Gianluca Dotti
Giornalista scientifico freelance e divulgatore, si occupa di ricerca, salute e tecnologia. Classe 1988, dopo la laurea magistrale in Fisica della materia all’università di Modena e Reggio Emilia ottiene due master in comunicazione della scienza, alla Sissa di Trieste e a Ferrara. Libero professionista dal 2014 e giornalista pubblicista dal 2015, ha tra le collaborazioni Wired Italia, Radio24, StartupItalia, Festival della Comunicazione, Business Insider Italia, Forbes Italia, OggiScienza e Youris. Su Twitter è @undotti, su Instagram @dotti.it.
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