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Che cos’è il singhiozzo?

cos'è il singhiozzo e come farlo passare

Ecco le possibili cause di questo fastidioso riflesso, insieme a qualche curiosità, tra rimedi scientificamente fondati e falsi miti.

“Hic!”: a chi non è mai capitato di soffrire almeno per qualche minuto – magari già da neonato, e poi da adulto – di singhiozzo. Il fastidiosissimo sussulto rende un po’ complicato svolgere le più banali attività quotidiane e quasi tutti coloro che ne hanno sofferto hanno tentato di liberarsene mettendo in pratica qualche rimedio della nonna, non sempre ottenendo il risultato sperato. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul singhiozzo, per prepararsi alla prossima volta.

Che cos’è il singhiozzo e che cosa ne sa la scienza

Da tempo si sa che il singhiozzo è un riflesso involontario che si manifesta all’improvviso, di solito in modo ritmico e continuato. Durante il singhiozzo il diaframma, la lamina muscolare che separa la cavità toracica da quella addominale, si contrae spontaneamente e vigorosamente. Sul meccanismo fisiologico alla base del singhiozzo, non c’è dunque nulla di misterioso.

Il diaframma è coinvolto nel controllo della respirazione, determinando l’allargamento e il restringimento della cassa toracica. Con il singhiozzo il diaframma si contrae bruscamente, come effetto dell’irritazione del nervo frenico, in particolare della parte che si trova proprio in corrispondenza del diaframma. Il singhiozzo coinvolge però anche l’ipotalamo e i centri di controllo cerebrali della respirazione.

Perché fa “hic!” e cosa lo provoca

A generare l’inconfondibile suono del singhiozzo è la glottide, il segmento intermedio della laringe, all’altezza delle corde vocali, che ha in generale la funzione di tenere separati l’apparato digerente da quello respiratorio, impedendo che il cibo e i liquidi finiscano nella trachea. Quando il diaframma si contrae, la glottide si chiude bruscamente, generando quel caratteristico suono strozzato. Insomma, il singhiozzo è rumoroso perché coinvolge le corde vocali, ma il suono glottidale che si genera è la manifestazione esteriore e finale di un processo più complesso.

Su quali siano le condizioni che provocano e determinano il singhiozzo, la comunità scientifica non ha ancora risposte certe e definitive. Come tuttavia spiega l’Istituto Superiore di Sanità, sono note alcune specifiche condizioni in grado di favorirlo, provocando l’irritazione del nervo frenico che ne sta alla base. L’elemento principale da tenere in considerazione è l’introduzione di una quantità eccessiva d’aria, che starebbe alla base del processo. A sua volta, questa inspirazione eccessiva può essere dovuta a condizioni di forte stress o emozione, a una situazione di disagio o a un brusco sbalzo di temperatura. In alternativa, il punto di partenza potrebbe essere una dilatazione eccessiva dello stomaco, provocata per esempio dall’aver mangiato troppo abbondantemente o voracemente. Una citazione a parte merita poi l’alcol che, se assunto in quantità importanti, può generare un’irritazione della parete dello stomaco che si riflette sul diaframma e genera il singhiozzo. Non è un caso, infatti, che nell’immaginario collettivo ubriachezza e “hic!” vadano spesso di pari passo.

Come far passare il singhiozzo e come prevenirlo

A oggi non esiste un modo per sbarazzarsi del singhiozzo che dia alte probabilità di successo e che sia efficace per tutti. Questo non significa però che non ci si possa provare. Alcune tecniche, infatti, possono indurre un rilassamento del diaframma, che a sua volta potrebbe evitare il singhiozzo. Tra i rimedi della nonna più gettonati – che hanno perlomeno un fondamento razionale – c’è anzitutto l’inspirare molto profondamente e poi trattenere il fiato per una ventina di secondi. C’è chi lo chiama metodo di Ippocrate, poiché a quanto pare, già oltre duemila anni fa, era stato formulato il consiglio di trattenere il respiro per un tempo dai 10 ai 25 secondi. In alternativa, può dare qualche possibilità di successo ingerire rapidamente alcuni specifici alimenti in piccola quantità, come un sorso di aceto o di succo di limone puro o un cucchiaino di zucchero semolato.

O ancora, in ordine di attendibilità decrescente, bere acqua con rapidi e piccoli sorsi ripetuti, cercare di indurre uno starnuto, comprimere le unghie dei diti indici, bere piccole quantità di acqua molto fredda, mangiare pane secco e fare qualche respiro con la bocca infilata in un sacchetto di carta. Tutte azioni che, di fatto, vanno a stimolare il diaframma e possono far rientrare il singhiozzo. Squalificato in quanto antiscientifico, invece, il cercare di farsi spaventare da qualcuno, anziché fare sparire il singhiozzo, più spesso lo innesca.

Oltre a far passare il singhiozzo, può essere utile cercare di non farlo venire del tutto. Saggi consigli per la prevenzione sono: evitare di ingerire troppo in fretta cibo e liquidi; non mangiare o bere alimenti particolarmente caldi o freddi; masticare bene prima di deglutire; e limitare gli alcolici, le bevande gassate e i cibi piccanti. Inoltre è meglio non stressarsi eccessivamente.

Se il singhiozzo non passa

Di solito un episodio di singhiozzo dura qualche minuto appena, e alle volte anche solo alcuni secondi. Talvolta, però, può succedere che persista per ore, o magari per giorni. In questi casi, come di recente è capitato anche al presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il suggerimento è di rivolgersi a un medico e sottoporsi a una serie di accertamenti, dato che potrebbe essere un sintomo di una condizione più seria da non trascurare. Normalmente non c’è motivo di preoccuparsi se si ha qualche singulto, mentre è bene fare degli accertamenti se il singhiozzo continua a persistere dopo 48 ore.

Tra le condizioni che potrebbero manifestarsi sotto forma di singhiozzo ci sono infatti malattie serie come la pericardite, ossia l’infiammazione del rivestimento esterno del cuore, oppure problemi legati all’apparato digerente quali il reflusso gastro-esofageo, con la risalita nell’esofago del contenuto dello stomaco, o anche l’infiammazione della mucosa dello stomaco, la gastrite. Il singhiozzo potrebbe anche essere il segno di una patologia gastrointestinale, cerebrale – dovuta per esempio all’occlusione di un vaso sanguigno che altera il funzionamento di un centro nervoso – o respiratoria, così come un campanello d’allarme del diabete. A livello sintomatico, in ogni caso, il medico potrebbe suggerire una terapia con farmaci anti-spasmo, miorilassanti oppure sedativi, proprio per favorire il rilassamento del diaframma e placare quantomeno il fastidio. Ma assolutamente niente fai da te: se il singhiozzo preoccupa, la prima cosa da fare è parlarne con il medico.

In casi molto rari il singhiozzo potrebbe non passare senza un intervento chirurgico di devitalizzazione nervosa. Il caso di singhiozzo più duraturo di sempre pare sia stato quello dello statunitense Charles Osborne, che ne ha sofferto senza sosta dal 1922 fino al 1990, per una durata record di 68 anni e un totale stimato di 430 milioni di singulti. Nel suo caso però non c’era alcuna particolare patologia sottesa, tanto che sopravvisse fino all’età di 97 anni, pochi mesi dopo l’improvvisa scomparsa del suo pluridecennale singhiozzo.

Gianluca Dotti
Giornalista scientifico freelance e divulgatore, si occupa di ricerca, salute e tecnologia. Classe 1988, dopo la laurea magistrale in Fisica della materia all’università di Modena e Reggio Emilia ottiene due master in comunicazione della scienza, alla Sissa di Trieste e a Ferrara. Libero professionista dal 2014 e giornalista pubblicista dal 2015, ha tra le collaborazioni Wired Italia, Radio24, StartupItalia, Festival della Comunicazione, Business Insider Italia, Forbes Italia, OggiScienza e Youris. Su Twitter è @undotti, su Instagram @dotti.it.
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