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Cinque cose da sapere sull’allattamento al seno

Quando è il momento di iniziare con l’allattamento al seno e per quanto tempo sarebbe ottimale portarlo avanti, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità? Cosa contiene il latte materno e perché è considerato un alimento così importante nei primi mesi di vita? Quali effetti può avere l’allattamento sul corpo della donna? In occasione della settimana internazionale dedicata a questo tema estremamente delicato, passiamo in rassegna alcune curiosità in merito.

Come avviene in generale per tutti i cuccioli dei mammiferi, il primo nutrimento che ricevono gli esseri umani dopo la nascita è il latte, il prezioso liquido secreto dalle ghiandole mammarie delle femmine. Ogni anno la World Breastfeeding Week, la settimana mondiale dedicata all’allattamento al seno, fa il punto sulle conoscenze scientifiche disponibili su questo comportamento così importante. Organizzata dalla World Alliance for Breastfeeding Action (l’Alleanza mondiale per gli interventi a favore dell’allattamento al seno, o WABA) in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità e l’UNICEF, consiste in una serie di iniziative che hanno luogo dall’1 al 7 agosto.

Lo scopo è far conoscere al maggior numero possibile di persone i documentati benefici dell’allattamento al seno e collaborare ad appianare le difficoltà incontrate da molte donne, nel pieno rispetto del loro benessere e delle loro scelte individuali.

Di seguito abbiamo individuato cinque aspetti dell’allattamento al seno meno conosciuti al grande pubblico, su cui può essere utile soffermarsi.

Conviene iniziare subito

Come sottolineato dalle raccomandazioni diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità, le fasi immediatamente successive al parto hanno un’importanza cruciale e possono essere determinanti per l’avvio dell’allattamento e il suo mantenimento nel tempo. I neonati, infatti, sono in grado fin da subito di trovare il seno e di iniziare a succhiare. La struttura in cui nascono i bambini dovrebbe per questo prevedere, subito dopo il parto, il contatto pelle a pelle tra mamme e neonati in un clima sereno e con tempi rilassati. Tale contatto è infatti in grado di favorire l’inizio dell’allattamento precoce, che protegge in modo significativo i neonati dalle infezioni e riduce la mortalità neonatale, grazie agli anticorpi materni presenti nel latte stesso.

Una sintesi dei passi più importanti per favorire l’allattamento si trova nelle indicazioni redatte dall’UNICEF in collaborazione con l’OMS. Tra le pratiche consigliate vi è, in ospedale, la possibilità di tenere il bambino sempre in camera con la mamma (il cosiddetto “rooming-in) anziché nella nursery, al fine di favorire i tempi non sempre prevedibili dell’allattamento.

I tempi dell’allattamento

Le indicazioni internazionali, in accordo con le società scientifiche, raccomandano l’allattamento esclusivo al seno (cioè senza l’aggiunta di altri alimenti o di acqua) nei primi sei mesi di vita, salvo precise indicazioni mediche in senso contrario. Intorno ai sei mesi, quando le esigenze nutrizionali dei bambini non sono più del tutto coperte dal latte materno, è necessario avviare l’alimentazione complementare, ma sono ampiamente documentati i vantaggi di continuare ad allattare, se possibile, fino ai due anni di vita. Perché ciò sia possibile, è fondamentale creare un ambiente favorevole attraverso opportune forme di sostegno che coinvolgano ospedali, ambienti di lavoro, autorità sanitarie locali e altro.

Cosa contiene il latte umano

Il latte dei mammiferi è un’emulsione di particelle grasse all’interno di un fluido contenente anche proteine, carboidrati, minerali, vitamine e altre sostanze. La composizione del latte prodotto dalle femmine varia in ciascuna specie a seconda delle esigenze nutrizionali dei diversi tipi di mammiferi. Quella del latte umano è ideale per i piccoli della nostra specie.

Il cosiddetto “latte maturo”, frutto della montata lattea, inizia a essere prodotto circa due-tre giorni dopo il parto. Nel frattempo i neonati sono nutriti dal colostro, un liquido denso e di colore solitamente giallo-oro (ma può essere anche arancione, verdastro, rosa o marroncino), prodotto in piccole quantità e contenente importanti nutrienti e anticorpi che proteggono il piccolo dalle infezioni.

Per quel che riguarda il latte materno umano maturo, la sua composizione è variabile in base alla persona, alla sua alimentazione e nel corso del tempo. In generale è formato per circa l’88 per cento da acqua, poi da zuccheri (soprattutto lattosio), grassi, proteine, azoto in forma non proteica, vitamine, minerali, oligoelementi, ormoni e cellule. Come per il colostro, tra le funzioni più importanti del latte materno vi è la protezione immunitaria, in forma sia passiva (nel latte passano i diversi componenti delle difese immunitarie materne) sia attiva, attraverso la promozione dell’attività del sistema immunitario dei piccoli. Nessuna formula artificiale in commercio può replicare esattamente in tutte le sue caratteristiche il latte umano, che quindi rappresenta in assoluto il miglior alimento per i neonati.

Perché l’allattamento al seno è così importante

Gli effetti positivi a breve e a lungo termine dell’allattamento al seno sono molto ben documentati. Come riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità, più di 820.000 vite di bambini sotto i cinque anni potrebbero essere salvate ogni anno se tutti i piccoli tra zero e 23 mesi fossero allattati in modo ottimale.

Oltre alla protezione da numerose infezioni, l’allattamento al seno è anche associato a un minor tasso di sovrappeso, obesità e diabete, promuovendo un benessere duraturo. A questa pratica sono anche stati collegati risultati migliori nei test d’intelligenza, un maggior tasso di frequenza scolastica e un reddito più elevato nella vita adulta. Tuttavia numerosi fattori confondenti, tra cui lo stato socio-economico e culturale della famiglia, possono concorrere a questi esiti.

Gli effetti sulla donna che allatta

La pratica dell’allattamento al seno produce anche effetti benefici sulla salute della donna che allatta, oltre agli ovvi vantaggi pratici di essere privo di costi per il bilancio familiare e sempre pronto all’uso. Per esempio, l’allattamento al seno stimola la naturale contrazione dell’utero, che dopo il parto ritorna alle proprie dimensioni, riducendo il rischio di emorragie. Il dispendio calorico collegato all’allattamento può aiutare a perdere il peso accumulato nel corso della gravidanza. Inoltre i risultati di diversi studi hanno evidenziato un’associazione tra l’allattamento al seno e una riduzione del rischio di sviluppare osteoporosi e alcune forme di tumore al seno e all’ovaio.

Per questo è importante sostenere chi allatta nella gestione degli aspetti più faticosi e complessi di questa pratica. Appoggi e aiuti dovrebbero essere offerti alle mamme che allattano sia in famiglia sia da parte delle istituzioni, al fine di evitare i numerosi casi di rinuncia a questa pratica così importante e salutare.

Anna Rita Longo
Insegnante e dottoressa di ricerca, membro del board dell’associazione professionale di comunicatori della scienza SWIM (Science Writers in Italy), socia emerita del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), collabora con riviste e pubblicazioni a carattere scientifico e culturale.
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