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Giornata mondiale degli infermieri: la storia e la scienza di Florence Nightingale

Storia di un’infermiera che ha rivoluzionato l’assistenza sanitaria attraverso la statistica.

La Giornata mondiale dell’infermiere è stata istituita dall’International Council of Nurses (Icn) e si celebra ogni anno il 12 maggio. Per l’edizione 2021 il titolo è “A voice to lead: A Vision for the future of healthcare”. Lo scorso ottobre la presidentessa dell’Icn, Annette Kennedy, ne ha spiegato il senso: la pandemia di Covid-19 ha provocato gravi interruzioni nell’assistenza sanitaria, ma ha anche stimolato importanti innovazioni che l’hanno resa più accessibile. Nel 2021 ci concentreremo sui cambiamenti e le innovazioni nella professione e come questo cambierà il futuro della salute”.

La giornata si celebra proprio il 12 maggio perché è il giorno in cui è nata Florence Nightingale, la persona che più ha contribuito a porre le basi della moderna professione infermieristica. E per l’innovazione, Florence Nightingale, era portata.

Quando le “brave ragazze” non facevano le infermiere

Florence Nightingale nacque a Firenze nel 1820. I suoi ricchi genitori (il padre William aveva ereditato una fortuna dallo zio) erano in Italia per il cosiddetto Grand tour, un lungo viaggio attraverso l’Europa che intraprendevano artisti e aristocratici di vari Paesi. La battezzarono Florence proprio in onore della città (due anni prima la sorella, nata a Napoli, era stata chiamata Parthenope per lo stesso motivo). Il padre diede alle sorelle Nightingale un’istruzione di norma inaccessibile alle donne del tempo. Studiarono filosofia, letteratura, storia, lingue e matematica. Fu soprattutto Florence ad appassionarsi a queste discipline, tanto che a sedici anni si convinse di essere stata “chiamata da Dio” a ridurre le sofferenze dell’umanità e tradusse le sue passioni e questo pensiero nella decisione di fare l’infermiera.

La sua famiglia era di mente aperta, tuttavia a quei tempi il mestiere di infermiera non era considerata un’occupazione rispettabile per una persona del suo rango. La madre (spalleggiata da Parthenope) si opponeva in particolare ai desideri della giovane, ma Florence continuò per la sua strada. Rifiutò i suoi pretendenti e, nel 1850, cominciò a studiare per diventare infermiera in un convento in Germania. Nel 1853, grazie anche alla sua rete di conoscenze (e a un vitalizio del padre), si emancipò dalla famiglia diventando sovrintendente presso l’Institute for the Care of Sick Gentlewomen di Londra (oggi il Nightingale Hospital).

La guerra in Crimea

 A Londra il suo talento come infermiera e amministratrice non passò inosservato, e nel 1854 Florence Nightingale partì per l’ospedale militare di Scutari, oggi un quartiere di Istanbul, alla guida di 38 infermiere volontarie. L’anno prima era scoppiata la guerra di Crimea, in cui l’Impero britannico era alleato all’Impero ottomano contro la Russia. I feriti britannici erano curati principalmente in Turchia, e un giornalista aveva rivelato che gli ospedali erano in condizioni pietose: da qui la decisione di Nightingale di partire, aiutata dall’amico Sidney Herbert, allora segretario di Stato per la guerra.

Nightingale a Scutari scoprì che effettivamente gli spazi dedicati alla cura dei feriti erano sovraffollati, sporchi, e con insufficiente materiale medico: i soldati morivano ogni giorno per le infezioni. Non si sapeva ancora che a causarle fossero i microbi (in seguito Nightingale accetterà la nuova teoria dei germi), ma l’igiene cominciava già allora a essere considerato molto importante, e in particolare per Nightingale era fondamentale.

Medici e chirurghi non si fidavano allora di lei, ma col sostegno del Times, il quotidiano al quale inviava i suoi appelli, l’infermiera riuscì a introdurre molti cambiamenti nell’ospedale di Scutari, applicando regole oggi fondamentali per garantire pulizia (personale e generale), ventilazione e alimentazione adeguata ai pazienti. Florence Nightingale non dimenticava neppure l’attenzione al benessere psicologico dei malati e dei loro parenti. Per esempio, fece in modo che i degenti potessero inviare lettere a casa.

A sei mesi dal suo arrivo, giunse a Scutari anche una Commissione sanitaria, che risolse dei problemi che Nightingale da sola non aveva potuto affrontare, ma aveva più volte denunciato, come l’inadeguatezza delle infrastrutture. Si fecero pulire le latrine, i pozzi neri e le fognature, sanificare le riserve d’acqua, e finalmente la mortalità cominciò nettamente a calare. Prima di tornare in patria a guerra finita, nel 1856, Florence Nightingale era già una leggenda.

Nightingale, infermiera e statistica

Florence Nightingale era soprannominata la “signora con la lanterna”. Così la chiamavano sia i soldati che la vedevano aggirarsi di notte per portare conforto, sia (con un po’ di retorica) i giornali. Una volta rientrata in patria, l’infermiera sfruttò la sua celebrità per caldeggiare una riforma sanitaria nell’Impero, spiegando come infrastrutture adeguate e assistenza infermieristica specializzata riducessero realmente le morti e le sofferenze. Non era un medico, ma capiva che il benessere e la speranza di vita del malato non dipendevano esclusivamente dalle terapie, e che regole semplici da applicare potevano fare la differenza tra vita e morte. Nightingale eccelleva anche nelle pubbliche relazioni, e costruì una rete di amici influenti, sostenitori, e consiglieri per portare avanti le sue riforme.

Ma per convincere la Commissione reale sulla salute dell’esercito, la diplomazia non bastava: servivano i dati. In parte erano stati raccolti direttamente a Scutari da Florence Nightingale, da sempre abituata a contare e registrare (chi moriva, dove, di cosa ecc…). Al resto pensò William Farr, uno statistico del governo nonché suo amico. Ma i politici masticavano poco la statistica, così Florence nel suo rapporto fece un ampio e rivoluzionario uso di grafici (famoso il suo diagramma a rosa, allora quasi sconosciuto).

La Commissione non poteva ignorare che per ogni morto a causa delle ferite in battaglia, altri dieci perivano di tifo, colera, dissenteria e altre infezioni. I rapporti di Florence innescarono una riforma degli ospedali militari, che tra le altre cose cominciarono a raccogliere dati in modo più organizzato. L’anno successivo Nightingale diventò la prima donna a essere nominata Fellow della Royal Statistical Society (e, in seguito, membro onorario della American Statistical Association). Nello stesso anno usciva il suo libro, Notes on nursing, che viene ancora ristampato dopo due secoli. Nel 1860 nasceva la prima scuola per infermiere sotto la sua guida: un segno tangibile che finalmente anche l’assistenza infermieristica era una professione rispettabile e specializzata, distinta da quella dei medici.

In missione fino alla fine

Nella sua vita non mancarono le contraddizioni. Oggi considerata da molti un simbolo del femminismo, non si unì all’epoca al movimento per il suffragio femminile. Pensava che gli uomini potenti di cui era amica potessero fare di più per le donne che le donne stesse. Del resto, a volte parlava di sé al maschile. Eppure rimase sempre una riformatrice, per esempio quando provò a far abrogare le leggi che permettevano di arrestare le prostitute nei distretti militari e sottoporle a ispezione obbligatoria alla ricerca di malattie veneree. Per Florence Nightingale il contagio veniva diffuso sia dagli uomini che dalle donne e, dati alla mano, la legge non serviva.

Dal suo ritorno dal Medio Oriente soffriva di una grave forma di brucellosi che spesso la costringeva a letto, ma l’immobilità non la fermò e Nightingale continuò a lavorare fino alla sua morte: la “signora con la lanterna” si spense a 90 anni, nel 1910.

Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, si è formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrive o ha scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Chiara.eco, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Cura la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collabora dalla fondazione con Pikaia, il portale dell’evoluzione diretto da Telmo Pievani, dal 2021 ne è il caporedattore.
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