Alcuni laboratori in diverse parti del mondo stanno analizzando i resti (e il DNA) del grande esploratore, allo scopo di cercare di capire se le sue origini fossero in Italia, in Portogallo o in una regione della Spagna. Lo studio genetico delle origini di un individuo non è considerato da molti esperti un metodo attendibile.
Il 12 ottobre 1492 è una data che molti di noi hanno imparato a scuola, come il momento in cui Cristoforo Colombo, alla ricerca della cosiddetta via occidentale verso le Indie, avvistava un’isola dell’odierno arcipelago delle Bahamas, in seguito a un viaggio cominciato il precedente 3 agosto dal porto di Palos, in Spagna. All’epoca la popolazione indigena chiamava l’isola Guanahani (o Guanahaní) e Colombo la ribattezzò San Salvador, al fine di onorare la fede cattolica della corona castigliana che aveva sovvenzionato il suo viaggio.
Sull’interpretazione del momento storico, gli orientamenti storiografici più recenti stanno cercando di abbandonare le descrizioni solo trionfalistiche, per riconoscere anche il pesante e tragico impatto della vicenda sulla popolazione indigena. Alla “scoperta delle Americhe”, si preferiscono oggi diciture come “avvio della colonizzazione europea delle Americhe” o, più sinteticamente, “conquista dell’America”.
Il 12 ottobre negli Stati Uniti d’America si festeggia il Columbus Day, il giorno di Colombo, una ricorrenza da tempo oggetto di critiche, così come la figura stessa dell’esploratore, per via delle violenze e degli stermini perpetrati dai coloni europei e dallo stesso Colombo ai danni delle popolazioni indigene americane. Su questi aspetti problematici la storia ufficiale ha per tanto tempo sorvolato. Negli ultimi anni il Columbus Day è stato teatro, per questo, di numerose proteste, accompagnate da gesti come l’abbattimento di monumenti e statue dedicati all’esploratore.
Il luogo natale di Colombo
Soprattutto in passato, quando al racconto storico della colonizzazione era data un’accezione esclusivamente positiva, la notorietà del personaggio aveva indotto diverse nazioni a rivendicarne i natali. Simili fenomeni di appropriazione si sono del resto verificati molte volte nella storia per personaggi famosi, da Omero a Shakespeare.
Cristoforo Colombo nacque in Italia nel 1451, nel territorio della Repubblica di Genova, da una famiglia ligure, secondo il racconto che la storiografia contemporanea ritiene ancora il più attendibile e aderente alle numerose testimonianze documentarie a disposizione degli studiosi. Il nonno, Giovanni, era originario di Mocònesi. Il padre, Domenico, era un maestro cardatore e commerciante, nato a Quinto, e la madre si chiamava Susanna Fontanarossa. Cristoforo Colombo visse a lungo a Genova, per poi trasferirsi a Savona. Trascorse la sua infanzia e adolescenza a Vico Dritto, sotto la Porta di Sant’Andrea. Questa ricostruzione, accettata dalla stragrande maggioranza degli storici, è sostenuta da numerose prove e testimonianze ritenute attendibili, alcune delle quali provenienti direttamente da Colombo stesso e dai suoi familiari, anche se solo in seguito alla Controriforma divenne abituale e diffusa la registrazione degli atti di nascita, conservati nei libri parrocchiali, almeno nelle aree di religione cattolica.
Diverse località della Spagna si sono però, nel corso del tempo, candidate a essere riconosciute come luogo d’origine di Colombo. Lo stesso è avvenuto anche in Portogallo e in altre zone d’Italia, vista la proliferazione di versioni alternative alla storia ufficiale. Come sottolineano gli storici, sembra quasi che i diversi racconti concorrano a scrivere un romanzo, come è accaduto per altre figure famose, per esempio per Alessandro Magno. Le presunte prove a sostegno di queste affermazioni sono però molto fragili. Si tratta perlopiù di omonimie che portano a identificazioni improprie, a nessi fallaci di causa ed effetto, a ricostruzioni fantasiose e a palesi errori.
Gli studi genetici sui resti dell’esploratore
L’idea di un Cristoforo Colombo di origine spagnola ha ancora oggi diversi sostenitori. Un progetto di ricerca guidato dall’Università di Granada ha ripreso a distanza di tempo studi avviati quasi vent’anni fa sul tema e sta passando al vaglio della genetica le ipotesi alternative sull’origine dell’esploratore. Lo studio è in collaborazione con altri centri di ricerca in Europa, Italia compresa, e in America. I risultati potrebbero arrivare in tempi brevi, ed essere diffusi al pubblico anche tramite un film e una miniserie documentaria.
L’avvio del progetto di ricerca è stato preceduto, il 19 maggio 2021, da una conferenza, ospitata sempre dall’Università di Granada, che riuniva alcuni dei promotori delle tesi che collocano le origini di Colombo, per esempio, in varie zone della Spagna e del Portogallo. Le indagini sono partite dagli stessi resti che hanno consentito, nella prima fase degli studi (avviata nel 2003), di stabilire con ragionevole sicurezza l’ubicazione della tomba di Colombo. È noto che l’esploratore morì a Valladolid il 20 maggio del 1506, ma anche che chiese di essere sepolto a Hispaniola, isola oggi politicamente divisa tra Haiti e la Repubblica Dominicana. In seguito, dopo alcune traversie, i resti di Colombo furono riportati in Spagna, nella Cattedrale di Siviglia. La Repubblica Dominicana ritiene, però, di essere ugualmente in possesso di resti autentici di Colombo. Le indagini condotte dall’Università di Granada sul DNA mitocondriale dei resti di Colombo conservati a Siviglia, e su quelli del fratello minore Giacomo e del figlio Fernando, hanno dimostrato il legame di parentela tra i tre e confermato che quelli di Siviglia sono i resti autentici dell’esploratore. Ancora si attendono, però, risposte sui resti conservati nella Repubblica Dominicana, che gli studiosi non hanno potuto sottoporre ad analisi.
Quanto, invece, ai risultati attesi in merito alle presunte origini di Colombo, il gruppo di ricerca sembra non avere concreti dubbi sul fatto che fosse genovese. Oggi potrebbe essere possibile, grazie agli ultimi progressi tecnologici, ottenere risposte più concrete. Tuttavia, occorre essere consapevoli che i risultati degli studi genetici sulla cosiddetta “ancestry”, ovvero sulla possibilità di collegare alcuni marcatori genetici trovati nel DNA di una persona alle origini geografiche di tale individuo, sono considerati inattendibili dalla maggior parte degli esperti.