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Assistenti vocali al servizio della salute

L’interazione a voce con l’intelligenza artificiale apre nuove possibilità affinché medici, infermieri e strutture sanitarie possano essere più vicini ai pazienti, ottimizzando il servizio ospedaliero, offrendo supporto a distanza e contribuendo alla gestione quotidiana delle malattie. Dai promemoria al sostegno psicologico, fino alla corretta informazione e alla diagnosi precoce, ecco quello che è possibile fare.

Moltissime delle tecnologie sviluppate nel corso della storia umana hanno trovato applicazione – in modo più o meno esteso – anche nella pratica medica e nella tutela della salute. E non c’è dubbio che strumenti digitali, web e intelligenza artificiale stiano gradualmente cambiando il volto dell’assistenza sanitaria.

Gli assistenti vocali, in particolare, sono un’innovazione che abbiamo imparato a conoscere attraverso gli smartphone e gli altoparlanti domestici, e che oggi sono sufficientemente evoluti da poter contribuire anche al comparto sanitario.

Si stima che entro metà di questo decennio gli assistenti vocali per la cura della persona raggiungeranno un valore complessivo di mercato di 3,5 miliardi di dollari. Si tratta di calcoli basati, peraltro, su dati pre-pandemia, che non tengono conto dell’accelerazione digitale a cui abbiamo assistito a partire dalla primavera del 2020.

A fianco delle persone

Uno degli utilizzi più semplici degli assistenti vocali in ambito sanitario è la “versione orale” di un motore di ricerca. Un sistema, insomma, a cui il paziente possa fare domande per ottenere risposte puntuali. In questo senso, l’impiego più immediato potrebbe essere quello di fornire le informazioni su un farmaco o una patologia, lette ad alta voce dall’altoparlante domestico. Un’altra possibilità è far leggere a questo strumento l’esito di esami clinici o le prescrizioni fatte dal medico, chiedendo all’intelligenza artificiale spiegazioni e chiarimenti. A oggi Google, Siri e Alexa, i tre principali assistenti vocali non specialistici, mostrano già di saper identificare correttamente più della metà dei farmaci, anche se un’affidabilità del 100 per cento è ancora un lontano miraggio, dati i frequenti malintesi fra algoritmi in cui non tutto è previsto e i pazienti che possono mal pronunciare o fraintendere.

Gli assistenti vocali potrebbero anche permettere ai pazienti di prenotare a voce le proprie visite mediche specialistiche, oppure comunicare i propri sintomi. O ancora, potrebbe diventare più agevole verificare in tempo reale la disponibilità di referti medici e lo stato della spedizione di una consegna di farmaci a domicilio.

Cambiando prospettiva, un assistente vocale potrebbe anche avere un ruolo attivo e non solo reattivo, per esempio accompagnando l’utente con consigli quotidiani su alimentazione e altre abitudini e comportamenti, oppure ricordandogli un appuntamento medico, o più banalmente quando è ora di assumere un farmaco, o di registrare un parametro vitale, come la glicemia o la pressione sanguigna. Il beneficio non si misurerebbe solo in termini di aderenza terapeutica, ma anche di facilità di accesso ai sistemi di telemedicina per le persone – magari anziane – che hanno poca dimestichezza con computer e schermi “touch”.

Capitolo a parte è poi quello dei call center, che, se collegati ai dispositivi domestici, potrebbero fornire ai pazienti una lunga serie di risposte automatizzate, portando a parlare direttamente con un consulente solo in casi specifici non gestibili dagli algoritmi. In nessun caso, tuttavia, un assistente vocale automatizzato potrà sostituire né il medico né la relazione fondamentale tra medico e paziente.

Diagnosticare con la voce, curare con la voce

Parrebbe quasi fantascienza, ma l’ipotesi di riconoscere patologie o di somministrare terapie utilizzando intelligenza artificiale e onde sonore potrebbe essere meno remota di quanto si immagini. Come un numero sempre più grande di studi scientifici sta dimostrando, la voce è uno straordinario e precisissimo biomarcatore per la salute, e codifica un’enorme quantità di informazioni utili. Proprio perché dipendono dalla coordinazione dei movimenti dei muscoli facciali e da un complesso di funzionalità cerebrali, l’uso della voce e il linguaggio sono tra i primi elementi sui quali una malattia può avere un impatto.

Analizzare il modo di parlare e il timbro della voce, e confrontarli magari con quelli già registrati per quella stessa persona, potrebbe un giorno aiutare a diagnosticare più precocemente tanto condizioni come ansia, stress e depressione quanto patologie neuromotorie di altro genere, fino a commozioni cerebrali e malattie cardiache.

Invece, nell’ambito delle terapie digitali, ossia trattamenti non farmacologici somministrati proprio attraverso sistemi hi tech, gli assistenti vocali potrebbero  raccomandare di riposarsi o andare a dormire quando l’utente si dimostra stressato o particolarmente stanco, oppure fornire sostegno psicologico qualora dovessero manifestarsi crisi d’ansia o crolli emotivi. Insomma, un assistente vocale empatico che, almeno in parte e come strumento di prima risposta, possa dare una mano anche sul piano dell’umore, a beneficio della salute mentale.

Un assistente per il medico, un operatore extra in ospedale

Un impatto potenzialmente significativo ha anche la prospettiva di impiegare gli assistenti vocali non al domicilio del paziente, bensì direttamente nelle strutture sanitarie. A oggi vengono già usati in casa per impostare luci e tapparelle impartendo gli ordini a voce, e in ambiente ospedaliero potrebbero far risparmiare tempo e fatica agli operatori, permettendo loro di dedicare più attenzioni ed energie a mansioni a più alto valore aggiunto. Molte delle continue necessità pratiche dei pazienti, dall’illuminazione della stanza al controllo della tv, potrebbero essere facilmente automatizzate.

L’intelligenza artificiale potrebbe inoltre ascoltare ciò che viene detto dal medico in ambulatorio e compilare automaticamente referti e ricette, oppure permettere agli operatori di pronto soccorso di registrare le informazioni importanti senza bisogno che questi tolgano le mani dal paziente.

Ma attenti alla riservatezza e alla protezione delle vostre informazioni sanitarie

Il futuro degli assistenti vocali per la salute presenta anche parecchi punti oscuri e controversi. Quando si parla di informazioni inerenti alla salute, particolare attenzione va rivolta alla tutela della privacy, alla cybersicurezza e agli immensi interessi dietro queste tecnologie e informazioni.

Attraverso questi mezzi innovativi potrebbero circolare una miriade di informazioni personali e sensibili di incalcolabile valore. C’è dunque da chiedersi quale sarà il ruolo, in questo campo così delicato, dei giganti delle tecnologie e dell’informazione digitali, quali Facebook, Google, Amazon e simili, e come il legislatore intenderà regolare l’ambito. Ammettendo che, anche grazie a una legislazione robusta, tutte le informazioni scambiate saranno perfettamente protette, riservate e al sicuro, resta il tema delle onde sonore in ingresso o in uscita dagli “smart speaker”. Queste potrebbero infatti essere percepite da altre eventuali persone presenti nei paraggi o catturate da altri strumenti elettronici. Si potrebbero così creare da semplici imbarazzi a importanti violazioni della riservatezza. Inoltre, in assenza di un sistema di identificazione vocale accurato, c’è la possibilità che altri esseri umani, o strumenti elettronici, possano intromettersi, chiedendo e ottenendo da un assistente vocale informazioni su uno specifico paziente.

Dunque, il futuro degli assistenti vocali in medicina dipende non solo dallo sviluppo tecnologico e informatico, ma anche da questioni normative e regolatorie che saranno decisive per sfruttarne al massimo le potenzialità in sicurezza e nel rispetto dei diritti degli individui.

Gianluca Dotti
Giornalista scientifico freelance e divulgatore, si occupa di ricerca, salute e tecnologia. Classe 1988, dopo la laurea magistrale in Fisica della materia all’università di Modena e Reggio Emilia ottiene due master in comunicazione della scienza, alla Sissa di Trieste e a Ferrara. Libero professionista dal 2014 e giornalista pubblicista dal 2015, ha tra le collaborazioni Wired Italia, Radio24, StartupItalia, Festival della Comunicazione, Business Insider Italia, Forbes Italia, OggiScienza e Youris. Su Twitter è @undotti, su Instagram @dotti.it.
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