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Giornata internazionale dell’istruzione, tra accesso allo studio e (ancora) molte disuguaglianze

Non è possibile tenere insieme pace, sviluppo e sostenibilità in un mondo dove l’istruzione non è un diritto di tutti. Ecco il significato di questa giornata internazionale, anche alla luce degli ultimi dati diffusi dall’Unesco.

Le persone che vivono in Paesi economicamente sviluppati e in cui il tasso di analfabetismo è basso (è il caso per esempio dell’Italia, anche se i problemi al riguardo non mancano) rischiano di dare per scontato l’accesso all’istruzione e di sottovalutarne i benefici. Eppure, come dovremmo sempre tenere presente e come la ricerca ha contribuito a mettere in evidenza, l’istruzione è un fattore determinante per il benessere individuale, per lo sviluppo sociale ed economico e per l’affermazione di una civiltà nella quale tutte le persone abbiano il pieno godimento dei diritti umani.

La centralità dell’istruzione

È per porre l’accento proprio su questo fattore importantissimo che, nel 2018, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 24 gennaio l’International Day of Education, o Giornata internazionale dell’istruzione, una ricorrenza che si celebra quest’anno per la quinta volta. Le attività collegate a questo momento di riflessione e di grande ricaduta formativa sono coordinate dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa direttamente (dal 1946) di educazione, scienza e cultura come elementi fondamentali per garantire ai popoli un futuro di pace e sviluppo.

Chiunque lavori nel campo dell’istruzione sa bene quanto questa sia determinante per assumere piena consapevolezza dei propri diritti umani e civili. Un’istruzione di qualità aiuta inoltre a comprendere quanto è importante adoperarsi per garantire gli stessi diritti a tutte le persone in tutte le parti del mondo, impegnandosi a promuovere anche il rispetto per le altre specie e per l’ambiente. È per questo che, sin dalla sua istituzione, in occasione della giornata internazionale si sottolineano le ricadute sociali dell’accesso all’istruzione. Il tema scelto per il 2023 è Investire sulle persone, dare priorità all’istruzione, con l’obiettivo di porre l’accento sulla dimensione pratica del progetto, traducendo i buoni propositi espressi nelle edizioni precedenti in azioni concrete. Anche sulla base delle istanze emerse dal Vertice sulla trasformazione dell’istruzione che si è tenuto a settembre 2022.

L’evento si inquadra all’interno dell’Agenda 2030, un programma sottoscritto dai Paesi membri delle Nazioni Unite per garantire sviluppo sostenibile e prosperità a livello globale. Gli obiettivi dell’Agenda riguardano la lotta alla povertà e alle disuguaglianze e la promozione dei diritti umani, aspetti sui quali l’istruzione incide in maniera diretta. La Giornata internazionale dell’istruzione in parte integra e completa gli obiettivi della Giornata mondiale degli insegnanti che si tiene, invece, il 5 ottobre di ogni anno.

Un diritto ancora negato a molti

Queste giornate sono anche un’occasione importante per fare il punto e cercare di capire quali passi siano stati fatti e quanto ci sia ancora da fare per garantire a tutte le persone, fin dall’infanzia, un accesso a un’istruzione di qualità. L’Unesco ha diffuso dati ancora allarmanti per quanto riguarda la giustizia sociale: nel mondo, 244 milioni di bambini e giovani (dai 6 ai 18 anni d’età) non vanno a scuola e si parla addirittura di 771 milioni di adulti analfabeti.

Si riscontrano particolari difficoltà soprattutto in alcune zone del mondo caratterizzate da situazioni di povertà diffusa. Il rapporto tra bassa scolarizzazione e problemi nello sviluppo economico instaura infatti un circolo vizioso che tutti gli altri Paesi hanno la responsabilità di contribuire a risolvere. L’Unesco segnala anche il gravissimo problema del diritto all’istruzione spesso negato a bambini e ragazzi rifugiati.

Nelle difficoltà di accesso all’istruzione pesano anche le questioni di genere, tristemente molto diffuse. Meno del 40 per cento delle ragazze nell’Africa sub-sahariana, tanto per fare un esempio, completa la scuola secondaria inferiore. Anche nei Paesi più sviluppati sul piano economico si assiste, comunque, al fenomeno per cui le studentesse scelgono di rado studi in determinati settori formativi, in particolar modo nelle materie scientifico-tecnologiche (o STEM). Le ragazze, infatti, sono spesso indotte da insensati retaggi culturali a credere di essere poco adatte a conseguire buoni risultati in tali ambiti. Nella ricerca pedagogica e sociologica, questa tendenza è chiamata segregazione formativa o segregazione di genere. È anche per questa ragione che, negli ultimi anni, sono state promosse, per esempio da parte del Ministero dell’istruzione, iniziative per favorire l’accesso delle ragazze a facoltà tecnologiche, informatiche e scientifiche.

L’Unesco sottolinea inoltre il ruolo dell’istruzione nel rendere le persone consapevoli della gravità della crisi climatica, a sua volta uno dei fattori che creano e acuiscono le disuguaglianze sociali: anche per questa importantissima sfida un’istruzione accessibile a tutti risulta essere un fattore decisivo.

Anna Rita Longo
Insegnante e dottoressa di ricerca, membro del board dell’associazione professionale di comunicatori della scienza SWIM (Science Writers in Italy), socia emerita del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), collabora con riviste e pubblicazioni a carattere scientifico e culturale.
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