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Gli attacchi di panico dalla A alla Z

Un piccolo, parziale dizionario per mettere in fila i sintomi degli attacchi di panico, per comprendere cosa significa andare incontro a questi malesseri e sapere come affrontarli al meglio, per quanto ne sappiamo oggi.

Un’ondata improvvisa di apprensione e paura si può presentare anche in assenza di un pericolo reale, accompagnata da sintomi che fanno pensare a una “ribellione” del nostro corpo. Il cuore che sussulta nel petto, il respiro che manca o si fa cortissimo e affannoso, una fitta che invade il torace sono solo alcuni dei tanti sintomi spiacevoli, inaspettati e violenti di un attacco di panico. Si tratta di sensazioni riconoscibili a chi ne è stato preda una o più volte. In caso di eventi ricorrenti, si parla di disturbo da attacchi di panico.

Attraverso una serie di parole chiave, presentate in ordine alfabetico, con qualche lettera ripetuta e qualche lacuna, facciamo il punto su queste condizioni, partendo proprio dalla A, con ansia.

Ansia

Il disturbo da attacchi di panico è incluso nei disturbi d’ansia. L’ansia fa parte della nostra vita in modo non patologico: per esempio, capita di essere in tensione prima di un esame, di un colloquio di lavoro o di una decisione importante, e non c’è di che allarmarsi. Si tratta di un meccanismo fisiologico, che ci stimola a fare le cose che dobbiamo fare. Troppa poca ansia, e non faremmo niente, ma troppa ansia può essere paralizzante. Si parla proprio di disturbo d’ansia quando la condizione di preoccupazione o paura dall’essere temporanea diventa persistente e ha un impatto fortemente negativo e bloccante sul procedere della vita quotidiana, per esempio sullo studio, il lavoro, le relazioni.

Aria (mancanza di)

Tra i sintomi riconosciuti come tipici degli attacchi di panico vi è la sensazione di nodo alla gola, di mancanza di respiro o persino l’impressione di stare per soffocare. Si tratta di fenomeni fortemente condizionanti, che possono essere attenuati per esempio con esercizi mirati alla consapevolezza e al controllo del respiro. Si tratta di allenarsi a inspirare più lentamente possibile dal naso, espirare lentamente dalla bocca, se possibile tenere il tempo durante la respirazione e, in generale, focalizzare l’attenzione sull’atto di respirare. In certi casi questi esercizi permettono addirittura di disinnescare o addirittura prevenire un attacco di panico.

La sensazione di mancanza d’aria può sopraggiungere in modo del tutto improvviso, senza alcuna causa scatenante. Lo stesso vale per tutti gli altri disturbi di un attacco di panico, che possono avere un impatto, seppure temporaneo, molto forte su chi ne è colpito. Nei casi peggiori si può perfino svenire. Altri segnali corporei ricorrenti sono l’accelerazione del battito cardiaco, le palpitazioni, una sensazione di dolore o di fastidio al petto, una sudorazione improvvisa e cospicua, brividi o, al contrario, vampate di calore, vertigini, nausea, sensazione di intorpidimento, formicolii e in alcuni casi tremore.

Battito accelerato

Perché il ritmo cardiaco aumenta durante un attacco di panico? In caso di pericolo, il nostro corpo reagisce rilasciando adrenalina, tramite un segnale da parte di una particolare area del cervello chiamata amigdala. Questa sostanza, che è un neurotrasmettitore, per la precisione, determina l’aumento della frequenza cardiaca. Il fine è portare sangue ai muscoli dei vari distretti dell’organismo e preparare il corpo stesso ad affrontare un pericolo imminente. L’attacco di panico non è altro che una reazione spropositata e fuori luogo, capace di indurre questa risposta fisiologica, che è utilissima di fronte a pericoli reali. Si tratta di una reazione antichissima, che nel corso della nostra storia evolutiva ci ha permesso di fuggire rapidamente da orsi e nemici dalle intenzioni ostili. La reazione si esaurisce quando, in seguito all’attivazione della corteccia prefrontale, il rilascio di acetilcolina (un’altra molecola che media la trasmissione del segnale tra i neuroni) riporta i battiti alla normalità, rallentandone il ritmo.

Dsm-5

Questa sigla sta per il titolo in inglese del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, nella sua quinta e più recente edizione. Si tratta dello strumento più usato dai medici specialisti per classificare e diagnosticare questi e altri problemi mentali. Il manuale è pubblicato con aggiornamenti periodici dall’American Psychiatric Association (Apa), la più grande organizzazione di psichiatria del mondo, e nella quinta edizione si trovano definiti i criteri per riconoscere il disturbo da attacchi da panico.

Genetica

A oggi la natura e le cause del disturbo da attacchi di panico non sono conosciute. Alcuni studi hanno rilevato un’ereditarietà circa del 40 per cento, studiando la ricorrenza del problema nei parenti di primo grado di gruppi di pazienti. Non si sa però perché gli attacchi di panico si manifestino solo in alcuni membri della famiglia, né quali siano le eventuali varianti genetiche che predispongono al disturbo. Peraltro gli attacchi di panico colpiscono spesso anche in assenza di una storia familiare. Le conoscenze attuali suggeriscono che si tratti di un problema multifattoriale, con più elementi causali, tra cui alcuni fattori ambientali e possibilmente alcuni geni che possono creare una suscettibilità a questa condizione.

Help!

La sensazione di dolore al torace, che può essere anche intensa e può aggiungersi alla tachicardia, può indurre la persona in preda a un attacco di panico, o i suoi soccorritori, a pensare che si tratti di un infarto e a cercare per questo aiuto in un pronto soccorso. Fortunatamente gli attacchi di panico non mettono la persona in pericolo di vita, né causano danni fisici a lungo termine, nonostante si possano manifestare con sintomi terrorizzanti.

Fra chi ha subito attacchi di panico c’è chi convive con la paura costante di nuovi episodi: una condizione che rischia di peggiorare il problema, portando allo sviluppo di un disturbo da panico e a una conseguente compromissione della qualità della vita. In questi casi può essere consigliabile un consulto medico, anche per escludere eventuali altre cause sottostanti e per affrontare il problema con gli eventuali strumenti e terapie disponibili. Un disturbo di panico trascurato può, nei casi peggiori, sfociare in depressione, e chi ne soffre corre un rischio più alto di andare incontro ad alcolismo e abuso di sostanze rispetto al resto della popolazione.

 Paura

La sensazione di paura e di terrore è particolarmente frequente nel corso dell’attacco di panico. Le persone raccontano di temere di morire, di impazzire, o di essere affetti da una malattia grave, come per esempio un problema cardiaco o un disturbo neurologico. Altre sensazioni tipiche sono lo stordimento, la percezione alterata dell’ambiente esterno, il senso di irrealtà e la depersonalizzazione, cioè il non sentirsi connessi al proprio corpo.

Si innesca poi facilmente un meccanismo di “paura di avere paura”, il quale può essere fortemente condizionante, portando per esempio l’individuo colpito a evitare luoghi o situazioni in cui ha avuto un episodio. Spesso gli attacchi di panico sono anche associati anche a imbarazzo e a senso di vergogna, o al timore di essere considerati “malati di mente”, specialmente se ci si trova in pubblico. Il rischio è che chi è soggetto a disturbi di panico si trovi in difficoltà a pianificare le proprie attività, viva male circostanze che presuppongono, per esempio, luoghi chiusi o mezzi di trasporto, limiti la propria vita sociale e tenda a isolarsi.

Statistiche

Tutti possiamo sperimentare sensazioni di ansia e paura in determinati momenti. Gli attacchi di panico propriamente detti si stima che si possano presentare una volta nella vita in circa il 30 per cento della popolazione. A soffrire di disturbo di panico, con attacchi ricorrenti, sarebbero circa il 3 per cento delle persone adulte, nel mondo. L’incidenza nelle donne è doppia rispetto agli uomini. I sintomi esordiscono solitamente in tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta (l’età media d’insorgenza è di 24 anni circa), ma possono manifestarsi per la prima volta anche dopo i 30 anni.

Tempo

Quanto tempo dura un attacco di panico? Fino a venti minuti, circa, raggiungendo il picco di intensità tipicamente entro i primi dieci. Di fatto non si tratta di fenomeni particolarmente duraturi, ma il loro impatto sulla persona è così forte che anche pochi istanti possono sembrare un’eternità, quando si è in preda a un attacco di panico.

Uscirne

Quali opzioni di trattamento sono possibili per chi soffre di attacchi di panico? Gli approcci a disposizione vanno opportunamente personalizzati per ciascun paziente, e includono sia il supporto di tipo psicologico (in particolare la cosiddetta “terapia cognitivo-comportamentale”), sia farmacologico. Sono diversi i tipi di medicinali che, possono essere prescritti: principalmente antidepressivi (in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) e benzodiazepine (calmanti, utilizzati per trattare anche molte altre condizioni), da prendere entrambi sotto stretto controllo medico.

Zeus & co.

Perché chiamiamo in causa la mitologia greca? Per scavare nel passato e raccontare l’etimologia del termine “panico”. La parola proviene da Pan, l’antico dio dei boschi e dei campi, dall’aspetto metà umano e metà caprino. Il mito racconta che, se disturbato, Pan poteva emettere urla spaventose e paralizzanti. In questo modo personificava la fonte di suoni misteriosi che innescavano una paura incontrollata, inspiegabile e contagiosa nelle mandrie e nelle folle, o nelle persone che si trovavano in luoghi solitari.

Alice Pace
Giornalista scientifica freelance specializzata in salute e tecnologia, anche grazie a una laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche e un dottorato in nanotecnologie applicate alla medicina. Si è formata grazie a un master in giornalismo scientifico presso la Scuola superiore di studi avanzati di Trieste e una borsa di studio presso la Harvard Medical School di Boston. Su Instagram e su Twitter è @helixpis.
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