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E l’uomo e la donna addomesticarono il cane

amicizia uomo cane

La storia antica del cane è intimamente legata a quella dell’umanità e delle sue migrazioni. Le ricerche genetiche scavano indietro nel tempo, ma l’origine del cane e il suo addomesticamento restano ancora poco chiari.

La più antica immagine nota di un cane assieme a un essere umano è una scena di caccia di 8mila anni fa, incisa tra le rocce del deserto arabico. Molto più tardi, nel XV secolo, l’imperatore cinese Mutande dipinge due saluki, levrieri persiani e, cento anni dopo, Tiziano ritrae l’imperatore Carlo V con il suo grosso cane. La storia della collaborazione tra cani ed esseri umani dura da millenni e probabilmente comincia durante la fine dell’ultima glaciazione, almeno 15mila anni fa, ma le razze di cani che conosciamo oggi, frutto della selezione artificiale, hanno nella maggior parte dei casi soltanto due o trecento anni. Questo rende complicato ricostruire la storia genetica più antica di questo animale e così risalire alla sua domesticazione e diffusione. Una storia importante, perché la storia delle popolazioni di cani si è mossa assieme a quella del genere Homo.

Un’origine dibattuta

L’origine del cane come specie resta ancora dibattuta: probabilmente prima di essere addomesticato, si distinse dagli antenati lupi in un processo che potrebbe aver avuto inizio almeno 27mila anni fa. Tuttavia, il più antico ritrovamento di resti canini è quello di Bonn-Oberkassel, nei pressi di Bonn (in Germania), risalente a circa 15mila anni fa.

Anche il periodo esatto a cui risalirebbe la domesticazione è incerto. Secondo i risultati di uno studio, pubblicati nel 2016 su Science, il cane sarebbe stato addomesticato almeno due volte, da due popolazioni indipendenti di lupi e in due zone diverse: Europa e Asia. I ricercatori sono arrivati a questa conclusione confrontando il DNA mitocondriale di 59 cani antichi, vissuti tra 14mila e 3mila anni fa, il genoma completo di un cane di circa 5mila anni fa e il corredo genetico di cani moderni.

Secondo invece una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati su Nature nel 2017, la domesticazione sarebbe avvenuta una volta sola, ancora più indietro nel tempo, in un periodo collocabile tra i 20 e i 40mila anni fa. Studiando il DNA dei resti di due cani del Neolitico provenienti da due siti europei diversi (7.200 anni per il più antico, 4.700 per l’altro) e comparandolo con sequenze di cani del passato e odierni, i ricercatori hanno concluso che la divergenza tra i cani europei e quelli asiatici sarebbe avvenuta dopo la domesticazione e non prima.

Migrazioni di popoli e di cani

Quando e dove il cane abbia cominciato a vivere e collaborare con la nostra specie resta quindi incerto. Ciò nonostante, seguire le tracce del DNA canino e di quello umano può raccontare la nostra storia condivisa e i nostri movimenti migratori. A ottobre 2020 sono stati pubblicati su Science i risultati del più ampio studio genetico su cani antichi. Scienziati di diverse università hanno analizzato il genoma di 27 cani, risalenti fino a 11mila anni fa ma anche più recenti (100 anni fa) provenienti da Europa, Medio Oriente e Siberia. La ricerca aveva l’intento non tanto di risalire all’origine dibattuta, ma di individuare differenze antiche. Secondo i ricercatori, infatti, già 11mila anni fa sarebbero esistiti al mondo almeno cinque gruppi diversi di cani: segno che la loro origine sarebbe quindi più remota.

Attraverso la ricerca genetica, i ricercatori hanno potuto seguire le variazioni nelle antiche popolazioni canine e paragonarle con quelli di quelle umane. Secondo gli indizi genetici, i cani dei primi coltivatori del Medio Oriente seguirono gli esseri umani nella loro espansione verso l’Europa, ed entrambi si mescolarono con le popolazioni locali. I cani che vivevano in Medio Oriente 7mila anni fa sono risultati vicini agli odierni cani dell’Africa subsahariana. È accaduto anche il contrario: quando i popoli indoeuropei provenienti dalle steppe dell’est Europa, più o meno 5mila anni fa, si spostarono verso occidente, scombussolando la storia del DNA europeo, lo stesso non accadde invece con i cani. Il perché rimane un mistero che, secondo i ricercatori, ha più a che fare con processi culturali che non con il DNA.

Il cane di Basenji: un antenato tra noi

Tutte queste ricerche hanno anche l’obiettivo di ovviare a un problema dei giorni nostri: la perdita della varietà genetica antica nei cani di oggi. La causa è la selezione artificiale delle razze moderne, avvenuta soprattutto a partire dall’epoca vittoriana. Tutt’ora esiste il cane di Basenji, una razza africana di probabile origine remota. In uno studio condotto da un gruppo internazionale guidato dall’Università di Sydney, sul genoma di questa razza, i ricercatori hanno concluso che questa potrebbe rappresentare la “base” dell’albero genealogico canino.

Il cane di Basenji è davvero una razza antica e può dunque rappresentare un ottimo punto di paragone con le razze moderne per ricerche genetiche sul passato della specie. Non solo: il corredo genetico del cane di Basenji sembra essere a metà strada tra i dingo australiani, il cane canoro della Nuova Guinea, e i moderni carlini e barboncini. 

La Sardegna e il cane fonnese

In Sardegna vive tuttora un cane possente, non riconosciuto come razza, ma selezionato nei secoli dai pastori per proteggere le greggi: è il cane fonnese. Come per il genoma delle popolazioni umane che abitano la Sardegna e come per le loro lingue, la popolazione del cane fonnese ha mantenuto il proprio isolamento, diventando così di grande interesse per gli studi genetici.

I ricercatori ne hanno perciò sequenziato il genoma, paragonandolo a quello di 27 altre razze diffuse attorno al Mediterraneo, per provare a comprenderne l’origine. Ne è risultato che il cane fonnese è strettamente imparentato con il levriero persiano Saluki e con il Komondor, un grosso cane da pastore oggi diffuso in Ungheria. D’altra parte, anche i sardi di oggi, secondo i risultati pubblicati su Nature Communications di uno studio recente, conserverebbero somiglianze genetiche con i campioni di DNA estratti dai resti di siti neolitici del Mediterraneo orientale e dell’Europa continentale.

Giancarlo Cinini
Dopo aver studiato lettere e comunicazione della scienza ed essersi formato scrivendo per Galileo, Wired Italia e La Repubblica, oggi collabora con Il Tascabile e insegna lettere in un istituto superiore.
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