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Alberi per sopravvivere al caldo

Attraverso i dati raccolti in 93 città, i ricercatori dall’Istituto per la salute globale (ISGlobal) di Barcellona hanno stimato che oltre il 4 per cento della mortalità estiva nelle città europee è associata alle temperature particolarmente elevate. Molte di queste morti, però, potrebbero essere prevenute aumentando la copertura verde.

Le immagini scattate dai satelliti europei la scorsa estate, in particolare a giugno 2022, un mese da caldo record, hanno portato sotto ai nostri occhi una situazione allarmante: molte città europee sono state colpite da un’intensa ondata di calore. A Milano per esempio si sono registrate temperature al suolo – da non confondere con quelle atmosferiche – vicine ai 50°C e localizzate in particolare lungo le linee ferroviarie, le arterie stradali o i mercati alimentari coperti. Di contro, le aree più fresche corrispondevano ai parchi cittadini, ai viali alberati e, nel caso specifico del capoluogo lombardo, alla zona dove sorge il Bosco verticale. Insomma sembra proprio che dove ci sono più alberi, le temperature siano un po’ più basse.

Aumentare la copertura verde potrebbe quindi essere utile a mitigare il caldo estremo e prevenire i suoi possibili effetti negativi sulla salute. Lo dimostrano anche i risultati di un recente studio, pubblicati sulla rivista The Lancet. La ricerca è stata condotta dall’Istituto per la salute globale (ISGlobal) di Barcellona, con lo scopo di cercare di stimare i danni provocati dalle isole di calore urbane e i benefici, invece, delle aree verdi.

L’effetto isola di calore e gli impatti sulla salute

Per isola di calore si intende il fenomeno che porta a registrare temperature più elevate nelle aree cittadine, rispetto a quelle periferiche e rurali. Le cause sono ricollegabili da un lato a una minore vegetazione, dall’altro a una maggiore densità della popolazione e delle superfici impermeabili, per esempio di asfalto, di edifici e strade. Le conseguenze sulla salute sono importanti: un’elevata esposizione al calore è stata associata alla mortalità prematura, a malattie cardiorespiratorie e a molti ricoveri ospedalieri.

Per meglio valutare gli impatti delle isole di calore, il gruppo di ricerca ha stimato i tassi di mortalità dei residenti di età superiore ai 20 anni in 93 città europee (per un totale di 57 milioni di abitanti) nel periodo da giugno ad agosto 2015. Ha quindi messo in relazione tali tassi di mortalità ai dati sulle temperature giornaliere negli ambienti più rurali o urbani di ogni città.

I risultati hanno mostrato che, nel periodo preso in considerazione, 6.700 morti premature si possono ricollegare alle temperature urbane più calde. Queste rappresentano il 4,3 per cento della mortalità totale durante i mesi estivi e l’1,8 per cento della mortalità riferita a tutto l’anno. Secondo i ricercatori un terzo di questi decessi potrebbe essere evitato aumentando la copertura arborea in città del 30 per cento circa.

Le città puntano sugli alberi per ridurre gli effetti delle ondate di calore

Secondo alcune stime del Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (UNEP), un investimento di 100 milioni di dollari l’anno in viali alberati permetterebbe di fornire a 77 milioni di persone una riduzione di 1°C delle temperature massime nelle giornate particolarmente calde. Inoltre, secondo la Food and Agricolture Organization of the United Nations (FAO), gli alberi in città potrebbero ridurre il fabbisogno di aria condizionata del 30 per cento circa, se posizionati adeguatamente intorno agli edifici. Nelle zone a clima freddo, sappiamo che gli alberi possono proteggere le case dal vento e risparmiare l’energia utilizzata per il riscaldamento del 20-50 per cento. Senza contare che un albero maturo può assorbire fino a 150 kg di CO2 all’anno, contribuendo così a ridurre le emissioni e mitigare ulteriormente il riscaldamento globale.

Per questo motivo sono molte le città che negli ultimi anni hanno iniziato a pianificare grandi progetti per aumentare il numero di alberi e di verde pubblico. Parigi per esempio ha deciso di piantare circa 170mila alberi entro il 2026 per creare delle isole fresche urbane e sostituire il cemento, in dozzine di cortili scolastici, con terreno e vegetazione. A Medellin, in Colombia, in prossimità dei “corridoi verdi”, costruiti lungo le strade principali della città e i corsi d’acqua, la temperatura è scesa fino a 4°C. Anche a Milano il progetto ForestaMi prevede di piantare tre milioni di alberi entro il 2030. Finora sono stati collocati oltre 400mila nuovi alberi, ma sono anche emerse alcune difficoltà intrinseche di questi piani. A causa della siccità e delle temperature elevate dell’estate 2022, sono morte circa il 24 per cento delle nuove piante, il che ha costretto i responsabili a rivalutare e ripensare i prossimi alberi da piantare, prendendo in considerazione specie più resistenti ai cambiamenti climatici.

Ciò non significa che progetti del genere non possano funzionare, ma evidenzia quanto debbano essere gestiti con competenza. È importante che, durante tutta la loro durata, queste iniziative siano seguite da agronomi esperti, capaci di selezionare con cura le specie vegetali più adatte, prevedere la normale perdita fisiologica di alcune di loro e analizzare nel tempo quali rispondono meglio alle condizioni estreme. In questo modo alberi e aree verdi sono uno strumento valido non solo per mitigare gli effetti della crisi climatica e ridurre localmente le temperature estive, ma anche per migliorare lo stato psico-fisico di chi vive in città e per aumentare la biodiversità.

Rudi Bressa
Giornalista ambientale e scientifico, collabora con varie testate nazionali e internazionali occupandosi di cambiamenti climatici, transizione energetica, economia circolare e conservazione della natura. È membro di Swim (Science writers in Italy) e fa parte del board del Clew Journalism Network. I suoi lavori sono stati supportati dal Journalism Fund e dalI'IJ4EU (Investigative Journalism for Europe).
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