TORNA ALLE NEWS

Giornata mondiale dei donatori di sangue: 5 cose da sapere sulle trasfusioni e sulle donazioni

Cos’è e come si pratica una trasfusione, quali componenti del sangue è possibile donare e quali sono i requisiti e i rischi di questa pratica.

Dentro di noi circola un bene, il sangue, che non ha prezzo e che può essere determinante per la vita e la salute anche di altre persone, qualora decidiamo di metterlo a disposizione attraverso una donazione. Il valore della condivisione di questo tessuto si celebra ogni anno il 14 giugno nella Giornata mondiale del donatore di sangue – in inglese World Blood Donor Day. La ricorrenza ha l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della donazione di sangue, un atto volontario di solidarietà a beneficio di anonimi pazienti, in nome della vita e della salute di tutti.

L’istituzione della Giornata risale al 2005 per iniziativa comune dell’Organizzazione mondiale della sanità e della Croce Rossa. La data scelta è l’anniversario della nascita del medico austriaco Karl Landsteiner (1868), che scoprì i gruppi sanguigni e le loro diverse compatibilità, aprendo la strada alla pratica della trasfusione.

Come funziona di preciso una trasfusione? Scopriamolo insieme in una manciata di punti.

1. La trasfusione, ieri e oggi

La prima trasfusione riuscita della storia, condotta a Londra nel 1818, fu realizzata con modalità ben diverse da quelle che oggi caratterizzano questa pratica negli ospedali di buona parte del mondo. Donatore e ricevente, rispettivamente marito e moglie, erano stesi uno accanto all’altra. La donna aveva bisogno di sangue a causa di una grave emorragia che l’aveva colpita dopo il parto. Il “trasferimento” di sangue fu condotto da braccio a braccio, con una particolare siringa che rendeva possibile convogliare il fluido dell’uomo in una sorta di bicchiere dal quale veniva immesso immediatamente nel corpo della donna.

Oggi possiamo raccogliere il materiale donato – sangue intero o solo alcune componenti – in appositi contenitori, chiamati sacche o unità. Una volta sigillate ed etichettate con tutte le informazioni necessarie, le sacche, per esempio, di sangue o plasma possono essere conservate per un certo tempo, variabile a seconda del contenuto così come delle condizioni di conservazione. I concentrati di globuli rossi possono essere mantenuti in frigoriferi a temperature tra i 2 e i 6 °C con un limite di 42 giorni, mentre i tempi si accorciano a pochi giorni nel caso delle piastrine e a sole 24 ore per i globuli bianchi.

Le scorte di sangue e delle sue componenti sono conservate, censite e organizzate in reti molto articolate, almeno nei Paesi a medio-alto reddito. La opportuna logistica e distribuzione di questi beni comuni in base alle priorità di richiesta sono infatti aspetti essenziali per la salute.

2. Questioni di necessità

La trasfusione è una procedura in molti casi salvavita, necessaria a rimpiazzare il sangue perduto, per esempio, durante un incidente o nel corso di un intervento chirurgico. Si può decidere di procedere con una trasfusione anche in caso di alcune patologie o condizioni cliniche a causa delle quali il corpo da solo non riesce a produrre una o più componenti del sangue. Tra queste vi sono trapianti di organo o di tessuti, tumori tra cui alcune leucemie, anemie croniche e condizioni di immunodeficienza.

Unità di materiale donato sono disponibili in moltissimi reparti delle nostre strutture ospedaliere, da quelli dedicati al primo soccorso alle sale operatorie, così come nelle cliniche oncologiche ed ematologiche, per pazienti di tutte le età. Solo in Italia sono circa 1.800 ogni giorno le persone che hanno bisogno di una trasfusione.

Nelle guerre o nelle catastrofi non solo naturali la richiesta di sangue può superare la disponibilità anche nei Paesi ad alto reddito. Nei più poveri la carenza di sangue per le trasfusioni è spesso un problema quotidiano anche in condizioni non di emergenza. Possiamo considerare come indicatore della disponibilità generale di sangue di un Paese il tasso di donazione di sangue intero: nei Paesi ad alto reddito è in media di 31,5 donazioni ogni 1.000 persone, in quelli a reddito medio-alto 16,4, in quelli a reddito medio-basso 6,6, mentre nei Paesi a basso reddito è di sole 5 donazioni ogni 1.000 persone (dati: OMS).

3. Come avvengono una trasfusione e una donazione

La trasfusione è un processo piuttosto semplice. Se le condizioni cliniche consentono la trasfusione, medici e infermieri informano i pazienti su rischi e benefici del trattamento. Quindi dalla sacca il materiale è trasferito nel circolo sanguigno del ricevente, attraverso una cannula con un ago all’estremità. In genere per la trasfusione si utilizza una vena del braccio. La durata della procedura dipende dal tipo di componente trasfuso e varia da meno di un’ora a un massimo di quattro. L’intero processo avviene sotto lo stretto monitoraggio dei pazienti da parte di medici e infermieri.

Donare sangue o sue componenti è ancora più semplice e rapido di una trasfusione. La donazione di sangue intero (praticabile una volta ogni 3 mesi per gli uomini e le donne in età non fertile, due volte all’anno per le donne in età fertile) dura una decina di minuti, nel corso dei quali sono prelevati 450 ml di materiale. Nel caso della donazione di plasma, la frazione liquida del sangue, priva di cellule, la durata si allunga a circa 50 minuti.

Si può donare sangue intero, che viene successivamente suddiviso nelle sue tre componenti principali da impiegare separatamente: globuli rossi, plasma e piastrine. Oppure è possibile donare selettivamente il plasma attraverso una procedura chiamata plasmaferesi: per il donatore cambia solo il tempo di attesa necessario affinché il plasma sia separato attraverso un apposito strumento dalla componente cellulare del sangue, che gli viene subito reinfusa. Analoga è la donazione esclusiva di piastrine (piastrinoaferesi), molto meno comune delle precedenti.

4. Che cosa c’è in una trasfusione

Una trasfusione può servire a rimpiazzare il sangue che si è perduto (attraverso, per esempio, una ferita) oppure più specificamente una delle sue componenti.

Il sangue intero viene utilizzato nelle trasfusioni solo nel caso di gravi perdite emorragiche, cioè laddove sia necessario ripristinare un notevole volume.

Il tipo più comune di trasfusione è di globuli rossi, le cellule deputate al trasporto dell’ossigeno ai diversi tessuti del corpo. Si utilizza, per esempio, nella cura delle anemie.

Le piastrine, che hanno un ruolo chiave nel processo di coagulazione, fondamentale nella rimarginazione delle ferite, possono essere infuse in caso di emorragia. Possono anche essere impiegate a scopo preventivo, in pazienti affetti da specifiche carenze.

Il plasma è impiegato nel trattamento di alcuni disturbi della coagulazione e di alcune malattie di origine autoimmune.

Si usa invece più di rado, solo in caso di sepsi grave in pazienti con deficit immunitari che non rispondono ad altre terapie, la trasfusione di globuli bianchi, le cellule del sistema immunitario coinvolte nel contrasto alle infezioni e nel richiamo di molecole e cellule dell’infiammazione.

5. Quali garanzie per la sicurezza

Prima della donazione, al potenziale donatore viene effettuato un piccolo prelievo di sangue che viene analizzato in modo da verificare la sicurezza e l’idoneità per una futura trasfusione. Si praticano essenzialmente test per rilevare la presenza di infezioni, in particolare HIV, epatite B e C e il batterio (Treponema pallidum) responsabile della sifilide. Inoltre si effettua un emocromo, che restituisce alcune informazioni fondamentali sulla componente cellulare del sangue. Si misurano i livelli di emoglobina e si determinano con certezza il gruppo sanguigno (A, B, AB, 0) e il fattore Rh (positivo o negativo). Si tratta di elementi indicativi della presenza di determinati antigeni sulla superficie dei globuli rossi, la cui conoscenza è imprescindibile per rispettare le regole di compatibilità delle trasfusioni.

Le trasfusioni sono oggi pratiche molto più sicure di un tempo, con rischio molto basso di complicazioni, grazie alle analisi cui viene sottoposto il sangue donato e all’impiego di dispositivi sterili e monouso (aghi, cannule) sia nella donazione sia durante le infusioni. Qualora vi siano delle complicazioni, si tratta in genere di febbre o reazioni allergiche, solitamente lievi e trattabili.

Alice Pace
Giornalista scientifica freelance specializzata in salute e tecnologia, anche grazie a una laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche e un dottorato in nanotecnologie applicate alla medicina. Si è formata grazie a un master in giornalismo scientifico presso la Scuola superiore di studi avanzati di Trieste e una borsa di studio presso la Harvard Medical School di Boston. Su Instagram e su Twitter è @helixpis.
share