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Breve storia dell’Organizzazione mondiale della sanità

Com’è nata questa istituzione? Quali obiettivi si pone? E quali sono le maggiori sfide (oltre a Covid-19) che oggi si trova ad affrontare?

Se guardiamo oggi la home page del sito internet dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la troviamo in buona parte occupata dal tema Covid-19: aggiornamenti, informazioni sui vaccini anti-SARS-CoV-2, dati e statistiche. E inevitabilmente molti assoceranno al volto e alla voce del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, la dichiarazione dello stato di pandemia dell’11 marzo 2020. Ma l’Organizzazione mondiale della sanità – o Who, dall’inglese World Health Organization – è attiva su molti altri fronti oltre a quello della lotta alla Covid-19, e ha una storia molto lunga, anche se (forse) non così nota a chi non si occupa di sanità pubblica.

Di seguito ne raccontiamo le origini e le tappe più significative che ne hanno segnato l’evoluzione. La storia di questa organizzazione è, come vedremo, profondamente radicata in quella delle epidemie.

Uniti contro le epidemie

Le prime conferenze a tema sanitario su scala internazionale risalgono alla seconda metà dell’Ottocento e furono una diretta conseguenza del tentativo di arginare e prevenire alcune epidemie che in quegli anni erano emerse nel Medio ed Estremo oriente e in Asia minore. Data l’intensificazione dei traffici commerciali, avvenuta all’epoca, queste epidemie si erano diffuse più rapidamente da un Paese all’altro rispetto ad altre del passato, ponendo problemi sanitari, sociali ed economici.

Fu in particolare in seguito alla devastazione sociale e la paura generate dalle ondate di colera che si susseguirono in Europa a partire dal 1830 che fu convocata, a Parigi, la prima Conferenza sanitaria internazionale, nel 1851. A partecipare furono dodici Paesi (Austria, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Impero Ottomano, Portogallo, Regno delle due Sicilie, Russia, Sardegna, Spagna, Stato Pontificio, Toscana), ciascuno rappresentato da medici e diplomatici. Stabilire un approccio cooperativo richiese tuttavia parecchio tempo, sia per questioni strettamente politiche sia per le conoscenze scientifiche frammentate, se non persino contraddittorie, sull’origine della malattia, rimasta a lungo sconosciuta, e sulle modalità di trasmissione. Le scoperte di Pasteur sulla causa delle malattie infettive erano infatti ancora di là da venire. Solo con la settima conferenza, quella del 1892 a Venezia, vi fu accordo su alcuni obiettivi concreti, come l’adozione di una Convenzione sanitaria internazionale per il controllo del colera: si trattava di una riforma del sistema di quarantena che doveva applicarsi agli spostamenti attraverso il Canale di Suez e in generale della navigazione. Cinque anni più tardi sarebbe seguita una riforma per il controllo della peste.

Un impegno sempre più internazionale

Nelle Americhe l’antenata dell’attuale Pan American Health Organization (Paho), l’ufficio regionale dell’Oms per questi territori, fu istituita nel 1902 con il nome di International Sanitary Bureau. Era questo un ente deputato a preservare la salute pubblica, che si occupava, per esempio, del monitoraggio delle condizioni igienico-sanitarie delle popolazioni americane, della gestione di eventuali focolai, della bonifica di determinati territori per scongiurare il rischio di malattie veicolate dalle zanzare e altri parassiti e dell’ammodernamento degli ambienti portuali.

In Europa un ufficio internazionale di igiene pubblica fu fondato nel 1907. A partire dal 1919, per iniziativa della Società delle nazioni (Ginevra), divenne operativo l’organo che è considerato il precursore della World Health Organization e che all’epoca si chiamava Organizzazione della sanità della Società delle nazioni. Si trattava di una sorta di comitato esecutivo che aveva l’obiettivo primario di alleviare la sofferenza umana e di preservare lo stato di salute delle popolazioni europee. Il comitato era guidato dal consenso scientifico nel frattempo maturato sull’origine delle malattie infettive, sulla loro epidemiologia e sulle più aggiornate conoscenze in merito ai fattori socio-economici che ne favorivano l’insorgenza. L’ultima conferenza ebbe luogo nel 1938, prima dello stop determinato dallo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Verso la contemporaneità

Subito dopo la Seconda guerra mondiale, a partire dal 1945, i politici e i diplomatici dei vari Paesi si incontrarono per avviare l’attività delle Nazioni unite. All’ordine del giorno di quegli incontri vi era anche la progettazione di un’organizzazione che si occupasse di salute a livello globale. L’Organizzazione mondiale della sanità fu così fondata il 7 aprile 1948, quale organo delle Nazioni unite con competenze e responsabilità di sanità pubblica, assorbendo di fatto i compiti degli enti fino ad allora competenti in materia. Da allora, ogni anno, il 7 aprile ricorre la Giornata mondiale della salute.

Il primo incontro della nuova Organizzazione ebbe luogo a Ginevra nell’estate dello stesso anno, con delegazioni di 53 (su 55) stati membri. In quell’occasione furono stabiliti temi e priorità che dettarono l’agenda per i primi anni di attività e che, in alcuni casi, sono ancora obiettivi fondamentali dell’organizzazione: fermare la diffusione della malaria, della tubercolosi e delle malattie a trasmissione sessuale, ridurre la mortalità e preservare la salute materna e infantile e promuovere l’importanza dell’adozione di misure igieniche adeguate e di una sana alimentazione. L’Oms si propone quindi non solo di contrastare le emergenze in atto, ma anche di fare il possibile per prevenirle.

Oggi sono 194 i Paesi membri dell’Oms e l’attività dell’organizzazione è molto più capillare che agli esordi, con sedi e operatori al lavoro in tutto il mondo e su moltissimi fronti, dal monitoraggio epidemiologico a questioni normative, dalla promozione della ricerca scientifica alla formazione e alla divulgazione.

Passi compiuti e attività in corso

Nei 73 anni di attività l’Organizzazione mondiale della sanità ha determinato alcune svolte epocali che difficilmente sarebbero potute avvenire in assenza di un organismo così costituito. Quello che viene riconosciuto come il più grande successo dell’Oms (nonché uno dei traguardi più importanti della storia in materia di salute pubblica) è l’eradicazione del vaiolo, ottenuta nel 1980 grazie alle vaccinazioni e al monitoraggio dei focolai della malattia. Il vaiolo umano è stata la prima (e finora unica) malattia infettiva completamente eliminata sul pianeta Terra.

Altri passi “da gigante” sul fronte sanitario sono stati compiuti, sempre grazie ai vaccini, verso l’eradicazione, completata al 99 per cento circa, della poliomielite, e verso la riduzione drastica della diffusione delle altre malattie infettive dell’infanzia (difterite, morbillo, parotite, rosolia, tetano, pertosse, ecc.). Interventi cruciali dell’OMS sono stati quelli contro l’Aids causato dal virus Hiv, per lo sviluppo – in tempi più recenti – di un vaccino contro Ebola, di uno contro la malaria, e per il trattamento di malattie tropicali spesso neglette. Al di là delle malattie infettive, l’attenzione dell’Oms è grande ormai da anni anche sui problemi di salute associati ad abitudini e comportamenti, come lo sono in parte i tumori e le malattie cardiocircolatorie (queste ultime sono la principale causa di morte a livello globale, rappresentando il 32 per cento sul totale dei decessi) e il diabete. L’Oms si occupa inoltre delle patologie legate a fattori ambientali (24 per cento delle morti globali), delle malattie mentali, delle dipendenze e dei problemi di abuso, e delle malattie occupazionali.

Alice Pace
Giornalista scientifica freelance specializzata in salute e tecnologia, anche grazie a una laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche e un dottorato in nanotecnologie applicate alla medicina. Si è formata grazie a un master in giornalismo scientifico presso la Scuola superiore di studi avanzati di Trieste e una borsa di studio presso la Harvard Medical School di Boston. Su Instagram e su Twitter è @helixpis.
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