Sequenziando il DNA di alcune ciocche di capelli, un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università di Cambridge è riuscito a risalire ai problemi di salute e ai presunti motivi del decesso del celebre compositore.
Ludwig van Beethoven non è universalmente noto solo come compositore geniale nel panorama della musica mondiale, bensì anche per i suoi connotati iconici assunti fin dai secoli passati. Considerato a lungo una sorta di incarnazione del mito dell’eroe romantico, Beethoven è stato spesso raccontato come un eroe solitario e maestoso che si è battuto contro difficoltà insormontabili. Alla costruzione del mito ha anche contribuito la consapevolezza dei suoi problemi di salute mentali e fisici, compresa la perdita dell’udito, che tuttavia non gli impedirono di continuare a scrivere alcune delle sue più celebri composizioni. A suscitare un lungo dibattito sono state anche le cause presunte della morte, avvenuta a Vienna il 26 marzo del 1827, a 56 anni.
La nuova ricerca
Un recente studio, condotto da un gruppo di ricerca internazionale e coordinato da Tristan J. A. Begg del Dipartimento di archeologia dell’Università di Cambridge, ha contribuito a fare chiarezza sulle cause della morte di Beethoven. I risultati sono stati pubblicati il 22 marzo 2023 sulla rivista Current Biology. Attraverso un’analisi di sequenziamento del DNA contenuto in cinque ciocche di capelli attribuite al musicista, è stato possibile raccogliere alcune informazioni su alcuni fattori di rischio “scritti” in tale materiale genetico. In precedenza le indagini medico-storiche che hanno portato a formulare ipotesi sulla salute di Beethoven si erano basate soprattutto sulle lettere e i diari del musicista, su testimonianze di contemporanei, sui resoconti di un’autopsia e sulle analisi dei resti condotte in seguito a due esumazioni, del 1863 e del 1888. Altre ricerche sono state condotte su resti di capelli e frammenti di cranio, che però sono stati ritenuti, in alcuni casi, di provenienza dubbia o non autentici.
I risultati
L’indagine ha permesso di giungere ad alcune, seppur parziali, conclusioni. Da un lato, le analisi non hanno consentito, per esempio, di rilevare una spiegazione genetica alla quale si possa ricondurre la perdita dell’udito di Beethoven, come pure i suoi problemi gastrointestinali. I progressi futuri nell’analisi genomica potrebbero però colmare questa lacuna.
Dall’altro lato lo studio del genoma ha consentito di approfondire le cause della grave malattia epatica che aveva colpito il musicista, culminata nella cirrosi che ne ha, possibilmente, determinato la morte prematura. In particolare, il gruppo di ricerca ha individuato la presenza di fattori genetici di rischio che predispongono alle malattie del fegato e di un’infezione da epatite B che avrebbe aggravato ulteriormente il quadro. A questi elementi si aggiungono le informazioni, giunte da testimonianze storiche attendibili, sulla tendenza di Beethoven ad abusare di bevande alcoliche. La cirrosi epatica, quale possibile causa della morte di Beethoven, potrebbe essere dunque, plausibilmente, l’esito della somma di tre fattori: un significativo rischio ereditario, l’infezione da virus dell’epatite di tipo B e il consumo di alcolici. I risultati dello studio si allontanano così dalle teorie che attribuiscono la morte di Beethoven ad altre cause, come, per esempio, una grave intossicazione da piombo, ipotizzata in ricerche precedenti.
Tuttavia il gruppo di ricerca preferisce mantenere una certa cautela sulle conclusioni, parlando di ipotesi plausibile e non di certezza assoluta, dal momento che per questo occorrerebbero informazioni più precise, per esempio sulla quantità di alcol assunta dal musicista.