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Storia della medicina – Che cosa sappiamo davvero d’Ippocrate?

In Occidente è considerato il fondatore della medicina scientifica e un patrono laico dell’intera comunità medica. Incarna le qualità di un buon dottore, che valgono ora come 2.500 anni fa, tanto che i suoi eredi giurano sul suo nome. C’è solo un problema: l’Ippocrate che crediamo di conoscere è un ideale, e non una persona concreta

“Camminare è la miglior medicina”

“Lascia che il cibo sia la tua medicina”

“Per prima cosa, non nuocere”

Ippocrate (?)

Citare persone famose è una moda senza tempo; peccato che molte volte le frasi che usiamo non siano davvero state pronunciate da chi pensiamo. Nel caso di Ippocrate possiamo andare sul sicuro: qualunque massima gli vediamo attribuita, come quelle qui sopra, non può essere sua. Del medico vissuto nella Grecia classica, infatti, sappiamo a malapena che è esistito. L’Ippocrate “padre della medicina” è una costruzione successiva, e molto più tarda. Tutto quello che crediamo di sapere su di lui, citazioni incluse, deriva da questa mitopoiesi che continua indisturbata da millenni.

Ma questo rende la storia – o le storie – che sono state raccontate su Ippocrate ancora più interessanti per la storia della medicina: a quanto pare anche gli scienziati hanno bisogno di eroi.

Quali sono le fonti storiche su Ippocrate

Nel suo libro Hyppocrates Now, la classicista e storica della medicina Helen King scrive nel primo capitolo, intitolato Che cosa sappiamo su Ippocrate, solo due frasi: “Ippocrate è vissuto nella Grecia classica ed è stato associato con l’isola di Kos. Si è guadagnato una reputazione come scrittore e medico”. Fine del capitolo. Più avanti nel libro, la studiosa spiega che sarebbe stato addirittura meglio usare una pagina bianca per veicolare meglio il messaggio.

Per gli addetti ai lavori, infatti, non ci sono dubbi: non sappiamo quasi nulla di quest’uomo. Un medico di nome Ippocrate è stato nominato due volte da Platone e una volta da Aristotele, autori a lui contemporanei. Il Corpus Hippocraticum, una collezione eterogenea di trattati medici scritti tra il IV e il V secolo a.C., sono evidentemente da attribuire ad autori diversi e anonimi. Nessuno sa per certo chi (e quando) abbia raccolto questi trattati e come mai siano stati tramandati come scritti d’Ippocrate. Di sicuro, nessuno dei testi gli può essere attribuito con certezza.

E quindi, anche se è vero che nel Corpus si parla effettivamente di medici che non devono “fare del male”, non sappiamo chi abbia scritto quelle parole. In ogni caso, non appaiono in una forma simile a quella resa popolare (e memorabile) dalla citazione. Nel Giuramento, per esempio, troviamo “Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa”, un’espressione che si presta meno a diventare un meme.

Allo stesso modo, nel Corpus si parla sia di dieta sia di esercizio fisico, ma non c’è traccia di raccomandazioni così nette come quella citata in apertura di questo articolo. Anzi, potremmo perfino pescare frasi in contrasto con le popolari citazioni, per esempio “chi beve vino e chi beve acqua, chi mangia pane d’orzo e chi mangia pane di frumento, chi fa molta attività fisica e chi fa poco sono tutti affetti da malattia”. Ma anche citando alla lettera non ha senso attribuire qualcosa a Ippocrate visto che, come si è detto, non sappiamo chi fossero gli autori del Corpus.

Allo stesso modo, tutto quello che crediamo di sapere della vita di Ippocrate è stato inventato, incluse le date di nascita e di morte (di solito quelle più citate sono 460-377 a.C.). Solo a partire dall’Età ellenistica, infatti, compaiono scritti che contengono dettagli biografici, ma sono creazioni più letterarie che storiche, e includono elementi palesemente mitologici. Forse il loro scopo era celebrare Kos e i suoi medici attraverso le gesta di un loro illustre esponente. In questi testi, Ippocrate ha antenati divini, Asclepio ed Eracle, ed è protagonista di storie improbabili. Una, per esempio, racconta che Ippocrate debellò la Peste di Atene facendo un grande falò: il fuoco purificò l’aria e la malattia scomparve. Ma a proposito della stessa epidemia, lo storico Tucidide, testimone oculare, disse che tutti i medici erano impotenti.

Un Ippocrate per tutti i gusti

La prima biografia di Ippocrate è opera di Sorano, un altro medico greco che visse ben 500 anni più tardi, nel II secolo d.C. Le fonti a sua disposizione, però, erano le stesse che abbiamo noi oggi: accenni di Platone e Aristotele, trattati medici anonimi e le leggende nate dopo la morte del protagonista. La biografia, che prese il nome di Vita di Ippocrate, non fa altro quindi che proseguire la costruzione di un mito e getta le basi per le biografie successive. È così che Ippocrate ha cominciato a viaggiare nel tempo e nello spazio, e il suo nome è diventato sinonimo di medicina, saggezza e rettitudine.

Galeno, il grande medico vissuto nella Roma imperiale e contemporaneo di Sorano, faceva appello in continuazione all’autorità di Ippocrate per propugnare le sue idee. Per esempio, probabilmente abbiamo sentito dire che, secondo Ippocrate, nel corpo umano esistevano quattro umori: bile nera, bile gialla, flegma e sangue; sarebbe lo sbilanciamento tra questi fluidi a causare le malattie. È la famosa “teoria degli umori” che, guarda caso, anche Galeno sosteneva, e che dominerà i secoli successivi. Ma i quattro umori sono citati solo in uno dei trattati del Corpus, mentre in altri scritti della collezione il numero di umori cambia e vengono avanzate altre teorie. Per Galeno, se un trattato del Corpus gli dava ragione era sicuramente del grande Ippocrate, altrimenti era di un anonimo (e quindi sbagliato). Secondo Helen King, potremmo considerare Galeno un po’ come il “profeta” di Ippocrate, ma anche oggi molti invocano il “padre della medicina” con lo stesso scopo. Non importa che si parli di medicina propriamente detta o delle tante pseudomedicine: tutti vogliono avere Ippocrate dalla loro parte.

La verità sul giuramento

Un esempio è il famoso Giuramento. Molti di noi pensano che lo abbia scritto Ippocrate in persona e che costituisca un rito di passaggio fondamentale e solenne per tutti gli addetti alla professione. A partire dall’Ottocento, si è effettivamente diffusa l’usanza di un giuramento professionale che prende spunto da quel testo, ma le parole sono state modificate molte volte in modo che fossero più in linea con l’etica corrente. Inoltre abbiamo già detto che non conosciamo gli autori del Corpus, e quindi nemmeno del trattato conosciuto come “il Giuramento”. Si continua però a chiamarlo “d’Ippocrate”, di nuovo per sottolineare il legame col padre della medicina (e anche se alcuni passaggi sono contraddetti dai contenuti di altri scritti del Corpus).

L’atto del Giuramento in sé non è così importante come molti credono: nonostante sia molto citato nella retorica giornalistica, anche in Italia non è più obbligatorio, e in America i giovani medici possono perfino recitare alle cerimonie un giuramento personale. C’è chi per questo ha gridato allo scandalo, ma di sicuro non basta pronunciare poche frasi in onore di una sfuggente autorità del passato per impegnare un medico a un’etica che, per fortuna, è ben più complessa di quella esposta del Giuramento (anche nelle versioni aggiornate).

La lezione di Ippocrate

L’importanza del personaggio di Ippocrate nella storia della medicina non è però in discussione. Gli scritti del Corpus dimostrano quanto fosse varia l’arte medica del suo tempo, ma c’era ugualmente bisogno di un “padre fondatore” a cui rifarsi. Ippocrate è diventato così un personaggio letterario e come tale è stato utilizzato da più autori per diversi scopi, eppure il suo impatto è stato tanto significativo che oggi chiunque, a partire dai medici, crede di sapere qualcosa su di lui e il suo nome suscita ovunque rispetto e deferenza. E ancora non abbiamo smesso di inventare storie sul suo conto.

Lo sa bene la professoressa Helen King, che in Hippocrates now descrive l’evoluzione nel tempo della pagina di Wikipedia dedicata al medico greco: per molto tempo l’enciclopedia online ha riportato, in diverse versioni, che Ippocrate sarebbe stato rinchiuso in prigione per 20 anni, ma questo non appare in nessuno degli scritti “Ippocratici”. Si tratta quindi di una storia nuova, intorno alla quale sono già state costruite nuove narrazioni. La professoressa paragona il fenomeno a quello delle fan-fiction, testi in cui autori dilettanti inventano storie incentrate su di un personaggio che appartiene a un certo canone. Certo, in pochi si aspettano che questo riguardi anche il “padre della medicina”.

Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, si è formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrive o ha scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Chiara.eco, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Cura la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collabora dalla fondazione con Pikaia, il portale dell’evoluzione diretto da Telmo Pievani, dal 2021 ne è il caporedattore.
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