Pensavo fosse stress, invece era un batterio. Succedeva spesso, prima degli anni Ottanta, che bruciori di stomaco, ulcere e altri problemi del canale digerente fossero attribuiti ad ansia e tensioni varie. In realtà si è poi scoperto che dietro molti di quei casi si nascondeva un’infezione da Helicobacter pylori. Ecco per punti che cos’è questo batterio, come si diagnostica, cosa provoca e come si cura.
Nel corso del tempo, i progressi della scienza hanno consentito di correggere alcune idee tanto diffuse quanto imprecise, di scoprire il ruolo di batteri, virus e altri microrganismi nello sviluppo di malattie molto comuni e di compiere fondamentali passi avanti per la loro diagnosi, prevenzione e cura.
È il caso, per esempio, dell’ulcera peptica, una lesione infiammatoria nella mucosa dell’apparato digerente, il cui legame con il batterio Helicobacter pylori (H. pylori) è emerso in modo chiaro solo negli ultimi decenni, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Ecco qui di seguito alcuni aspetti interessanti relativi a questo microrganismo e alle patologie che innesca.
1. Che cos’è Helicobacter pylori
Si tratta di un piccolo batterio gram-negativo, lungo da 2,5 a 5 micrometri circa, dotato di flagelli che gli consentono di muoversi. H. pylori è in grado di colonizzare la mucosa dello stomaco poiché resiste all’ambiente estremamente inospitale e acido creato dai succhi gastrici. La scoperta della sua presenza in quest’organo inospitale ha contribuito a sfatare il mito per cui l’alta acidità dello stomaco non avrebbe permesso la proliferazione batterica. Al contrario, oggi sappiamo che più della metà (secondo alcune stime, addirittura i due terzi) della popolazione mondiale ospita nel proprio stomaco una colonia di H. pylori. Fortunatamente, l’infezione è spesso asintomatica, ma in alcuni casi può dare origine a disturbi.
2. Il collegamento con i problemi gastrici e il Nobel
La scoperta del batterio e, in particolar modo, del suo ruolo nello sviluppo dell’ulcera peptica e della gastrite si deve a due medici australiani, Robin Warren e Barry Marshall, insigniti del premio Nobel per la fisiologia o la medicina nel 2005. Prima dei loro studi, si riteneva che a causare le due patologie a carico dello stomaco fossero abitudini poco igieniche e salutari e lo stress. Oggi sappiamo che questi fattori contribuiscono senz’altro sia alla diffusione dell’infezione sia all’aggravamento dei sintomi. Tuttavia la presenza del batterio è determinante per l’insorgenza della malattia.
I due ricercatori, attivi tra gli anni Settanta e Ottanta, notarono innanzitutto la presenza di colonie batteriche nelle biopsie di tessuti di pazienti che soffrivano di ulcera. Dopo aver esaminato dei campioni di mucosa su piastre di coltura cellulare, all’esame al microscopio, osservarono la proliferazione proprio delle colonie di H. pylori. Lo scetticismo della comunità scientifica verso la possibile origine batterica di gastrite e ulcera rimaneva tuttavia forte. Per convincere i colleghi più increduli, Barry Marshall decise di bere dell’acqua in cui aveva disperso una coltura batterica di H. pylori per sperimentare su di sé il nesso causale tra questo microrganismo e le patologie dello stomaco. In breve tempo sviluppò i sintomi di una forte gastrite, poi rapidamente risolti con una terapia antibiotica. Negli anni successivi, la comunità scientifica riconobbe la validità dell’intuizione e dell’esperimento compiuto da Marshall su se stesso. La scoperta del batterio era stata anticipata, alla fine del diciannovesimo secolo, dalle osservazioni eseguite nei cani dal patologo Giulio Bizzozero, che però non ne aveva compreso l’importanza.
3. Come si manifesta l’infezione
Tra i sintomi di una gastrite cronica o di un’ulcera peptica, causata da un’infezione di H. pylori, ci possono essere bruciore di stomaco, difficoltà digestive, vomito, nausea, perdita di appetito e reflusso gastroesofageo. Si tratta, in generale, di condizioni che hanno un forte impatto sulla qualità della vita dei pazienti e alle quali è importante trovare rimedio. L’infezione costituisce inoltre un importante fattore di rischio per il tumore dello stomaco e per altri tipi di cancro, come il linfoma MALT.
4. Come si effettua la diagnosi
Quando si presentano questi sintomi, la presenza di un’infezione da H. pylori può essere diagnosticata attraverso alcuni esami specifici: tra quelli non invasivi c’è il test del respiro (dall’inglese breath test), che viene eseguito dopo la somministrazione di urea marcata con carbonio-13. Attraverso un campione di feci si può, inoltre, ricercare l’antigene fecale di H. pylori, mentre esami del sangue mirati possono mostrare la presenza di anticorpi che indicano un’infezione in corso o pregressa.
Le tecniche invasive comprendono, invece, esami endoscopici, come per esempio la gastroscopia, che permette di prelevare frammenti della mucosa gastrica da sottoporre a ulteriori analisi. Tra queste ultime ci sono il test rapido all’ureasi, l’esame istologico e colturale con eventuale antibiogramma per valutare la risposta a diversi tipi di antibiotici.
5. Come si cura
Le infezioni asintomatiche da H. pylori non richiedono, di solito, di essere trattate. In caso invece sia necessario intervenire, il medico sceglierà lo schema terapeutico più adatto al singolo caso, usando alcuni antibiotici in combinazione con farmaci cosiddetti inibitori di pompa protonica, che riducono la produzione di acido cloridrico nello stomaco. Al termine del trattamento, è importante eseguire nuovi esami per essere certi che il batterio sia stato eradicato.
Per quanto riguarda la prevenzione, sono attualmente in fase di studio dei vaccini contro il batterio. In generale è importante seguire le norme igieniche di base, comprese quelle relative alla conservazione degli alimenti. Infatti, i fattori di rischio più significativi per l’infezione sono lo stato socioeconomico, le condizioni igienico-sanitarie, la contaminazione degli alimenti e dell’acqua. In molti Paesi dove queste condizioni sono migliorate, anche l’incidenza delle infezioni da H. pylori è diminuita nella popolazione.