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Un punto sul long Covid

A tre anni dallo scoppio della pandemia, cosa abbiamo imparato – e cosa ancora non sappiamo – sulla “scia” che l’infezione può lasciare nel corpo di alcune persone colpite dal virus SARS-CoV-2.

In diverse persone la malattia Covid-19, causata dal virus SARS-CoV-19, ha lasciato una scia duratura. Fin dai primi mesi dall’identificazione del nuovo agente patogeno e della relativa malattia è emerso che in alcuni pazienti i sintomi della malattia tendono a durare nel tempo, con notevoli ripercussioni sulla vita delle persone. Nel corso degli ultimi tre anni, profondamente segnati dalla pandemia, questi strascichi hanno preso il nome di “long Covid”. I numerosi studi scientifici al riguardo hanno consentito di trarre qualche conclusione su alcune caratteristiche di questa condizione patologica, la cui gestione è una sfida importante per le persone colpite e per i servizi sanitari delle varie nazioni.

Una recente revisione della letteratura scientifica, pubblicata sulla rivista Nature Reviews Microbiology a gennaio 2023, ha fatto il punto sui dati emersi finora sul long Covid. Esaminiamo, quindi, lo stato dell’arte in materia sulla base di quanto riportano gli autori.

Che cos’è il long Covid e in quanti casi di infezione si verifica

La sindrome del long Covid presenta un quadro complesso, dato che colpisce diversi organi e apparati ed è caratterizzata da una serie di sintomi disparati, accomunati da effetti profondamente debilitanti nei pazienti colpiti. Adoperando una stima piuttosto prudente, pare che i casi di Long Covid sono circa il 10 per cento dei casi di infezione da Sars-CoV-2 censiti. Poiché non tutti i casi di Covid-19 sono stati registrati, è possibile che il long Covid sia più diffuso.

Come le cronache hanno spesso riportato, le conseguenze del Covid-19 sulla salute hanno avuto anche un forte impatto sulle capacità lavorative di molte persone, tanto da poter parlare di un problema economico su scala globale. Al momento le stime riferiscono che almeno 65 milioni di persone nel mondo soffrano di long Covid e, di conseguenza, abbiano bisogno di una serie di servizi e assistenza che non tutti i sistemi sanitari, sono pronti a offrire. Ciò costituisce un problema di accesso alle cure, dato che il diritto alla salute è fra quelli fondamentali dell’umanità per questo sanciti dalle Nazioni unite.

Il long Covid è associato a tutti i livelli di gravità della malattia e si può verificare a ogni età, con maggiori probabilità tra i 36 e i 50 anni. Anche i bambini, come mostrano i risultati di diversi studi, possono soffrirne. I sintomi riconducibili al long Covid sono più di 200 e si presentano in modo piuttosto variabile da persona a persona. Sintomi e conseguenze della sindrome di long Covid possono essere avvertiti a carico dell’apparato cardiocircolatorio, dei polmoni, del sistema immunitario, del pancreas, del tratto gastrointestinale, del sistema nervoso, dei reni, della milza, del fegato e del sistema riproduttivo. Diversi segni e sono comuni ad altre malattie, in particolar modo all’encefalomielite mialgica o sindrome da fatica cronica, complicando sia la diagnosi sia la gestione del problema. In generale, aver contratto il Covid costituisce di per sé un fattore di rischio per lo sviluppo di altre patologie.

Le ipotesi sulle cause del long Covid

Nel tempo sulle cause del long Covid sono state formulate diverse ipotesi, ancora da confermare. Tra queste, si ipotizza che sia dovuto alla presenza nei tessuti di serbatoi persistenti del virus Sars-CoV-2 oppure ad alterazioni del sistema immunitario, con o senza la riattivazione di patogeni preesistenti, come gli herpesvirus o il virus di Epstein-Barr.

Si è anche preso in considerazione il cosiddetto “mimetismo molecolare”, ovvero una reazione abnorme del sistema immunitario simile a ciò che accade nelle malattie autoimmuni. Esso dipende dal fatto che un virus può assomigliare, in alcune sue parti, a componenti proprie dell’organismo. Il sistema immunitario, dopo avere attaccato il virus, continua a colpire in modo persistente anche quelle molecole o tessuti propri che gli somigliano. Questo meccanismo spiegherebbe anche la maggiore documentazione di danni da long Covid nel genere femminile, dove la risposta immunitaria è più forte e le malattie autoimmuni più frequenti. Vi è poi l’impatto del long Covid sul microbiota, sulla coagulazione del sangue e sulla trasmissione nervosa.

Le conseguenze

Molte delle conseguenze del long Covid sui diversi tessuti e organi sono state attribuite, più che alla diretta infezione delle cellule da parte del virus, alla persistente risposta infiammatoria indotta dal sistema immunitario. Per quel che riguarda il sistema circolatorio, è stato evidenziato un aumento del rischio di trombosi e un’alterazione delle cellule del sangue, che può ridurre il trasporto di ossigeno. È anche stata segnalata una riduzione a lungo termine della densità dei capillari. Inoltre diversi studi hanno messo in evidenza danni in più organi quale conseguenza del Covid-19, come pure un aumento dell’incidenza di varie malattie.

Tra i sintomi più frequenti del long Covid ci sono quelli neurologici e cognitivi, come la perdita di memoria, l’annebbiamento mentale, un generale deterioramento delle facoltà cognitive, vertigini, disturbi sensomotori e parestesia. Questo genere di sintomi ha un forte impatto sulla qualità della vita e può compromettere la salute mentale. Molto impattanti sono anche l’alterazione dell’olfatto e del gusto protratta nel tempo e una stanchezza persistente. In molti casi è stata, in effetti, documentata una notevole somiglianza tra il long Covid e la sindrome da fatica cronica, facendo ritenere che quest’ultima possa essere, in alcuni casi, scatenata dal virus e sovrapporsi a esso.

Conseguenze a lungo termine di Covid-19 sono anche a carico del sistema riproduttivo, per esempio sono state registrate alterazioni del ciclo mestruale e della fertilità, oltre a casi di disfunzione erettile, di riduzione del numero e della motilità degli spermatozoi nel liquido seminale, con modificazioni della loro morfologia.

I problemi respiratori e il danneggiamento dei tessuti polmonari sono tra i disturbi più spesso lasciati in eredità dal Covid, ma sono frequenti anche quelli gastrointestinali, possibilmente associati alle alterazioni del microbiota in seguito all’infezione. La comparsa e la persistenza dei diversi sintomi è estremamente variabile, e anche per questo la prognosi è assai incerta. Pur nei limiti di quanto è noto finora, sembra che poche persone con long Covid arrivino a un recupero completo.

Le prospettive terapeutiche

Le attuali opzioni terapeutiche sono ancora insufficienti, soprattutto perché nella maggior parte dei casi sono basate su studi ancora preliminari. Per ora si ritiene che alcuni protocolli terapeutici in uso per altre patologie potrebbero essere efficaci anche nella cura di alcuni sintomi del long Covid. Tuttavia occorreranno altri ampi studi clinici per sperimentare i trattamenti più promettenti. Per farlo sarà necessario superare alcuni problemi che si presentano in generale negli studi clinici, tra cui il coinvolgimento dei pazienti nelle ricerche e l’inclusione di rappresentanti di tutte le popolazioni che possono essere colpite, senza discriminazioni. Bisognerebbe inoltre migliorare gli strumenti diagnostici e la formazione del personale medico e sanitario perché possa fornire la migliore assistenza possibile ai pazienti, senza gli errori e le sottovalutazioni che in questi tre anni sono stati spesso riportati.

Anna Rita Longo
Insegnante e dottoressa di ricerca, membro del board dell’associazione professionale di comunicatori della scienza SWIM (Science Writers in Italy), socia emerita del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), collabora con riviste e pubblicazioni a carattere scientifico e culturale.
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