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Cinque cose da sapere sui gatti

I gatti sono animali unici, ma alcune delle loro capacità possono mettere in pericolo la biodiversità cittadina e non. Ecco 5 cose che forse non sapevi sui gatti.

Il gatto domestico, in gergo zoologico Felis catus, convive con la nostra specie da migliaia di anni ed è presente in tutto il mondo. Per lungo tempo gli zoologi si sono domandati come questi piccoli felini riuscissero a fare le fusa o ad atterrare sempre in piedi. Negli ultimi anni però i gatti hanno attirato l’attenzione perché possono rappresentare un pericolo e una minaccia per la biodiversità, in particolare nelle città dove sono molto numerosi. Vediamo insieme gli interrogativi e le risposte degli scienziati su questa specie così amata dagli esseri umani.

Perché i gatti fanno le fusa?

Sappiamo che fanno le fusa quando interagiscono con altri gatti e con noi umani, tuttavia non è ancora chiara la ragione di questo comportamento così comune. Secondo l’etologo John Bradshaw della Scuola veterinaria dell’Università di Bristol, i gatti fanno le fusa per lanciare dei segnali e attirare l’attenzione, che sia della loro mamma o degli umani che li accudiscono.

Se avete mai accarezzato la parte sotto la testa di un gatto domestico, avete ben chiaro di cosa stiamo parlando. Per fusa si intende quel suono, continuo e a bassa frequenza, che i gatti producono quando inspirano ed espirano l’aria.

La capacità di fare le fusa potrebbe dipendere dalla presenza dello ioide, un ossicino vicino alle corde vocali e alla base della lingua. In alcuni grandi felini quest’osso è flessibile, poiché è composto anche da cartilagine, e muovendosi consente di produrre un fragoroso ruggito, mentre nei gatti è completamente ossificato. La conseguenza di questa conformazione rigida è la capacità di produrre il tipico, piacevole rumore che chiamiamo fusa.

Perché di notte gli occhi dei gatti vedono e brillano?

Se vedete gli occhi dei gatti brillare al calar della notte è grazie al cosiddetto tappeto lucido, in latino tapetum lucidum. Si tratta di uno strato riflettente situato nella parte posteriore dell’occhio, dietro la retina. La luce passa attraverso la retina e viene riflessa da questa struttura, come uno specchio. La sua funzione è di amplificare la capacità di vedere di notte da parte dei bastoncelli, le cellule nervose sensibili alla luce presenti in tutti i mammiferi e in maggiore concentrazione nella zona periferica della retina.

Funziona così: in mancanza di luce, i muscoli dell’iride, la parte dell’occhio colorata, si contraggono facendo dilatare le pupille, che nei gatti hanno una forma verticale. Questa dilatazione induce una maggiore pressione sul tapetum lucidum, che porta a modificarne temporaneamente la conformazione e permette di riflettere diverse lunghezze d’onda della luce. È così che i gatti, ma anche altri animali come le renne, riescono a vedere e a muoversi con agilità anche di notte.

Perché i gatti sono una minaccia per la biodiversità?

I gatti domestici e randagi rappresentano una minaccia per la biodiversità non solo cittadina, perché sono una specie predatrice. Nei parchi e nei cortili soprattutto delle città, dove sono particolarmente numerosi, possono attaccare e uccidere uccelli, ma anche insetti e rettili. Tra gli uccelli, i più vulnerabili sono i granivori come i passeri e i verzellini che, alimentandosi a terra, diventano facili prede.

Secondo le stime di Scott R. Loss, dello Smithsonian Conservation Biology Institute e National Zoological Park di Washington, negli Stati Uniti i gatti uccidono ogni anno un numero di uccelli variabile tra 1,4 e 3,7 miliardi e di mammiferi tra 6,9 e 20,7 miliardi.

I risultati di uno studio europeo, pubblicati sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution, confermano che anche in Italia questa specie rappresenta un pericolo per la fauna selvatica. Secondo i ricercatori, nel nostro Paese i gatti domestici possono uccidere esemplari di almeno 207 specie, delle quali 34 sono indicate come “minacciate” o “quasi minacciate” dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN).

Perché i gatti mangiano erba?

Chi ha un gatto sa che nessuna pianta è al sicuro con loro nelle vicinanze. I gatti infatti sono carnivori, ma mangiano anche l’erba. Si è spesso diffusa l’ipotesi che l’erba li aiuti a liberarsi, attraverso il vomito, dei peli ingeriti quando si leccano. Ma questa sembra essere soltanto una supposizione. Secondo i risultati di una ricerca condotta da alcuni ricercatori della UC Davis, questa abitudine potrebbe essere un riflesso di una predisposizione innata degli antenati selvatici. Questi, infatti anche se erano prevalentemente carnivori, mangiavano regolarmente piante indigeste, probabilmente per favorire l’eliminazione di parassiti intestinali.

Perché i gatti cadono in piedi?

Per rispondere a questo quesito è stato determinante l’avvento della cronofotografia, una tecnica che permette di fotografare più posizioni di un soggetto in movimento a intervalli di tempo ravvicinati. Infatti solo quando è stato possibile immortalare le cadute di molti gatti, si è cominciata a comprendere la meccanica dell’atterraggio. Si è così capito che i gatti non sfidano le leggi della fisica. Nel 1969 i ricercatori T.R. Kane e M.P. Scher dell’Università di Stanford, in California, chiarirono il fenomeno nell’articolo, dal titolo in italiano: “Una spiegazione dinamica del fenomeno del gatto che cade”.

Durante la caduta, la parte anteriore del corpo ruota in una direzione, mentre la parte posteriore nella direzione opposta, muovendosi su due assi di rotazione diversi. Il merito è del corpo sinuoso e della spina dorsale particolarmente flessibile. Questa dinamica di rotazione è stata battezzata piega e torci, perché prevede che il gatto prima raccolga verso di sé le zampe inferiori, ruotando più velocemente la parte anteriore del corpo, e che poi esegua il movimento opposto, ovvero che raccolga le zampe posteriori e raddrizzi la parte anteriore del corpo. Il meccanismo è simile a quello dei pattinatori che, quando eseguono le piroette, avvicinano le braccia al corpo per roteare più velocemente. Allo stesso modo i gatti avvicinano le zampe anteriori al corpo per girare più rapidamente l’altra metà e viceversa. Infine al momento dell’atterraggio, distendono le quattro zampe per arrestare la rotazione.

Nel corso dell’evoluzione, i gatti hanno verosimilmente sviluppato queste capacità sugli alberi, dove vivevano per la maggior parte del tempo quando erano animali selvatici. È probabile che sia stato essenziale per la loro sopravvivenza riuscire a sviluppare la capacità di cadere senza provocarsi traumi e ferite.

Simona Regina
Giornalista professionista, lavora come freelance nel campo della comunicazione della scienza. Scrive di salute, innovazione e questioni di genere e al microfono incontra scienziati e scienziate per raccontare sfide e traguardi della ricerca. People Science & the City è tra le trasmissioni che ha curato e condotto su Radio Rai del Friuli Venezia Giulia. Elogio dell'errore la sua ultima avventura estiva. Su Rai Play Radio il podcast che ha realizzato per Esof2020 che racconta Trieste città europea della scienza: Magazzino 26. Ogni anno si unisce all'equipaggio del Trieste Science+Fiction Festival per coordinare gli Incontri di futurologia, quest'anno approdati sul web come Mondofuturo.
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