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Microplastiche nell’aria

I minuscoli inquinanti dovuti del degrado dei materiali plastici si ritrovano anche dispersi nell’aria, dove interagiscono con la luce solare e hanno probabilmente un impatto sui cambiamenti climatici. I risultati del primo studio incentrato sul tema sono stati appena pubblicati sulla rivista Nature.

Le microplastiche sono frammenti piccolissimi di plastica, dovuti al degrado di materiali plastici. Hanno diametro indicativamente compreso tra i 5 millimetri e i 100 nanometri (le particelle di dimensioni inferiori sono invece dette nanoplastiche), e sono stati riscontrati pressoché ovunque: dai fondali degli oceani alle cime delle montagne, dalle megalopoli ai luoghi più remoti del pianeta. Perfino nell’aria che respiriamo.

Gli studi per valutare la loro possibile tossicità e gli eventuali effetti sulla nostra salute sono in corso. Intanto, una ricerca guidata da scienziati dell’università di Canterbury (Nuova Zelanda), i cui risultati sono stati pubblicati a fine ottobre sulla rivista scientifica Nature, focalizza l’attenzione sulla salute del pianeta e, in particolare, sull’impatto che questi inquinanti dispersi nell’aria possono avere sul clima terrestre.

Microplastiche e clima

Poliestere, polietilene, polipropilene, fibre acriliche e resine: secondo il gruppo che ha condotto lo studio è probabile che frammenti di questi materiali presenti nell’aria influiscano direttamente sui cambiamenti climatici. Del resto, come ha spiegato Laura Revell, chimica dell’atmosfera e docente di fisica ambientale dell’Università di Canterbury, nonché coordinatrice del gruppo di ricerca, “le microplastiche possono influenzare il clima, dato che assorbono, emettono e diffondono le radiazioni, al pari di altri componenti dell’atmosfera come polvere o gas serra”. Nello specifico, queste particelle possono raffreddare o riscaldare sia la superficie, alterando la quantità di energia che la raggiunge, sia l’atmosfera, modificando la quantità di energia che quest’ultima assorbe.

A proposito dell’interazione tra cambiamento climatico e inquinamento atmosferico, è noto che l’aerosol atmosferico può influenzare l’equilibrio del sistema radiativo che governa il clima del pianeta. In altre parole, come chiarisce anche l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’aerosol atmosferico può influenzare il clima in modi diversi e complessi attraverso l’interazione con la radiazione e le nuvole, in quanto assorbe e riflette la luce solare modificando il bilancio radiativo della Terra.

Il cosiddetto “scattering, cioè la dispersione dovuta all’aerosol, favorisce per esempio il raffreddamento del sistema climatico, mentre l’assorbimento di radiazione da parte del materiale particolato ha l’effetto opposto e tende a riscaldare il sistema. “La maggior parte dei tipi di aerosol presenti nell’atmosfera terrestre disperde la luce” puntualizza Ravell, paragonandone l’azione a tante minisfere da discoteca che riflettono la luce solare nello spazio, con un effetto di raffreddamento sul clima terrestre, “a eccezione del black carbon (o fuliggine), che invece assorbe la luce solare e ha un effetto riscaldante”.

Il bilancio tra raffreddamento e riscaldamento dipende dalle specifiche proprietà dell’aerosol (in relazione alla capacità di assorbire o riflettere la radiazione solare) e, ovviamente, dall’abbondanza delle particelle in atmosfera. In un precedente studio, Ravell aveva documentato per la prima volta la presenza di particelle di microplastiche nell’aria della Nuova Zelanda, aggiungendo ulteriori prove sulla loro pervasività. In questa nuova ricerca prova a chiarire come le microplastiche sospese nell’aria interagiscono con l’atmosfera.

Riscaldano o raffreddano l’atmosfera?

Per calcolare gli effetti climatici globali delle microplastiche trasportate dall’aria, lo studio neozelandese ha utilizzato modelli climatici, i cui risultati suggeriscono che le microplastiche da un lato disperdono la luce solare nella porzione più bassa dell’atmosfera, con conseguente effetto di raffreddamento sul clima, dall’altro possono assorbire le radiazioni emesse dalla Terra, il che significa che contribuiscono, seppur in misura ridotta, anche all’effetto serra.

Attualmente, secondo gli autori, l’impatto delle microplastiche nell’aria sul clima del pianeta è contenuto, ma potrebbe diventare più importante in futuro se la loro presenza continuerà ad aumentare. Le stime indicano che la quantità di plastica presente sul pianeta raddoppierà nelle prossime tre decadi. In ogni caso, anche alla luce dei dati attuali il problema delle microplastiche ci riguarderà verosimilmente per molti anni a venire, già oggi si sono accumulati a livello mondiale almeno cinque miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica. Si tratta perlopiù dei rifiuti presenti nelle discariche e di quelli dispersi nell’ambiente. Col tempo e per effetto dell’esposizione all’aria e alla luce solare questi rifiuti si degraderanno frammentandosi in microplastiche.

“Se la concentrazione media globale di microplastiche nell’aria aumenta ai valori già riscontrati in alcune megalopoli – al momento i livelli più alti sono stati misurati nelle città di Londra e Pechino – allora il loro effetto sul clima sarà significativo e potenzialmente di dimensioni simili ad altri aerosol atmosferici normalmente inclusi nei modelli climatici” spiega Ravell. La ricercatrice sottolinea la necessità di continuare a indagare la questione perché l’interazione tra aerosol e radiazione solare è un fattore da non trascurare nel valutare l’impatto delle attività umane sul clima terrestre, in quanto tale interazione concorre a determinare l’ammontare di energia solare assorbita dal sistema e la distribuzione del riscaldamento tra i vari strati dell’atmosfera e il suolo.

Simona Regina
Giornalista professionista, lavora come freelance nel campo della comunicazione della scienza. Scrive di salute, innovazione e questioni di genere e al microfono incontra scienziati e scienziate per raccontare sfide e traguardi della ricerca. People Science & the City è tra le trasmissioni che ha curato e condotto su Radio Rai del Friuli Venezia Giulia. Elogio dell'errore la sua ultima avventura estiva. Su Rai Play Radio il podcast che ha realizzato per Esof2020 che racconta Trieste città europea della scienza: Magazzino 26. Ogni anno si unisce all'equipaggio del Trieste Science+Fiction Festival per coordinare gli Incontri di futurologia, quest'anno approdati sul web come Mondofuturo.
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