Il nostro Paese è tra quelli in cui l’eccesso di peso è più frequente in Europa. Nonostante i benefici della dieta mediterranea, infatti, fattori come sedentarietà e scarsa consapevolezza contribuiscono alla diffusione del fenomeno: probabilmente occorrono approcci che tengano conto dei diversi fattori di rischio per ridurre l’incidenza di sovrappeso e obesità.
In Italia ogni 10 persone adulte almeno 3 sono in sovrappeso e 1 è obesa. Parliamo di un totale di 17 milioni di adulti in sovrappeso e 4 milioni di individui obesi, che quindi hanno un rischio più alto di condizioni debilitanti e malattie croniche. Queste persone spesso devono fare i conti anche con difficoltà nella sfera psico-sociale e, più in generale, hanno una qualità e un’aspettativa di vita inferiori rispetto a chi rientra in parametri considerati nella norma. Non di rado ai fattori di rischio contribuiscono problemi sociali, di genere e differenze geografiche per cui non sempre tutti sono in grado di condurre una vita sana, non sedentaria e attenta alle proprie condizioni. Questa, perlomeno, è l’immagine che restituiscono i dati raccolti negli ultimi anni in diverse ricerche. Dati che oltretutto collocano il nostro Paese tra quelli con maggior prevalenza di eccesso di peso (soprattutto in età infantile) in Europa.
Di seguito cerchiamo di proporre un quadro complessivo, che potrà aiutare ragionare non solo in termini di quanto e che cosa mangiamo, ma anche di abitudini, contesti e cultura.
Il peso dei numeri
Una riflessione sulle dimensioni del problema del sovrappeso e dell’obesità in Italia viene dall’ultimo Bollettino epidemiologico nazionale curato dall’Istituto superiore di sanità (ISS). La pubblicazione è basata sui dati delle reti di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, che raccolgono informazioni su salute e fattori di rischio legati ai comportamenti, rispettivamente, di adulti e anziani. Dal resoconto emerge che nel biennio 2020-2021 il 33 per cento circa degli adulti residenti nel nostro Paese era in sovrappeso e il 10 per cento obeso: più di 4 adulti su 10. Numeri allarmanti, ma che non sono una novità, dato che sono almeno 15 anni che la prevalenza di questi problemi è in continua e costante crescita.
Tra gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che si trovano nella macro-regione indicata come Europa Occidentale, che comprendono anche Stati al di fuori dell’Unione Europea come Turchia, Israele e altri, sono quasi due terzi (il 59 per cento) gli adulti in sovrappeso o obesi, con Turchia, Malta, Israele e Regno Unito ai primi posti e una prevalenza nettamente più marcata per gli uomini. Anche all’interno dello stesso Stivale vi sono rilevanti differenze, con le regioni del Sud che riportano i dati peggiori. La Campania ha la più alta prevalenza di sovrappeso e obesità, andando ben oltre i valori medi nazionali (con 38 per cento di persone sovrappeso e 12 per cento obese). L’eccesso ponderale e soprattutto il sovrappeso hanno anche in Italia una prevalenza maggiore tra gli uomini (51,5 per cento contro 34,5 per cento delle donne). Sono inoltre più frequenti con l’avanzare dell’età: la prevalenza di eccesso ponderale è del 27 per cento circa nella fascia 18-24, raddoppia nei cinquantenni e sfiora il 60 per cento tra i 65-74enni. Solo nelle persone con più di 75 anni il valore non aumenta, ma solo perché superata questa età la composizione corporea spesso cambia per specifiche condizioni o malattie non dovute a fattori modificabili.
I problemi legati al peso sono più diffusi tra le persone svantaggiate: tra chi ha forti difficoltà economiche gli individui obesi sono il doppio rispetto che nella popolazione più abbiente. Sono correlati tra loro anche sovrappeso e titolo di studio: la quota di persone con eccesso di peso è nettamente superiore tra chi ha un basso livello di istruzione rispetto a chi ha una laurea o titoli di studio superiori (il 55 per cento contro il 34 per cento, come riporta il rapporto ISTAT Bes 2022).
La dieta (seppur mediterranea) non basta
Pensando ai comportamenti che possono facilitare il mantenimento di un peso salutare, viene naturale pensare alla dieta mediterranea, che prevede tanta frutta e verdura, il consumo moderato di proteine di origine animale, un buon apporto di pesce, e l’olio extravergine di oliva come fonte principale di grassi. Un regime alimentare che è associato a un buon controllo del peso e che è indicato come il più idoneo a prevenire molti problemi di salute tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e numerose forme di tumore.
Eppure, per quanto avvantaggiati dalla disponibilità degli ingredienti e dalla tradizione, è chiaro che questo tipo di alimentazione non è più seguito da molte persone in Italia. Probabilmente, ciò è dovuto anche all’influenza dell’industria alimentare sui consumatori, in particolar modo i bambini e gli adolescenti, a cui spesso sono dedicate le pubblicità di cibi molto processati, ricchi di grassi e sale, e bevande zuccherate. Emerge inoltre che, oltre a cosa e quanto consumiamo, ci sono altri fattori di rischio, abitudini e comportamenti che concorrono a pesi non salutari.
Conoscersi per prendersi cura di sé
Le scelte e le condizioni che incidono sul nostro peso hanno radici che spesso precedono il momento in cui ci sediamo a tavola. Adottare comportamenti adeguati, come appunto affidarsi a una dieta per perdere peso in eccesso, è più facile, per esempio, se si è consapevoli della propria condizione. Dalle stime più recenti (riferite al periodo 2017-2019) solamente il 26 per cento delle persone con eccesso di peso segue un piano per dimagrire, numero che però sale al 34 per cento tra le persone che si rendono conto di essere in sovrappeso o obese. Avere questa consapevolezza non è scontato, anzi: fra le persone in sovrappeso poco meno della metà (il 49 per cento) reputa di avere un problema di peso. Tra le persone obese la consapevolezza è maggiore, ma non è comunque trascurabile la quota di chi nega il problema: almeno un individuo obeso su 10 ritiene infatti di avere un peso adeguato.
Il ruolo degli operatori sanitari nell’indurre questa consapevolezza può essere cruciale. Se le raccomandazioni provengono da un medico è più probabile che si passi all’azione: sono molte di più le persone in sovrappeso o obese che, dopo una raccomandazione medica, seguono una dieta rispetto a chi non ha ricevuto la stessa indicazione. Tuttavia è definita “bassa, e in riduzione nel tempo” l’attenzione del personale sanitario al problema: nell’indagine meno della metà dei partecipanti con problemi di peso dichiara di aver ricevuto un consiglio di dimagrire dal proprio medico – consiglio che viene diretto soprattutto alle persone obese ma molto meno a chi è in sovrappeso, come se questa condizione non fosse rilevante. L’attenzione del personale sanitario su questi problemi appare peraltro più scarsa proprio nelle regioni del Mezzogiorno, dove il problema è più esteso.
Mettersi in moto
Non ci sono buone notizie nemmeno sul versante del movimento, altro fattore determinante nel controllo del peso. Oltre un terzo della popolazione in Italia (36,3 per cento) non pratica infatti né sport né attività fisica. Il tasso di sedentarietà è oltretutto in aumento, e in modo più significativo nella popolazione tra i 45 e i 64 anni.
Dal punto di vista territoriale, vi è più partecipazione all’attività sportiva nel Nord Italia (41,6%) rispetto al Centro (36,7%) e, soprattutto, al Sud (24%), con le Regioni fanalino di coda Campania, Calabria, Sicilia, Molise e Basilicata, dove ce ne sarebbe invece più bisogno. Sono di più le persone sedentarie tra chi ha un titolo di studio basso (51,9%) rispetto a chi ha conseguito una laurea (21,1%): in linea con quanto osservato per il controllo del peso, anche sul fronte del movimento il ruolo dell’istruzione è un fattore in qualche modo protettivo.
Effetto domino
Se urgono soluzioni urgenti è soprattutto perché il sovrappeso e ancor più l’obesità sono fattori di rischio per condizioni e malattie importanti nelle persone di tutte le età. In primo luogo a carico dell’apparato cardiovascolare, dove sono più frequenti ipertensione, aterosclerosi, ictus, infarto e insufficienza cardiaca. L’obesità è un fattore di rischio di diversi tipi di cancro, tra cui il tumore della mammella, del colon-retto, dell’endometrio, dell’ovaio, del rene, del fegato e del pancreas. La stima in Europa è di oltre 200.000 nuovi casi di tumore legati all’obesità ogni anno, destinati ad aumentare nei decenni a venire.
Un’altra associazione importante è quella con il diabete di tipo 2: l’80-90 per cento dei pazienti con questa patologia è sovrappeso o obeso. La comunità medica è inoltre concorde sul fatto che l’eccesso ponderale predisponga a malattie croniche del sistema respiratorio (asma, apnee nel sonno), del fegato e renali. Non dimentichiamo poi i possibili problemi a carico del sistema muscolo-scheletrico (lombalgia, disturbi articolari) e le implicazioni dell’eccesso di peso sulla salute mentale. Infatti, chi è obeso ha maggiori probabilità di soffrire di depressione, ansia e altri problemi di salute mentale. Covid-19 ha fatto emergere ulteriori criticità per la salute delle persone obese, che hanno un aumentato rischio di complicanze e mortalità nel corso della malattia.
In Italia si stima che l’eccesso ponderale sia legato a oltre 64.000 decessi ogni anno (corrispondenti al 10 per cento circa della mortalità totale), senza contare gli anni vissuti in condizioni di disabilità, nell’ordine delle centinaia di migliaia. In Europa si stimano più di 1,2 milioni di decessi all’anno connessi a questa condizione.
Ripartire da qui
A differenza di altre iniziative, come quelle antifumo, i programmi di prevenzione su questo fronte non hanno avuto un impatto concreto, in Italia così come in molti altri Paesi. E ancora oggi nessuno Stato membro della regione europea dell’OMS è messo bene rispetto agli obiettivi fissati per il 2025 né per il 2030. Urge un nuovo approccio, che tenga conto della complessità dei problemi di peso anche nei loro aspetti sociali e psicologici. Quel che emerge dall’analisi dell’ISS è che l’efficacia delle azioni di contrasto alla diffusione di patologie associate all’eccesso ponderale nel nostro Paese potranno forse avere successo, pur con questi cambiamenti di prospettiva, a condizione che si riescano a raggiungere le persone e che le si aiuti a modificare abitudini e comportamenti lungo tutto il corso della vita, tenendo anche conto delle disuguaglianze.
Vista l’inefficacia di operare per compartimenti stagni, con interventi isolati, l’OMS è inoltre a sostegno di azioni integrate, multisettoriali e multidisciplinari, con un impegno elevato da parte della politica, ma non solo: dobbiamo entrare in un’ottica di responsabilità collettiva nel creare ambienti che favoriscano scelte salutari. Non solo a tavola, non solo in palestra, bensì in ogni contesto di vita: lavorativo, scolastico e del tempo libero. Anziché nasconderci dietro la responsabilità dei singoli.