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Un punto sul vaccino contro la malaria raccomandato di recente dall’Oms

Come si chiama, come funziona, quali prove sono state raccolte sulla sua efficacia e cosa cambia per i Paesi in cui questa malattia così pericolosa è più diffusa.

Una decisione definita “storica dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e con il potere di cambiare la vita di molte persone che abitano le zone più a rischio nel mondo per la malaria, tra cui soprattutto l’Africa subsahariana. Lo scorso 6 ottobre l’Oms ha infatti raccomandato l’uso nei bambini di un vaccino per la prevenzione di questa malattia. La malaria è una delle malattie più letali tra quelle infettive e ogni anno miete oltre 400.000 vittime, moltissime delle quali fra i bambini (quasi il 70 per cento dei morti ha meno di 5 anni). Sempre l’Oms stima che nel mondo ogni due minuti un bambino muoia a causa della malaria.

Di che vaccino si tratta? Cosa sappiamo sulla sua efficacia? E quali conseguenze avrà il provvedimento? Scopriamolo insieme.

Identikit di RTS,S/AS01

Lo sviluppo del vaccino, dal nome commerciale Mosquirix, risale ai tentativi dall’esercito americano di proteggere i militari, in seguito all’esperienza della guerra in Vietnam dove la malaria era molto diffusa. In collaborazione con l’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline, il vaccino è stato ulteriormente messo a punto e testato in ampie sperimentazioni cliniche. Si tratta di un vaccino a subunità proteica, costituito da un antigene che si trova sulla superficie del Plasmodium falciparum, il più letale microrganismo responsabile della malaria. Per ragioni tecniche, nel vaccino questo antigene è stato associato a un altro antigene del virus dell’epatite B. Inoltre al vaccino è stato aggiunto un adiuvante, l’AS01, una sostanza inerte che aiuta il sistema immunitario a prendere nota della presenza antigene.

Una volta somministrato il vaccino, il sistema immunitario riconosce infatti come estranee queste proteine e dà il via alla produzione di anticorpi contro di esse. Nel caso il parassita della malaria entri poi nel flusso sanguigno, in seguito al morso di una zanzara infetta, il sistema immunitario sarà quindi in grado di produrre anticorpi più rapidamente contro questo microrganismo impedendogli di raggiungere il fegato, maturare e moltiplicarsi, limitandone così la capacità di causare la malattia clinica.

RTS,S/AS01 può essere somministrato a partire dai cinque mesi di età, tramite iniezione in un muscolo della coscia o nella spalla, all’altezza del deltoide, in quattro dosi. Le prime tre sono somministrate a un mese di distanza l’una dall’altra, mentre per la quarta si attendono 18 mesi dalla terza iniezione. Per la somministrazione occorre la prescrizione medica.

Un lungo percorso

L’Agenzia europea dei medicinali (Ema), l’ente dell’Unione europea per la valutazione dei farmaci, aveva già approvato questo vaccino nel 2015, in seguito a una serie di studi controllati con placebo che hanno coinvolto più di 15.000 bambini e neonati. I ricercatori hanno dimostrato che il vaccino riduce l’infezione nel 36 per cento nei bambini e nel 28 per cento nei neonati. Una protezione non altissima, ma che in numeri assoluti, data la diffusione e la mortalità della malaria, può comunque salvare molte vite.

I dati di efficacia, buoni ma non ottimi, hanno contribuito a ritardare la raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, arrivata a ottobre 2021. Per l’Oms era infatti fondamentale che venissero condotti ulteriori studi per valutare, anche in termini di costi e benefici per la salute pubblica, gli effetti della somministrazione di massa del vaccino in un contesto più ampio. Gli studi dovevano anche tenere conto delle altre misure di controllo di dimostrata efficacia per la malaria (come per esempio le zanzariere per i letti e i farmaci per trattare la malattia).

Condotti a partire dal 2019, tali studi hanno coinvolto oltre 800.000 bambini residenti in tre Paesi pilota, Ghana, Kenya e Malawi, per un totale di 2,3 milioni di dosi somministrate. I risultati hanno mostrato un sensibile calo dei ricoveri per malaria grave, pari a circa il 30 per cento. Come si diceva sopra, la percentuale in sé può sembrare non altissima, ma in numeri assoluti sono tante le vite che possono essere salvate, visto quanto è diffusa la malattia. Inoltre il vaccino è molto sicuro e la somministrazione di massa può essere implementata con facilità, inserendo il vaccino nei programmi di immunizzazione di routine. Per questo l’Oms ha deciso di raccomandare il vaccino per l’uso nei bambini che vivono nelle regioni più a rischio, cioè i Paesi con un tasso di trasmissione della malaria da moderato ad alto. Proprio in considerazione dei numeri assoluti di morti potenzialmente evitate dal vaccino, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che l’utilizzo di RTS,S/AS01, in aggiunta agli strumenti esistenti per prevenire e curare la malaria, potrebbe salvare decine di migliaia di giovani vite all’anno. A sostegno di questa ipotesi, i risultati di uno studio matematico-statistico, pubblicati sulla rivista Plos Medicine, suggeriscono che se l’intera sequenza di dosi fosse somministrata a tutti i bambini dei Paesi con un’alta incidenza di malaria, il vaccino potrebbe prevenire la morte di circa 23.000 bambini all’anno.

Programmare il futuro

Per sfruttare al massimo il potenziale di questo nuovo strumento di prevenzione – e ridurre sempre più il numero di ospedalizzazioni e di persone morte a causa della malaria – sarà probabilmente necessario elaborare, in futuro, programmi vaccinali scanditi sulle caratteristiche stagionali della malattia di ciascuna zona a rischio. Per esempio, il vaccino ha consentito di ridurre le morti per malaria infantile addirittura del 73 per cento in una parte della sperimentazione nella quale i bambini hanno ricevuto le prime tre dosi nel periodo che precede la stagione delle piogge, quando la malaria raggiunge il picco. La quarta dose è stata poi somministrata prima della stagione delle piogge in uno dei due anni successivi. Il dato è stato riportato in una delle ultime pubblicazioni relative alla sperimentazione sul campo.

Perché il programma vaccinale raccomandato dall’Oms abbia successo, sarà anche necessario che i Paesi abbiano a disposizione risorse sufficienti a sostenere le spese necessarie alle campagne di distribuzione e somministrazione. Considerando un costo indicativo di cinque dollari per dose, i ricercatori hanno calcolato che il lancio e la distribuzione del vaccino nei dieci Paesi africani con la più alta incidenza della malattia si assesterebbe sui 325 milioni di dollari all’anno. In alcuni di questi Paesi, però, già in passato è stato difficile reperire le risorse per altre misure contro la malaria.

Sarà infine fondamentale considerare la necessità di ulteriori fondi di investimento per progetti di comunicazione contro la disinformazione. La raccomandazione del vaccino è, infatti, una buona notizia, ma la strada per rendere questa malattia una storia del passato, specie in Africa, è ancora molto lunga.

Alice Pace
Giornalista scientifica freelance specializzata in salute e tecnologia, anche grazie a una laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche e un dottorato in nanotecnologie applicate alla medicina. Si è formata grazie a un master in giornalismo scientifico presso la Scuola superiore di studi avanzati di Trieste e una borsa di studio presso la Harvard Medical School di Boston. Su Instagram e su Twitter è @helixpis.
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