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La contraccezione attraverso i secoli

La strada che ha portato a sviluppare i contraccettivi così utili ed efficaci di cui disponiamo oggi è costellata di tecnologie spesso inefficaci ma anche molto interessanti da scoprire.

 

Per sua stessa ammissione, Charles Darwin non era un drago in matematica. Nell’Origine delle specie, però, troviamo un calcolo interessante. Partendo da una sola coppia di elefanti africani, una delle specie più lente a riprodursi, il naturalista inglese aveva stimato che, dopo appena 750 anni, ci sarebbero ben 19 milioni di discendenti da quell’unica coppia. I numeri contrastano ovviamente con la realtà, come lo stesso Darwin aveva osservato. Per quanto il calcolo effettuato da Darwin potesse essere impreciso e migliorabile, il suo punto era chiaro: i discendenti reali di una coppia riproduttiva sono molti meno di quelli potenziali. La fertilità, infatti, è limitata dalle condizioni ambientali, cioè dalle risorse disponibili e dalla competizione per accaparrarsele sia tra i membri della stessa specie sia con altri animali. Per esempio, se non c’è abbastanza cibo gli animali si riproducono meno e la mortalità aumenta. L’infanticidio è per esempio un comportamento diffuso in molte specie diverse, e probabilmente si spiega sia come modo di limitare il costo delle cure parentali, sia come prodotto della competizione sessuale.

Gli esseri umani non fanno eccezione, anche se hanno superato la necessità di simili comportamenti, forse anche a causa del fatto che, per quanto ne sappiamo, siamo l’unica specie in grado di controllare consapevolmente le nascite. In modo deliberato abbiamo infatti imparato a disaccoppiare il coito eterosessuale tra due individui fertili e la riproduzione, attraverso diverse strategie. Prima tra tutte, la contraccezione, ovvero la prevenzione delle gravidanze.

 

Il controllo delle nascite nella preistoria

Non abbiamo idea di come andassero queste cose nella preistoria, o almeno non abbiamo prove dirette. Gli studiosi hanno però fatto alcune supposizioni, anche osservando le comunità di cacciatori-raccoglitori attuali. Per esempio, in alcune di queste comunità il periodo di allattamento dura fino ai 4 o addirittura ai 5 anni di età del bambino. Poiché l’allattamento inibisce l’ovulazione e quindi la fertilità, è possibile che anche nella preistoria le donne non fossero continuamente incinte.

Specialmente prima dell’avvento dell’agricoltura, è anche probabile che la quantità di cibo a disposizione di un gruppo non fosse molto costante. Ma, come in molti mammiferi, anche negli esseri umani è necessaria una certa riserva di grasso corporeo perché si verifichi l’ovulazione. Possiamo quindi supporre che, specialmente nei periodi in cui il cibo scarseggiava, le donne preistoriche fossero meno fertili perché troppo magre.

Detto questo, non possiamo escludere che anche i nostri progenitori controllassero le nascite in modi più deliberati. In Africa orientale le donne Bantù sanno che monitorando la consistenza del muco cervicale, che cambia durante l’ovulazione, si può dedurre quando si è più o meno fertili; un’informazione che può essere usata per favorire o evitare una gravidanza. Conoscenze simili si sono tramandate anche tra i Cherokee in Nord America. Oggi sappiamo che la consistenza del muco può dipendere da molti altri fattori e quindi può essere pericoloso fare affidamento solo su tale caratteristica a fini contraccettivi.

Sappiamo inoltre che già nella preistoria gli esseri umani avevano cominciato ad accumulare conoscenze erboristiche. Non è insensato ipotizzare che qualche popolazione usasse determinate piante per indurre l’aborto. Molte società di cacciatori-raccoglitori moderne, del resto, hanno sviluppato diverse tecniche abortive, e in alcuni casi hanno praticato anche l’infanticidio.

 

Mondo antico e medioevo: gli esperimenti continuano

Con l’inizio della scrittura possiamo abbandonare le supposizioni: il controllo delle nascite nelle società antiche era una realtà di cui ci sono arrivate diverse testimonianze da molte parti del mondo. Partiamo dal Vecchio Testamento della Bibbia, compilato a partire dal IX secolo a.C.

Onan, il secondo figlio di Giuda, sposò Tamar. Era la vedova di suo fratello Er, che non aveva avuto figli prima di morire. All’epoca era comune il levirato, un’antica usanza secondo la quale, se un uomo sposato moriva senza figli, suo fratello o il suo parente più prossimo doveva sposare la vedova. Sempre secondo tale usanza, i figli nati da tale nuova unione sarebbero stati considerati comunque di Er e non di Onan. Onan però non era d’accordo e decise di non avere figli con Tamar “disperdendo il seme”. Con ogni probabilità ricorreva a quello che oggi chiamiamo coito interrotto (o coitus interruptus), la pratica di estrarre il pene dalla vagina prima dell’eiaculazione. Per questo Onan, proseguendo nella leggenda, viene ucciso da Dio. Ma attenzione: la sua colpa non era tanto il tentativo di contraccezione in sé, che il Vecchio Testamento non proibisce mai esplicitamente, ma il suo opporsi alla pratica del levirato. Comunque, indipendentemente dalle visioni etiche e religiose, il coito interrotto è forse uno dei metodi contraccettivi più diffusi nel tempo e nello spazio. Statisticamente la sua efficacia è bassa, ma non è nulla, e si basa su un fondamento logico.

Altri metodi di logico avevano ben poco. Per esempio, il medico Sorano nel II secolo raccomandava alle donne di trattenere il respiro durante l’eiaculazione del partner, oppure di starnutire e saltare sette volte all’indietro dopo il rapporto (per espellere il seme).

In ogni caso la materia era considerata una questione di medicina. I papiri medici dell’antico Egitto citano sistemi contraccettivi o abortivi basati sull’impiego di erbe o altre sostanze, che a volte erano usate nei pessari, dei dispositivi ad anello progettati per essere inseriti nella vagina. L’aborto poteva essere indotto anche attraverso manipolazione e sforzi fisici. Di metodi abortivi parlano anche gli scritti Ippocratici, mentre il famoso “giuramento” condanna l’uso dei pessari a questo scopo: la contraddizione riflette probabilmente il fatto che dietro a queste fonti ci sono numerose voci e opinioni mediche dell’antichità.

Greci e Romani attribuivano a una misteriosa pianta del nord Africa, il silfio, numerosissime proprietà, tra cui anche quella di contraccettivo e abortivo. Alcuni pensano che si sia estinta durante l’impero romano proprio perché molto ricercata: Plinio il vecchio scrive che l’ultimo gambo fu donato a Nerone come curiosità. Tuttavia, questa pianta non è mai stata identificata con certezza.

Nella tradizione cinese e indiana troviamo anche le prime testimonianze dei cosiddetti coitus reservatus e coitus obstructus: con il primo si cerca di prevenire del tutto l’eiaculazione, mentre con il secondo viene bloccata la fuoriuscita dello sperma con la pressione della mano. Lo scopo, però, non era solo la contraccezione: si pensava che questo in qualche modo preservasse le energie vitali, e probabilmente aveva anche una valenza erotica.

Il medioevo non si discosta nettamente dalle tradizioni antiche. Le superstizioni, il coito interrotto e le sue declinazioni, e i vari metodi descritti nei testi medici continuano a coesistere. Il Canone della medicina di Avicenna, per esempio, elenca e classifica una ventina di metodi contraccettivi.

 

Arriva la modernità

In epoca moderna, ossia dal XV al XVIII secolo, gli studiosi cominciano a classificare i metodi contraccettivi antichi in almeno queste tre categorie: ragionevoli, ma probabilmente inefficaci (per esempio la pulizia dello sperma dalla vagina dopo il coito); ragionevoli e forse efficaci (per esempio l’utilizzo di sostanze potenzialmente spermicide); e quelli magici e senza senso.

Dal punto di vista pratico, però, nemmeno in quest’epoca assistiamo a grandi rivoluzioni per quanto riguarda le tecniche. Nelle diverse classi sociali sono diffusi metodi che, per lo più, sono variazioni sul tema di quelli emersi nei secoli precedenti. I poveri se li tramandavano per cultura popolare, mentre gli alfabetizzati potevano contare su “ricette” contenute nei testi degli apotecari. Sia la contraccezione che l’aborto non erano però accettate dalla Chiesa cattolica, e spesso la stregoneria diventava un capro espiatorio. Tra i metodi più “razionali” troviamo il profilattico, che peraltro era già conosciuto nel mondo antico. Spesso era realizzato con i visceri di un animale, e il suo scopo non era sempre contraccettivo: serviva infatti a proteggere da diffuse malattie a trasmissione sessuale come la sifilide. Questo è il motivo per cui Giacomo Casanova, pur riluttante, cominciò a utilizzarlo.

 

La rivoluzione parte intorno all’Ottocento, sotto la spinta dell’industrializzazione e di conoscenze mediche più approfondite. L’invenzione della gomma vulcanizzata, per esempio, spiana la strada alla produzione in massa non solo dei profilattici (che peraltro proteggono da quasi tutte le malattie sessualmente trasmissibili), ma anche del diaframma, una forma più moderna e affidabile di pessario. Compare la sterilizzazione tramite vasectomia o legatura delle tube, che (purtroppo) venne poi usata molto in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti e successivamente nella Germania nazista, a scopi eugenetici: i detentori di supposte conoscenze mediche decidevano chi poteva o meno riprodursi nell’illusione di “migliorare” la popolazione (e la “razza”). Anche i metodi basati sull’individuazione del periodo fertile diventano quantomeno fondati su meccanismi biologici, per quanto la loro efficacia nel mondo reale sia piuttosto bassa.

Infine, nel Novecento compaiono sia i dispositivi intrauterini, come la spirale, sia i contraccettivi ormonali, come le pillole e gli impianti. Per ora quelli in commercio agiscono solo sulla fertilità femminile, ma sono allo studio anche contraccettivi ormonali in grado di bloccare lo sviluppo degli spermatozoi.

 

Indipendentemente dall’efficacia, anche i metodi moderni hanno vantaggi e svantaggi, e tra questi ci sono anche effetti collaterali. È certo però che la contraccezione, dal punto di vista tecnico, non è mai stata sicura come oggi, e lo stesso si potrebbe dire per l’interruzione di gravidanza.

Nella pratica, non sempre e non ovunque la contraccezione e l’aborto sono accessibili e sicuri, per ragioni sia economiche sia politiche. Il traguardo 3.7 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, infatti, recita: “Entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l’informazione, l’educazione e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali”.

Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, si è formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrive o ha scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Chiara.eco, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Cura la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collabora dalla fondazione con Pikaia, il portale dell’evoluzione diretto da Telmo Pievani, dal 2021 ne è il caporedattore.
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