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Quando l’uso di un farmaco è detto “off-label”?

L’impiego di medicinali per trattare malattie diverse da quelle per le quali essi sono autorizzati è piuttosto frequente in medicina e accade anche per la cura di Covid-19. Ecco i settori nei quali questo approccio è più comune e quali sono i rischi.

È chiamato off-label l’uso legale di un farmaco su prescrizione per il trattamento di una malattia o condizione per la quale il farmaco non è stato approvato dagli enti regolatori competenti.

Il medico può prescrivere un farmaco per uso off-label quando, in assenza di alternative terapeutiche valide e sulla base delle evidenze documentate in letteratura, reputa in scienza e coscienza che possa essere potenzialmente utile, sicuro ed efficace.

L’approccio è comune, per esempio, in campo oncologico, dove l’accesso in tempi brevi a terapie potenzialmente efficaci può fare la differenza per i pazienti colpiti da forme gravi di tumori. La prescrizione off-label è una strada battuta anche per il trattamento delle malattie rare, in mancanza di terapie specifiche.

Come è regolato l’uso dei farmaci off-label

In Italia la legge 648/1996 stabilisce i principi e le regole per la prescrizione di questi farmaci a carico del servizio sanitario nazionale, previo parere della Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Come illustra l’Aifa, i medicinali per i quali viene approvato l’uso off-label vengono inseriti in un apposito elenco e possono essere prescritti a totale carico del sistema sanitario a tutti i pazienti affetti da una determinata patologia. Ed è compito di Aifa – in base alla legge 648/96 – aggiornare l’elenco dei farmaci che possono essere utilizzati per curare malattie per le quali manca un’alternativa terapeutica autorizzata. Si tratta sempre e solo di farmaci la cui sicurezza ed efficacia sono approvate per altre malattie e l’uso off-label per la malattia in questione è sostenuto da dati di letteratura.

L’uso off-label è piuttosto frequente nei pazienti pediatrici, non essendo numerosi gli studi clinici condotti sulla popolazione pediatrica, specialmente a livello neonatale. Pertanto il pediatra vi può ricorrere ogni volta che reputa opportuno somministrare un farmaco che, seppur sperimentato solo nella popolazione adulta, rappresenta l’unica alternativa terapeutica disponibile, la cui efficacia e sicurezza è stata dimostrata nel corso di lunghi periodi di utilizzo in altre categorie di pazienti.

La prescrizione di farmaci off-label rappresenta un’opportunità in assenza di convalidate terapie per alcune patologie. Tuttavia non si può sottovalutare il fatto che l’uso di farmaci off-label esponga i pazienti a potenziali rischi, visto che la sicurezza e l’efficacia di tali farmaci sono state testate in popolazioni diverse con obiettivi diversi.

È compito del medico spiegare al paziente il razionale della terapia, illustrare il rischio di possibili effetti avversi e i dati che mostrano la probabile efficacia dell’uso off-label. Prima della somministrazione è obbligatorio per legge ottenere il consenso informato del paziente.

Un punto sull’uso compassionevole

Un caso particolare e un po’ diverso è il caso dell’uso compassionevole di un farmaco. Questo è previsto per medicinali ancora oggetto di sperimentazione clinica, da somministrare a pazienti affetti da malattie gravi o rare e in pericolo di vita: pericolo che potrebbe essere scongiurato dalla somministrazione del medicinale in questione.

Conquistò per esempio la copertina di Nature l’uso compassionevole sul piccolo Hassan della terapia ancora in fase di sperimentazione per l’epidermolisi bollosa giunzionale: era il 2015 e all’ospedale pediatrico di Bochum, in Germania, veniva di fatto eseguito il primo intervento salvavita al mondo di terapia genica con cellule staminali epidermiche geneticamente corrette. La terapia era stata messa a punto dal gruppo di Michele De Luca e Graziella Pellegrini nei laboratori di Holostem Terapie Avanzate presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Affinché si possa procedere all’uso compassionevole di un farmaco sperimentale, al di fuori degli studi clinici, è necessario il parere favorevole del Comitato etico del centro clinico che ha in cura il paziente. In Italia, è sempre la legge 648/1996 a prevedere l’impiego di medicinali non ancora autorizzati, ma in corso di sperimentazione clinica, quando non esiste un’alternativa terapeutica valida. Impiego che è regolato dal decreto ministeriale del 7 settembre 2017.

In assenza di farmaci specifici contro l’infezione da Sars-CoV-2, per Covid-19 l’Aifa ha approvato diversi farmaci per uso compassionevole e off-label, prevedendo anche procedure straordinarie e semplificate per l’approvazione (rispetto al DM 7/9/2017).

Simona Regina
Giornalista professionista, lavora come freelance nel campo della comunicazione della scienza. Scrive di salute, innovazione e questioni di genere e al microfono incontra scienziati e scienziate per raccontare sfide e traguardi della ricerca. People Science & the City è tra le trasmissioni che ha curato e condotto su Radio Rai del Friuli Venezia Giulia. Elogio dell'errore la sua ultima avventura estiva. Su Rai Play Radio il podcast che ha realizzato per Esof2020 che racconta Trieste città europea della scienza: Magazzino 26. Ogni anno si unisce all'equipaggio del Trieste Science+Fiction Festival per coordinare gli Incontri di futurologia, quest'anno approdati sul web come Mondofuturo.
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