Cosa sappiamo sull’importanza della qualità dell’aria all’interno degli edifici? Facciamo il punto, anche alla luce dell’esperienza maturata con Covid-19.
L’aria inquinata non è solo quella che respiriamo per strada a causa del traffico stradale o degli impianti industriali. Anche nelle nostre case la qualità dell’aria può essere compromessa da sorgenti di inquinanti, come per esempio il fumo di sigaretta, i detersivi, le candele, gli incensi, la cottura dei cibi in assenza di un’adeguata ventilazione, i materiali di costruzione o i mobili da arredo che possono sprigionare sostanze nocive presenti al loro interno.
Se non c’è un adeguato ricambio d’aria, gli inquinanti possono accumularsi all’interno degli edifici a discapito della salute di adulti e bambini. La salute dei più piccoli, in particolare, sembra essere particolarmente vulnerabile all’esposizione all’inquinamento negli ambienti al chiuso, così come quella degli anziani e delle persone che hanno malattie croniche (cardiache, respiratorie e del sistema immunitario).
Un fenomeno da non sottovalutare
L’Organizzazione mondiale della sanità sottolinea ormai da tempo l’importanza della qualità dell’aria negli ambienti al chiuso, quale uno dei principali temi di sanità pubblica, considerando anche il tanto tempo che quotidianamente vi trascorriamo (in casa, a scuola, in ufficio…) e la potenziale pericolosità degli inquinanti emessi dalle sorgenti indoor.
La scarsa qualità dell’aria negli ambienti chiusi può provocare principalmente effetti acuti sulla salute, a breve termine, che di solito permangono per poco tempo e scompaiono con l’eliminazione della fonte di inquinamento (quando è possibile identificarla). Tra questi ci sono per esempio irritazione degli occhi, del naso e della gola, mal di testa, vertigini e affaticamento. Ma possono manifestarsi anche effetti cronici, a distanza di anni dall’esposizione, come per esempio malattie respiratorie o tumori.
Aria di casa
Tra i principali inquinanti dell’aria che possono essere presenti nelle nostre case ci sono composti organici volatili (acetone, naftalina, canfora, per esempio), acidi (candeggina, acido solforico dei disgorganti), basici (ammoniaca), polveri, monossido di carbonio e biossido di azoto derivanti dalla combustione, umidità, muffe e acari.
La qualità dell’aria all’interno dipende in gran parte dal tipo di attività che svolgiamo più o meno abitualmente in casa, a scuola o in ufficio e dalla più o meno adeguata ventilazione degli ambienti. Per esempio quando cuciniamo (in particolare con le cucine a gas) e quando friggiamo la carne ad alte temperature produciamo ossidi di azoto e particolato; quando ci occupiamo delle pulizie domestiche si disperdono nell’aria composti organici volatili e particolato; le candele accese producono ossidi di azoto e particolato (e, se profumate, anche composti organici volatili); le apparecchiature d’ufficio, come le fotocopiatrici, rilasciano ozono.
Che fare per avere un’aria più pulita
L’Istituto superiore di sanità ha messo a disposizione sul proprio sito alcune semplici indicazioni che possono migliorare la qualità dell’aria degli ambienti in cui viviamo. Tra queste ci sono un’adeguata ventilazione degli spazi, preferibilmente aprendo le finestre più distanti dalle strade trafficate e tenendole aperte mentre si cucina o si svolgono le pulizie domestiche. Inoltre sono consigliate un’attenta lettura delle istruzioni indicate sull’etichetta dei prodotti per la casa, per evitare miscele e usi impropri, e la pulizia regolare dei filtri dei condizionatori.
A proposito dell’importanza della ventilazione per ridurre i contaminanti presenti nell’aria all’interno degli edifici, uno studio portato avanti da un gruppo di ricerca della Scuola politecnica federale di Losanna, ha evidenziato che assicurare i livelli raccomandati di ventilazione dell’aria in ambienti chiusi ad alta densità, come le aule delle scuole, riduce il rischio di trasmissione dell’influenza stagionale. Secondo l’American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers (Ashrae), una buona ventilazione nelle aule si ottiene con tre cambi d’aria all’ora. Gli autori dello studio hanno scritto che: “quando gli agenti infettivi possono rimanere sospesi nell’aria, la ventilazione è una buona strategia per mitigarne la diffusione”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports in epoca pre-Covid-19.
Non a caso l’aerazione degli ambienti è una delle raccomandazioni per ridurre il rischio di contagio da SARS-CoV-2. In caso di aerosol nocivi, ciò che più incide sulla pericolosità è infatti la concentrazione, dunque ben venga la raccomandazione di “cambiare l’aria” aprendo frequentemente le finestre oppure attraverso gli impianti di ventilazione meccanica controllata, detti “di rinnovo dell’aria” (i cosiddetti HVAC, o Heating, Ventilating, Air Conditioning), che scambiano (e filtrano) l’aria interna con quella esterna e non rimettono invece in circolo sempre la stessa aria col conseguente rischio che le persone inalino particelle di aerosol emesse da altri e diffuse. Certamente la diffusione della Covid-19 ha portato in luce a livello globale l’importanza di condurre ricerca nel campo della qualità dell’aria interna. Secondo Joseph Allen, direttore dell’Healthy Buildings Program presso la Harvard Medical School di Boston, la pandemia ha di fatto reso più chiara che mai la connessione tra la qualità dell’aria al chiuso e la salute.