Tra riti tribali, cerimonie e puro divertimento, sembra che l’umanità balli sin dalle proprie origini. E danza ancora oggi, talvolta utilizzando anche strumenti nati dalla ricerca e dall’innovazione, tra cui videogiochi e realtà virtuale. Ma quali sono i benefici per la salute offerti dal ballo?
Con la danza, secondo il coreografo di una compagnia d’avanguardia Ohad Naharin, “impariamo ad amare il nostro sudore, scopriamo la nostra passione per il movimento e la associamo allo sforzo, scopriamo sia l’animale che c’è in noi sia il potere della nostra immaginazione”. Qualsiasi tipo di ballo è uno sfogo, uno sforzo fisico e una forma di espressione – è “il corpo che parla”.
Come indicano i risultati di diverse ricerche, ballare può portare benessere. Alcuni scienziati hanno studiato gli effetti della danza per la salute, inclusi quelli per persone affette da malattie. Ne hanno anche indagato gli effetti a livello neurologico, per esempio mentre alcune persone si sfidavano a ritmo di musica in un videogioco, e hanno cercato di capire cosa succede quando si balla immersi nella realtà virtuale o in esperimenti in stile “silent disco”, in cui le persone ballano insieme indossando però delle cuffie con cui ascoltano canzoni diverse. La danza può anche avere un impatto sociale: con il gioco delle “musical chair” con speciali sedie a rotelle è possibile educare il pubblico sulle disabilità e sfidare gli stereotipi. Grazie ai social network, è anche possibile ballare insieme a distanza, com’è successo per contrastare la solitudine durante il periodo di lockdown per Covid-19 e, poco più tardi, nel tentativo di alleviare il dolore degli sfollati nel conflitto tra Russia e Ucraina.
Oggi è la Giornata internazionale della danza, in cui si celebra ogni genere di ballo quale forma d’arte espressa con un linguaggio universale che scavalca barriere politiche, culturali ed etniche. Istituita nel 1982 dall’UNESCO, ricorre il 29 aprile di ogni anno ed è un’occasione per esplorare i modi in cui la danza può essere importante per noi e la nostra salute.
La maggior parte delle ricerche che studiano il legame tra danza, salute e malattia presenta limiti metodologici. Sono infatti quasi tutte basate sulla raccolta di risposte soggettive a questionari, e non su misurazioni di parametri oggettivi. Molti studi sono basati su osservazioni, anziché su sperimentazioni, e anche per questo non è possibile stabilire nessi di causa ed effetto. Inoltre, anche quando si tratta di ricerche sperimentali, manca quasi sempre un gruppo di controllo, che in ogni caso non può essere in cieco: in altre parole, non è possibile effettuare studi di questo tipo senza che né i soggetti né i ricercatori sappiano a quale gruppo è somministrato o meno un determinato trattamento.
Per l’insieme di queste debolezze, anche in presenza di risultati suggestivi, nella maggior parte dei casi non è possibile trarre conclusioni affidabili sul possibile legame tra danza e salute. Legame che può tuttavia esistere, pur essendo indimostrabile in modo rigoroso. Trattandosi di un’attività molto popolare, sicura, accessibile e per tanti piacevole, è bene che le ricerche proseguano, nel tentativo di superare tali limiti.
Dato che la danza è una forma di esercizio fisico, valgono le considerazioni per la salute di ogni forma di movimento corporeo. Ballare può infatti essere considerata un’attività aerobica di moderata intensità. Per questo, anche a livello amatoriale, può aiutare a controllare il peso e la pressione e a rafforzare l’apparato muscolo-scheletrico, al pari e in alcuni casi anche più di altre attività sportive. Dal valzer alla danza classica o contemporanea, passando per il tango e l’hip hop, l’enorme varietà di stili copre le esigenze di una moltitudine di persone diverse, grazie a una gamma pressoché infinita di dinamiche, velocità e sequenze. Per di più, le musiche e il divertimento che normalmente accompagnano il ballo contribuiscono a fare di questa forma di allenamento un’arma efficace contro la sedentarietà.
I risultati di ulteriori studi suggeriscono che la danza contribuisca anche a ridurre lo stress, ad aumentare i livelli di serotonina e, al pari o in alcuni casi anche più di altre attività fisiche, a migliorare il benessere psicologico di tutte le fasce d’età. L’impatto su ansia, depressione, traumi e altri problemi che turbano la salute mentale sembrerebbe rilevante, anche se per i limiti della ricerca sul tema non è possibile trarre conclusioni affidabili.
Danzare sin da piccoli può contribuire a un corretto sviluppo motorio e posturale, oltre che a prevenire sovrappeso e obesità infantile. In diversi studi che hanno coinvolto bambini e adolescenti si sono osservati effetti positivi anche sul benessere psicologico, con il consolidamento della propria immagine corporea e dell’identità e un aiuto per gli stati ansiosi. Il ballo consente di creare un ambiente educativo alternativo: un’opzione in più per offrire spazio, per esempio, a persone affette da forme di neurodiversità. I ricercatori sono in particolare interessati a studiare il tema in relazione allo spettro autistico, anche se finora con poche evidenze.
L’attività fisica, già scarsa nella popolazione generale, si riduce drasticamente con l’età, con gli anziani in fondo alla classifica. Poiché l’età media della popolazione mondiale sta aumentando, si calcola che entro il 2050 il numero di persone dai 60 anni in su sarà doppia e dagli 80 in su tripla rispetto a oggi. Quindi è urgente trovare modi efficaci e desiderabili per “mettere in moto” queste persone, con l’obiettivo di un invecchiamento attivo, uno dei cardini della salute pubblica.
Il ballo, soprattutto da sala e di gruppo, è uno svago diffuso tra le persone anziane e può contare sulla partecipazione e l’adesione a lungo termine. In un recente studio alcuni ricercatori hanno valutato la fattibilità e l’efficacia di un programma di danza finalizzato ad aumentare i livelli di attività fisica e benessere in persone tra i 65 e gli 85 anni, attraverso la “somministrazione” di un’ora di danza (di vario genere) a settimana per un anno. Con un’adesione costante del 70 per cento circa del campione coinvolto, i risultati dello studio hanno mostrato un aumento dei livelli di attività fisica e di benessere riferito. Si tratta di un segnale positivo, sebbene gli stessi autori abbiano sottolineato la necessità di riproporre il percorso su un campione più ampio, più a lungo e all’interno di uno studio randomizzato, coinvolgendo anche un gruppo di controllo.
In generale, la letteratura scientifica sugli effetti della danza sulla salute e il benessere fisico e psicologico negli anziani è fitta e incoraggiante. Il ballo sembra poter migliorare il profilo lipidico e la pressione sanguigna, e dunque ridurre il rischio cardiovascolare, nonché aiutare l’equilibrio, la coordinazione, l’andatura e i riflessi. Non è chiaro se ballare con regolarità possa ridurre il rischio di cadute, una delle principali cause di invalidità e ricorso all’assistenza sanitaria tra gli anziani. Per questo occorrono studi più strutturati, omogenei e con follow-up a lungo termine. Sembra però che la danza possa far ridurre la paura di cadere.
L’interesse per un potenziale terapeutico della danza è molto vivo nel caso del morbo di Parkinson, dove la mole di pubblicazioni è consistente e anche coerente, per quanto basata su osservazioni e non su studi sperimentali. Gli autori di una recente revisione della letteratura hanno suggerito che la danza possa in parte ridurre la gravità di alcuni sintomi motori e di equilibrio.
Il ballo potrebbe anche essere un alleato dei farmaci nella gestione del dolore cronico, dati i miglioramenti a livello muscolo-scheletrico, e si indaga sulla possibilità che i benefici dalla danza possano favorire anche chi è alle prese con un tumore. Se ne vuole in particolare comprendere il potenziale sul fronte dell’affaticamento, del carico mentale e in generale per innalzare la qualità della vita dei pazienti. Anche se servono studi più strutturati, alcuni dati sembrano essere promettenti.
In effetti, ballare regolarmente potrebbe promuovere la salute cerebrale, incluse alcune funzioni cognitive.
La danza potrebbe favorire la capacità di adattamento, la fluidità verbale, l’attenzione, l’apprendimento e anche la memoria. Un’ipotesi formulata da alcuni ricercatori è che parte di questi effetti sia spiegabile in ragione del lavoro su più fronti che la danza implica per il cervello. Occorre infatti un notevole sforzo mentale per ascoltare la musica e andare a tempo, per ricordare e mettere in pratica i passi e le coreografie, per concentrarsi sull’estetica della performance e per l’impegno in un certo grado di interazione sociale (nei balli di coppia e di gruppo, per esempio, ma non solo). Risale al 2003 uno dei segnali del fatto che la danza, in ragione della complessa coordinazione mentale richiesta, possa avere un impatto sulla funzione cerebrale e promuovere benefici cognitivi.
Il ballo è risultato essere l’attività fisica associata a un più basso rischio di demenza tra le numerose proposte offerte a un campione di anziani in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. Tuttavia, se i cambiamenti neurologici associati all’esercizio muscolare sono ben documentati, per la danza occorre attendere ancora per raggiungere un pari livello di prove e di approfondimento, ed è questa un’area di forte interesse per gli studiosi.
Tecniche di neuroimaging hanno consentito di identificare le principali aree della corteccia cerebrale coinvolte nella danza. Alcune hanno a che fare con l’apprendimento e la performance, altre, somatosensoriali, sono coinvolte nella percezione degli stimoli, altre ancora, nell’area motoria e nei gangli alla base del cervelletto, sono implicate nella pianificazione e nel controllo del movimento; infine, il cervelletto ha un ruolo nell’integrazione degli input cerebro-spinali e nella pianificazione di azioni fini e complesse. Si è visto che la struttura di un “cervello che danza” evolve man mano che la pratica innesca cambiamenti biologici, che a loro volta stimolano la nascita di nuove connessioni tra neuroni. Secondo quanto emerso da una revisione sistematica pubblicata sul Journal of the American Geriatrics Society, la pratica regolare potrebbe rendere più solida la funzione cognitiva, sia nelle persone in salute sia in quelle con abilità compromesse.
Anche se i risultati sono ancora limitati, sembra che danza e musica insieme possano produrre un effetto positivo combinato. La musica che piace sembra di per sé stimolare positivamente il sistema nervoso centrale. Inoltre, ballando c’è la necessità di sincronizzare il movimento con ritmo dei suoni. Insieme questi due aspetti potrebbero offrire al cervello una sorta di doppia gratificazione, attivando sia i centri per la ricompensa sia i circuiti motori sensoriali. Ma ciò potrebbe costituire anche una doppia sfida: i due compiti insieme portano diverse aree cerebrali a doversi integrare, col risultato, forse, di promuovere la neuroplasticità, ovvero la capacità delle reti neurali cerebrali di crescere e di riorganizzarsi.
Perché molte persone hanno una grande passione per il ballo? Una delle motivazioni ricorrenti sembra essere l’aspetto sociale. Ad alcune persone coinvolte in studi sul ballo, sia in studi dal vivo, sia con la realtà virtuale, è stata rivolta una domanda del tipo: “Come ti senti in relazione ai tuoi compagni di ballo?”. Nella risposta a questa domanda, hanno affermato di essersi sentiti più connessi ai propri compagni di ballo coloro ai quali, negli esperimenti, era stato chiesto di sincronizzarsi con gli altri o di fare uno sforzo fisico maggiore. Forse, quindi, la ricerca della sincronia e l’impegno necessario a stare al passo aiutano a formare legami.
Non dimentichiamo poi che la danza è anche una forma di comunicazione. Attraverso il movimento diventa possibile esternare il proprio stato emotivo ed esprimere la propria personalità. Il valore creativo della danza sulla salute e il benessere durante tutto il corso della vita è un qualcosa che non possiamo quantificare, ma che sicuramente merita di essere esplorato. O, perlomeno, vissuto. D’altronde, “Se hai un corpo sei già un danzatore” (cit.).