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Che cosa dobbiamo sapere sulla pressione

Quali valori indicano che è troppo alta (o bassa)? Che cosa rileviamo esattamente quando misuriamo la pressione? Come è possibile tenerla sotto controllo, e perché è importante farlo? Queste e altre curiosità su questo parametro e sulle patologie associate.

I problemi di alta pressione sanguigna sono molto diffusi nel nostro Paese. In media, stando ai dati del Ministero della salute, circa il 18 per cento italiani soffre di ipertensione, avendo una pressione sanguigna troppo alta. La percentuale sale fino al 50 per cento della popolazione tra gli anziani, ma i dati sono quasi certamente una stima al ribasso, dato che molte persone non conoscono lo stato della propria pressione.

Nel mondo si stima che circa 1,28 miliardi di persone soffrano di ipertensione e che questa da sola sia responsabile, in modo diretto o indiretto, di una morte su otto ogni anno nel mondo. L’ipertensione è quindi la principale causa prevenibile di morte a livello globale e una delle prime cause di invalidità. Anche per questo è importante sapere cosa stiamo valutando quando misuriamo la pressione sanguigna e quale impatto possa avere questo parametro nelle nostre vite.

Che cosa si intende per pressione sanguigna e come si misura

Quando parliamo di pressione sanguigna, ci riferiamo di solito alla cosiddetta pressione arteriosa, ossia alla differenza tra la pressione atmosferica esterna e la pressione esercitata dal sangue che “spinge” sulle pareti delle arterie nel sistema circolatorio. L’unità di misura della pressione non solo arteriosa sono i millimetri di mercurio (mmHg), corrispondenti alla pressione esercitata da una colonna di mercurio alta un millimetro.

Solitamente la pressione sanguigna viene misurata con lo sfigmomanometro, uno strumento che consiste in un manicotto di gomma da applicare al braccio sinistro, circa 2 centimetri al di sopra del gomito. Nelle versioni manuali dello strumento, il manicotto è collegato da una parte a una piccola pompa a mano e dall’altra a un manometro a mercurio, lo strumento che misura la pressione relativa dei fluidi. Oggi sono più diffusi i dispositivi digitali che svolgono lo stesso compito.

Con il misuratore di pressione si ottengono due valori; il primo, detto pressione sistolica (la cosiddetta massima), corrisponde al valore massimo della pressione arteriosa, che si registra nel momento in cui il cuore si contrae per spingere il sangue. Il secondo valore è invece la pressione diastolica (o minima) che si registra quando il cuore si rilassa tra due battiti cardiaci consecutivi. Così, per esempio, se la massima è di 110 mmHg e la minima di 70 mmHg, la pressione si indica includendo entrambi i valori: 110/70 mmHg.

Ipotensione e ipertensione

I valori ottimali di pressione sono compresi tra 90/60 mmHg e 120/80 mmHg. Al di fuori di questo intervallo di valori si parla di ipotensione se la pressione è troppo bassa e ipertensione se è invece troppo alta. C’è una certa arbitrarietà nella definizione dei limiti per l’alta pressione e nella nomenclatura utilizzata. Per esempio, la European Society of Hypertension considera normali, sebbene non ottimali, valori di pressione fino a 130/80 mmHg.

La pressione bassa può causare capogiri e stordimento, mal di testa, vista annebbiata e aure, nausea, debolezza, irregolarità del battito cardiaco come le extrasistoli, dolori muscolari e articolari e altri sintomi meno frequenti. L’ipotensione persistente non è di per sé una malattia, ma può indicare altre condizioni sottostanti come anemia, carenza vitaminica, allergie, squilibri ormonali e problemi cardiaci. A volte è difficile capire se un fenomeno associato all’ipotensione ne sia la causa o la conseguenza.

In concomitanza con altri sintomi e segni specifici, la pressione molto bassa può anche indicare che è in corso uno shock, una grave emergenza medica in cui l’afflusso di sangue agli organi è molto ridotto. Al contrario, lievi cali di pressione isolati non sono di per sé preoccupanti: possono essere causati dal caldo, dalla fatica, dallo stress, dalla disidratazione o dall’assunzione di farmaci, e di solito si risolvono con il riposo e il reintegro di fluidi.

Diverso è il discorso in merito all’ipertensione, che, come abbiamo visto, è un problema serio e diffuso. La European Society of Cardiology ha classificato questa condizione secondo diversi livelli di gravità: si parla di pre-ipertensione in caso di valori medi fino a 140/90 mm Hg, di ipertensione al primo stadio in caso di valori fino a 160/100 mmHg, e di ipertensione al secondo stadio per valori fino a 180/120 mmHg.

Inoltre si parla di ipertensione borderline quando si hanno episodi ipertensivi alternati a periodi di pressione normale, e di crisi ipertensiva quando si superano i 180/120 mmHg. La crisi ipertensiva si manifesta con sintomi aspecifici, che possono includere ansia e agitazione, dolore al petto, difficoltà respiratorie, cefalea e vertigini, emorragia dal naso e formicolii; è una condizione molto rischiosa che va trattata d’urgenza con farmaci perché può provocare rapidamente danni irreversibili agli organi.

Cause e conseguenze dell’ipertensione

La grande maggioranza dei casi di ipertensione è primaria: non deriva cioè da cause scatenanti evidenti, ma è legata a diversi fattori di rischio che includono i geni, l’età e determinati comportamenti e abitudini. La tendenza all’ipertensione aumenta con l’invecchiamento ed è accentuata dall’obesità, dalla sedentarietà, dal fumo (o comunque dall’uso di prodotti contenenti nicotina) e da scelte alimentari poco salutari, come l’abuso di alcol e il consumo di cibi grassi e salati. La caffeina genera un aumento rapido e intenso della pressione sanguigna, e nel lungo periodo potrebbe causare ipertensione, ma una parte dei consumatori abituali di caffè sviluppa una tolleranza nel corso del tempo.

In circa un caso su dieci, l’ipertensione è dovuta ad altre condizioni patologiche o fisiologiche, all’uso di alcuni farmaci o all’esposizione a specifiche sostanze. Possono causare ipertensione secondaria per esempio le malattie renali, gli squilibri ormonali (in particolare dei corticosteroidi), i disturbi del sonno, come l’apnea notturna, e la gravidanza. Esiste inoltre una forte associazione tra ipertensione e altre patologie, come per esempio diabete e Covid-19.

Tra i farmaci che aumentano il rischio di ipertensione troviamo i contraccettivi orali femminili, gli antinfiammatori non steroidei e alcuni modulatori dell’umore e decongestionanti nasali. Vi sono poi casi di ipertensione da non sottovalutare legati allo stress lavorativo o situazionale, come la cosiddetta ipertensione da camice bianco, nella quale l’ansia induce nei pazienti un aumento della pressione limitato a contesti clinici, per esempio durante visite mediche o esami.

L’ipertensione aumenta l’incidenza di accidenti cardiovascolari come l’ictus, l’infarto e gli aneurismi. Si calcola che circa la metà delle malattie cardiache e degli ictus sia causata dalla pressione alta. Inoltre comporta il deterioramento della funzionalità renale e la degenerazione della retina, complica la gestione dei pazienti in anestesia e peggiora il decorso di molte altre malattie, tra cui alcuni tumori e le demenze (è meno chiaro il suo ruolo come fattore di rischio per il Covid-19).

Una delle difficoltà delle azioni preventive è dovuta al fatto che, in assenza di crisi, l’ipertensione non dà sintomi. Si stima che un gran numero di persone nel mondo non sia consapevole di soffrirne (il 46 per cento di chi ne è affetto, secondo l’OMS). Per questa ragione è buona norma monitorare periodicamente la propria pressione e, nel caso sia troppo alta, rivolgersi a un dottore. Di frequente in questi casi il medico prescrive una terapia farmacologica per tenere la pressione sotto controllo, con l’obiettivo di diminuire la tensione nei vasi sanguigni. In parallelo con la cura è essenziale limitare i fattori di rischio modificando le proprie abitudini e comportamenti.

Silvia Kuna Ballero
Classe ’79, genovese di nascita e carattere, milanese d’adozione. Astrofisica, insegnante, redattrice scolastica, giornalista e divulgatrice con un interesse particolare per la storia della scienza e il rapporto tra scienza e società.
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