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Le previsioni di Isaac Asimov

Lo scrittore è riuscito a immaginare alcune tecnologie in uso sul nostro pianeta nel 2014 e nel 2019, ma persino lui, con la sua genialità visionaria, non è riuscito a prevederne del tutto gli impatti.

Isaac Asimov è stato uno degli scrittori di fantascienza più prolifici e celebri del Novecento. Professore di biochimica alla Boston University, è soprattutto noto per i suoi romanzi, che sono ormai dei classici, non solo per gli appassionati del genere ma anche per il grande pubblico. I libri di Asimov hanno ispirato innumerevoli registi e il suo ciclo letterario della Fondazione è stata trasposto di recente nell’omonima serie tv, che ha debuttato nell’autunno 2021. In quest’opera si trova una delle grandi invenzioni dello scrittore, la psicostoria, seconda forse solo alle sue tre leggi della robotica (una serie di principi per il comportamento dei robot progettati per garantire loro un certo grado di autonomia). Nell’universo della Fondazione la psicostoria è descritta come una scienza con cui prevedere, in maniera probabilistica, l’evoluzione delle società umane.

Si trattava di finzione, ovviamente, ma Asimov, che era un intellettuale eclettico e che di formazione era biochimico, conosceva talmente bene la scienza da poter inventare una nuova disciplina che fosse assolutamente plausibile, pur essendo fittizia. E infatti oggi la psicostoria e gli studiosi immaginari che la praticano sono spesso rievocati negli studi di ricercatori reali. La scienza dei sistemi complessi, che si interessa sia ai sistemi fisici sia a quelli sociali, per alcuni si avvicina molto alla disciplina fittizia di Asimov.

Psicostoria o no, riflettere sul futuro è, per così dire, una deformazione professionale per gli autori di fantascienza. Non deve quindi stupire che il suo inventore abbia anche provato a immaginare fuori dai romanzi come sarebbe stato il nostro pianeta in un futuro non troppo remoto. Un futuro che oggi è il nostro presente – anzi, è già passato.

L’esposizione universale del 1964

Nel 1964 si tenne a New York, la città dove Asimov viveva, un’Esposizione universale (World’s Fair) in cui si celebrava ciò che in quel momento era considerato rappresentativo del progresso scientifico e sociale.

Dopo aver visitato l’esposizione, Asimov scrisse sul New York Times un articolo dal titolo Visit to the World’s Fair of 2014, dove si chiedeva come sarebbe stato fare una visita simile 50 anni più tardi, nel 2014 appunto. La premessa, naturalmente, era che nel frattempo il mondo non fosse stato spazzato via da una guerra termonucleare, altrimenti non ci sarebbe un futuro di cui valga la pena discutere(cit.). Come sarebbe dunque stato, secondo Asimov, quel 2014 che, in un modo o nell’altro, avrebbe schivato l’olocausto atomico? “Non lo so” era stata la sua risposta nelle prime righe “ma posso provare a indovinare.”

Roboaspirapolveri, auto a guida automatica e colonie lunari

Asimov, che ha coniato la parola robotica, in quell’articolo sembrava predire l’avvento di quella che oggi chiamiamo domotica, cioè la tendenza a controllare l’ambiente domestico (dall’illuminazione alla pulizia) tramite le tecnologie dell’automazione. I robot domestici del 2014, anche se non saranno ancora macchine intelligenti, umanoidi e autonome, prevedeva lo scrittore, faranno parte della nostra vita quotidiana.

Asimov descriveva robot per la pulizia e la cura della casa che ricordano, almeno concettualmente, quelli oggi in commercio. Prevedeva anche che questi robot si sarebbero emancipati dai cavi elettrici, e in effetti questa sembra essere una tendenza seguita dai nostri elettrodomestici più o meno “smart”. Asimov però esagerava un po’ quando scriveva che avrebbero avuto batterie a radioisotopi: si riferiva a una tecnologia che trasforma il decadimento radioattivo in elettricità e che si usa normalmente nelle sonde spaziali, ma non negli aspirapolveri.

I veicoli a guida autonoma, che Asimov ipotizzava sarebbero stati dotati di un cervello elettronico, sembrano un’altra previsione almeno in parte azzeccata e nel 2014 dello scrittore sarebbero stati una delle attrazioni dell’Esposizione. Tuttavia, le città in cui si sarebbero aggirati, secondo lo scrittore, sarebbero state molto diverse dalle nostre. Asimov immaginava marciapiedi semoventi per spostare le persone e tubi ad aria compressa per trasportare le merci nelle aree urbane, come nella città del cartone animato Futurama (dove però anche le persone viaggiano nei tubi).

Asimov aveva correttamente previsto che nel 2014 gli esseri umani non avrebbero ancora toccato il suolo di Marte, se non con i robot. Peccava invece di ottimismo immaginando già colonie lunari con cui saremmo stati in stretto contatto.

Dalla tecnologia alla società

Lo scrittore sembra davvero descrivere anzitempo delle tecnologie che oggi diamo per scontate: in qualche modo sapeva che nel 2014 saremmo stati in grado di raggiungere chiunque sul pianeta (per esempio, con una videochiamata), che sarebbero esistite le TV-3D e i traduttori automatici di testi. In una riga pronosticava anche, in modo assolutamente corretto, un aumento dell’aspettativa di vita fino a 85 anni in alcune parti del mondo. Secondo lui però il merito sarebbe stato da attribuire alla moderna scienza medica, e in particolare alla capacità di riparare i nostri corpi con parti meccaniche e sintetiche. In realtà, anche se la robotica e la protesica in medicina sono settori in espansione e ricchi di potenziale, l’aspettativa di vita è soprattutto aumentata grazie agli imponenti interventi di salute pubblica cominciati proprio nella generazione di Asimov: l’igiene, le vaccinazioni di massa e gli antibiotici, per esempio, hanno fatto precipitare la mortalità infantile.

Asimov sembra cavarsela meno bene quando passa dall’immaginare le future singole tecnologie ai sistemi sociali. Nel 2014 dello scrittore, per esempio, l’energia non sarebbe stato più un problema. Le centrali nucleari a fissione avrebbero fornito metà del fabbisogno e sarebbero stati sul punto di nascere i primi reattori a fusione. Nei deserti ci sarebbero invece state grandi centrali per l’energia solare. In realtà il mondo del 2014 – ma anche del 2022 – è ancora dipendente dai combustibili fossili, che Asimov non nomina nemmeno.

Scriveva che nel 2014 saremmo anche arrivati a 6 miliardi e mezzo di persone (in realtà eravamo 7,2, oggi quasi 8) e per questo immaginava che avremmo cominciato a vivere in posti inusuali, addirittura sott’acqua! In queste condizioni l’agricoltura tradizionale avrebbe faticato a tenere il passo, e si sarebbe cominciato a pensare a cibi alternativi basati sulla coltivazione di microrganismi, che sono più efficienti. Asimov cita, per esempio, un costoso, ma ottimo, “tacchino artificiale” prodotto con le alghe. È vero che da tempo si discute di cambiare sia la nostra dieta sia l’agricoltura (e si sperimenta addirittura la “carne in provetta”) per rendere il tutto più sostenibile, ma i dati ci dicono che la fame nel mondo (mai troppo poca!) continua globalmente a calare nonostante la popolazione aumenti. Questo perché la relazione tra risorse e popolazione non è così semplice come pensava Asimov, e le disuguaglianze possono pesare ben di più del numero di persone.

Un argomento, quello delle disuguaglianze, che comunque l’autore non aveva trascurato. Prevedeva infatti anche che nel 2014 il mondo sarebbe migliorato in termini di condizioni di vita, ma non per tutti allo stesso modo, visto che una parte della popolazione sarebbe rimasta esclusa dalla rivoluzione dell’automazione. Nonostante questo, Asimov concludeva l’articolo spiegando che il problema maggiore nel 2014 sarebbe stata la noia: che saremmo diventati poco più che dei supervisori per robot, ai quali avremmo delegato la maggior parte del lavoro. Per questo prevedeva un’epidemia di insoddisfazione, al punto che gli psichiatri sarebbero diventati fondamentali per curare il conseguente senso di spaesamento. A essere risparmiati sarebbero stati solo i pochi fortunati impegnati in un lavoro creativo, non sostituibile dalle macchine, e che per questo sarebbero stati la “vera élite” dell’umanità. “In effetti, la speculazione più fosca che posso fare sul 2014 è che, in una società di ozio forzato, la singola parola più gloriosa del vocabolario sarà diventata lavoro!” scriveva. Più fantasy che fantascienza, se vogliamo.

Il 2019 visto 35 anni prima

Diciannove anni dopo quel pezzo, nel 1983, il giornale canadese Toronto Star chiedeva ad Asimov di descrivere il futuro di lì a 35 anni, cioè quello del 2019. L’articolo è intitolato Asimov’s new world e fa parte di una serie che celebra l’arrivo del 1984, anno in cui George Orwell aveva ambientato (scrivendo nel 1949) la sua famosa e omonima distopia. 2014 e 2019 non sono così lontani… ma cosa è cambiato nelle idee di Asimov?

Per lo scrittore una guerra termonucleare nell’83 è una possibilità ancora più concreta che nel ‘64, e lo ribadisce in questa intervista. Anche le altre sue previsioni non si discostano molto da quelle di 19 anni prima: nel 2019, per l’autore, staremmo completando la transizione verso una società dell’automazione, un balzo che paragona alla rivoluzione industriale, e avremmo cominciato a servirci dello spazio. Non solo con miniere sulla Luna, ma anche con fabbriche in orbita attorno alla Terra. E i rifiuti non sarebbero più stati un problema: sarebbe bastato spedirli in profondità nello spazio.

L’utopia di Asimov

Rispetto alle previsioni del 2014, quelle per il 2019 sembrano però, nel complesso, ancora più ottimistiche (e lontane dalla realtà). In qualche modo la tecnologia, secondo Asimov, avrebbe risolto il problema della sovrappopolazione, così come dell’inquinamento, una preoccupazione che invece nello scritto del 1964 era assente. Nel 2019 saremmo stati sulla strada giusta per riparare i danni fatti all’ambiente. Inoltre, per lo scrittore una società che utilizza lo spazio sarebbe anche stata in grado, per convenienza più che per vocazione, di cooperare a livello internazionale e quindi di mantenere la pace.

E il lavoro? Per il 2019 non parlava più di un’epidemia di noia, come quella prevista nel 2014. Visto che i robot avrebbero portato a termine il lavoro più noioso e logorante, questo avrebbe lasciato tutti liberi di dedicarsi ad attività più appaganti, come gli hobby, o un nuovo tipo di lavoro sviluppato attorno all’economia dei robot o, ancora, attività intellettuali. Un po’ ci ha preso, un po’ no: nemmeno un genio come Asimov è riuscito a prevedere l’impatto delle tecnologie che aveva immaginato.

Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, si è formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrive o ha scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Chiara.eco, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Cura la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collabora dalla fondazione con Pikaia, il portale dell’evoluzione diretto da Telmo Pievani, dal 2021 ne è il caporedattore.
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