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Menù “stellari” per i futuri viaggi nello spazio

Una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura e pesce permette di proteggere la salute fisica e mentale anche degli astronauti durante le lunghe permanenze in condizioni di microgravità. I risultati di uno studio recente mostrano i benefici per le ossa, per il microbiota e, forse, anche per il sistema immunitario.

Sono sempre più frequenti le occasioni in cui gli astronauti trascorrono nello spazio periodi di tempo superiori al mese. In questi casi, la loro dieta deve essere modificata tra le altre cose per ridurre i possibili danni all’organismo e tutelare la salute, sul breve e sul lungo periodo. A questo proposito, i risultati di uno studio, pubblicati il 15 dicembre 2022 sulla rivista Scientific Reports, chiariscono che un’alimentazione salutare può controbilanciare alcuni dei cambiamenti fisiologici che l’organismo subisce durante i voli e le permanenze nello spazio.

I ricercatori hanno osservato che aumentando le porzioni di vegetali, pomodori, cibi ricchi di omega3 e pesce è possibile ridurre gli effetti collaterali di una permanenza in condizioni di microgravità, favorendo la salute generale e potenzialmente l’efficienza del sistema immunitario. Un soggiorno nella Stazione spaziale internazionale (ISS) può dunque essere più tollerabile per il fisico se gli astronauti seguono una dieta rivista rispetto all’alimentazione che tradizionalmente seguivano. Si aprono insomma nuovi orizzonti nutrizionali per i futuri viaggi spaziali.

La vita nello spazio mette alla prova l’organismo

Più lunga è la permanenza al di fuori dell’atmosfera terrestre e maggiore è l’impatto sull’organismo e in particolare sul sistema immunitario, sia durante le missioni sia una volta rientrati sulla Terra. Attualmente gli astronauti restano in orbita intorno al nostro pianeta per periodi che durano al massimo qualche centinaio di giorni. Le missioni future potrebbero essere ancora più lunghe e impegnative, a maggiore ragione quando avranno come destinazione la Luna o Marte.

Il corpo umano si è evoluto al pari delle altre specie sul pianeta Terra, adattandosi alle condizioni ambientali e di gravità che lo caratterizzano. Le agenzie spaziali come la NASA, l’ESA fanno di tutto per garantire la salute degli astronauti nel corso delle missioni. Tuttavia, una volta rientrati, i membri dell’equipaggio mostrano spesso segni di sofferenza dell’organismo. Possono avere danni al sistema immunitario, alle ossa, all’apparato endocrino, alla muscolatura e agli organi interni. É difficile enumerare precisamente i problemi, anche perché gli effetti variano da persona a persona e inoltre influiscono altri fattori, tra cui la durata della spedizione. In ogni caso gli effetti non sono trascurabili.

I risultati dello studio citato evidenziano i benefici, da questo punto di vista, di una dieta spaziale a elevato valore nutrizionale. Determinati cibi, assunti durante la permanenza nello spazio e una corretta organizzazione della dieta possono colmare almeno in parte gli scompensi di cui l’organismo può soffrire. Al contempo, però, occorre tener conto dei problemi che portare il cibo nello spazio comporta, nonché delle rigide regole di preparazione, di conservazione e di consumo di ciascun alimento.

La dieta potenziata

Sedici persone tra il 2017 e il 2018, presso il Johnson Space Center della NASA, a Houston, hanno simulato quattro missioni spaziali da 45 giorni ciascuna all’interno del cosiddetto habitat HERA (Human Exploration Research Analog). Nella dieta di metà di loro sono state aumentate le porzioni settimanali di frutta, verdura, pesce e altri cibi ricchi di flavonoidi e acidi grassi omega-3, utilizzando gli stessi alimenti che lo Space Food System Laboratory di Houston fornisce abitualmente al personale della ISS. I cibi sono stati stivati a inizio della missione simulata, in base alle esigenze caloriche di ciascun partecipante e nel rispetto dei vincoli di carico e trasporto. Gli astronauti hanno tenuto un diario personale dove hanno annotato come si svolgeva la loro alimentazione quotidiana, rispettando anche il divieto di scambiare con altri il proprio cibo, per una valutazione nutrizionale più puntuale. Tutti i dati raccolti sono stati poi valutati ed elaborati dal laboratorio di biochimica nutrizionale della NASA, prendendo in considerazione, per la prima volta, gli effetti complessivi dell’alimentazione sull’organismo e non quelli dei singoli alimenti.

Vantaggi fisici e psicologici: i viaggi nello spazio diventano più sicuri

Per valutare parametri concreti e oggettivi sugli effetti di questa dieta, tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti ad analisi del sangue, della saliva, delle urine, delle feci (microbiota incluso) e anche a test cognitivi. I rilevamenti sono stati eseguiti prima e durante la missione simulata.

Le condizioni dei volontari coinvolti nello studio sono state quelle tipiche di una missione nello spazio: situazioni di isolamento, esercizi quotidiani obbligatori, svolgimento di programmi e compiti legati alla missione, privazione del sonno e ulteriori elementi che pongono gli esseri umani sotto stress fisico ed emotivo. I dati raccolti hanno dimostrato, come hanno spiegato gli autori, che un’alimentazione standard non è sufficiente a proteggere l’integrità fisica e mentale di chi deve sopportare un periodo in assenza di gravità.

Restano, infatti, ben pochi dubbi sul fatto che una dieta più ricca di antiossidanti permetta di avere valori più bassi di colesterolo, minore stress (ossia un livello di cortisolo ridotto) e migliori performance cognitive (accuratezza, precisione e velocità di ragionamento), oltre a un microbiota più sano. Per ora restano ignoti gli eventuali vantaggi a beneficio del sistema immunitario perché non si sono verificate le condizioni per testare questo aspetto, anche se tutti i dati a disposizione lasciano ipotizzare un beneficio anche da questo punto di vista.

Da sottolineare, comunque, che non sono stati necessari stravolgimenti alimentari, ma sono bastati alcuni aggiustamenti all’alimentazione convenzionale. E non è finita qui: quando i tempi nello spazio si allungano, anche l’aspetto psicologico diventa un fattore da considerare più attentamente. Sono perciò già in fase di organizzazione ulteriori indagini su una specifica dieta per migliorare l’umore dei futuri esploratori spaziali.

Gianluca Dotti
Giornalista scientifico freelance e divulgatore, si occupa di ricerca, salute e tecnologia. Classe 1988, dopo la laurea magistrale in Fisica della materia all’università di Modena e Reggio Emilia ottiene due master in comunicazione della scienza, alla Sissa di Trieste e a Ferrara. Libero professionista dal 2014 e giornalista pubblicista dal 2015, ha tra le collaborazioni Wired Italia, Radio24, StartupItalia, Festival della Comunicazione, Business Insider Italia, Forbes Italia, OggiScienza e Youris. Su Twitter è @undotti, su Instagram @dotti.it.
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