Da un’ampia revisione degli articoli scientifici sul tema, pubblicati dagli anni Ottanta a oggi, risulta che l’isolamento sociale e il senso di solitudine non fanno affatto bene alla salute e sono direttamente associati a un aumento della mortalità. Anche per cancro.
Stare troppo in solitudine e sentirsi isolati sono condizioni che accorciano la vita. È ciò che è emerso da una recente indagine svolta in Cina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Human Behaviour. La solitudine, intesa come avere poche relazioni e soffrirne, rappresenta una minaccia concreta per la salute umana.
Le parole della solitudine e dell’isolamento
Prima di entrare nel cuore dell’indagine è importante definire che cosa i ricercatori intendono quando parlano di isolamento sociale e di solitudine.
L’isolamento sociale è una condizione di oggettiva mancanza di relazioni di una persona che possiede una rete sociale molto limitata e per questo si ritrova del tutto sola o quasi.
La solitudine è invece una sensazione soggettiva di disagio e malessere, percepita quando vi è una discordanza tra la qualità dei propri rapporti sociali rispetto al tipo di relazioni che si desidererebbe avere. È il caso di chi, per esempio, è insoddisfatto a causa di legami non gratificanti, superficiali o deludenti.
Al cuore dell’indagine
Nell’analisi i ricercatori hanno preso in esame 90 studi, nell’insieme dei quali oltre 2.2 milioni di persone sono state seguite per periodi da sei mesi a 20 anni. L’arco di tempo andava dagli anni Ottanta a oggi e, dei 90 studi considerati, 29 sono stati condotti negli Stati Uniti, mentre 61 in altri Paesi tra cui Regno Unito, Giappone, Corea e Finlandia. L’età dei soggetti seguiti negli studi era dai 18 anni in su, con circa il 70 per cento dei partecipanti sopra i 50 anni.
Dalle ricerche è emerso che l’isolamento sociale e il senso di solitudine sono associati nella popolazione generale a un aumento del rischio di morte prematura per tutte le cause, tra cui le malattie cardiovascolari e il cancro. Le persone in condizione di isolamento sociale corrono un rischio relativo del 32 per cento maggiore di morte prematura rispetto a coloro che non hanno questo problema. Chi soffre di solitudine ha invece una probabilità relativa del 14 per cento superiore di morire precocemente rispetto a chi non ha questa percezione.
Gli effetti dell’isolamento e della solitudine risultano inoltre esacerbati per le persone che già convivono con malattie cardiovascolari e cancro. Per esempio, le persone con tumore al seno mostrano una mortalità specifica per cancro più elevata se vivono in condizioni di isolamento sociale, in parte perché ciò può comportare un accesso più limitato alle cure e un mancato sostegno informale da parte di familiari e amici.
Una “voce” attendibile
Non si tratta della prima analisi di questo tipo. Da diverso tempo gli scienziati stanno infatti provando a chiarire la relazione tra isolamento sociale e solitudine da un lato e vita in salute e mortalità dall’altro. Tuttavia molti dei risultati ottenuti finora erano poco coerenti o contradditori gli uni con gli altri, per cui il gruppo di ricerca cinese ha deciso di avviare un’analisi complessiva su tutti i risultati pubblicati. Lo scopo dell’indagine era anche mettere in luce il rapporto tra alcuni aspetti particolari della solitudine e la mortalità delle persone coinvolte.
Gli effetti sul corpo
Il senso di solitudine e di isolamento sociale agirebbero sulla salute attraverso diversi meccanismi. Da un lato possono causare sull’organismo effetti sovrapponibili a quelli di una forma di stress cronico. Periodi di stress prolungato sono associati a un’attivazione anomala del cosiddetto asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che media la risposta ormonale a questo tipo di pressione. Ne consegue un’alterazione del rilascio di ormoni, come il cortisolo, che a certi livelli possono influenzare diversi processi fisiologici del corpo, tra cui la regolazione del metabolismo, dei livelli di glucosio, dell’infiammazione, con effetti diretti anche sul sistema cardiovascolare, nervoso, immunitario e riproduttivo.
In secondo luogo, sia l’isolamento sociale sia il senso di solitudine possono essere associati a comportamenti e abitudini individuali, che possono inficiare in particolare i comportamenti alimentari e l’attività fisica, nonché stimolare l’adozione di abitudini non salutari come il fumo di sigaretta, il consumo di alcol e la scarsa adesione ai controlli e alle cure mediche. Possono inoltre avere un ruolo cruciale sulla salute mentale, contribuendo all’insorgenza di stati di ansia e depressione o alla compromissione delle capacità cognitive.
Oltre l’ostacolo
Per prevenire o superare i problemi connessi alla solitudine, gli autori suggeriscono alle persone che soffrono di queste condizioni di costruire in modo attivo nuove connessioni sociali e di cercare sostegno. Potrebbe essere d’aiuto adottare un punto di vista nuovo che consideri la cura della propria rete di relazioni al pari di tutte le altre attività salutari, come nutrirsi in maniera adeguata, fare esercizio fisico o aderire ai programmi di screening.
Aprendo lo sguardo alla collettività, studi come questo dovrebbero indurre i responsabili dei servizi sanitari a riflettere sulla necessità di elaborare specifici interventi di salute pubblica. Uno dei primi passi è promuovere l’informazione in proposito e diffondere la consapevolezza. Può inoltre essere importante sviluppare interventi basati su tecnologie innovative che mobilitino risorse da parte dei componenti della famiglia e dalle reti di comunità. I sistemi sanitari dovrebbero anche elaborare metodi mirati a identificare la solitudine e l’isolamento, con l’obiettivo di garantire la miglior assistenza possibile anche alle persone che ne soffrono.